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Una fogliata di libri

Autore: Roberto Persico
Testata: Il Foglio
Data: 15 marzo 2017

Innumerevoli sono i destini che si incrociano e si intrecciano, di notte, sotto il ponte di pietra che dalle straducole della Città vecchia conduce ai piedi della collina su cui svetta maestoso e minaccioso il castello. Il destino dell'imperatore Rodolfo, il principe alchimista, ossessionato dai fantasmi degli uomini che ha messo a morte e dai messi del demonio che minaccia di dare il potere imperiale "al sacrilego, al ghiottone, al fannullone", il fratello Mattia, se lui, Rodolfo, non rinuncerà "al santo battesimo, alla santa croce, alle messe e all'acqua benedetta"; e il destino della bellissima Esther, che dell'imperatore è amante ma è anche moglie di Mordechai l'ebreo, e il suo peccato attira sul suo popolo l'ira del Dio geloso, dolore e morte e tribolazione. Il destino di Heinrich Twaroch, condannato a morte per il furto di tre monete d'oro e ricomparso nei panni sontuosi di ambasciatore del re del Marocco, e quello del povero Berl Landfahrer, "perseguitato per tutta la vita dalla sfortuna", condannato a morte per aver acquistato da un soldato merce rubata, che grazie al denaro offerto dai suoi fratelli ebrei ha salva la testa, ma perde la ragione. Il destino di Giovanni Keplero, astronomo di corte, povero in canna per il cronico ritardo dei pagamenti del tesoro imperiale, svuotato quest'ultimo dalle folli spese del sovrano per accrescere le sue mille collezioni, e quello del brillante giovane ufficiale Albert Wallenstein, cui l'oroscopo di Keplero predice l'imprevisto che gli cambierà la vita. Il destino di Jacobus van Delle l'alchimista, che aveva scommesso la testa che il giorno di san Venceslao avrebbe messo sotto gli occhi di Sua maestà un lingotto d'oro del peso di dodici libbre, e il destino di Mordechai l'ebreo. Si incrociano e si intrecciano destini di personaggi storici e di figure di fantasia, di notte, tra il ponte di pietra e i tortuosi vicoli angusti del ghetto di Praga. Leo Perutz rievoca suggestivamente il clima della Praga rudolfina, intriso di mistero e di magia, di cabalisti che meditano su antiche scritture e di ciarlatani che raggirano la credulità dell'imperatore, di spettri che danzano di notte nel vecchio cimitero e di burloni che dalla sinagoga vecchio-nuova terrorizzano i passanti annunciando i nomi dei morti dell'anno a venire. E poco a poco, tra le lapidi sghembe del vecchio cimitero e le case sbilenche del ghetto, emergono sempre più netti i tratti del vero, grande protagonista dell'opera: "Il popolo ebraico, perseguitato e schernito per secoli", riflesso nell'immagine dell'Ecce homo evocata dal sommo Rabbi Low: "No, non andare nel ghetto, lo cercheresti inutilmente. Gli anni, il vento, il tempo lo hanno distrutto e non ne sono rimaste tracce. Ma va' per le strade, dove vuoi, e quando vedi un vecchio venditore ambulante ebreo che trascina il suo fardello di casa in casa mentre i ragazzi di strada gli corrono dietro gridando: 'Ebreo! Ebreo!' e gli buttano addosso pietre ed egli si ferma e li guarda con uno sguardo che non è suo, che proviene dai suoi avi e antenati che, come lui, hanno portato la corona di spine del disprezzo e hanno sopportato i colpi di frusta della persecuzione - se vedi questo sguardo, allora, forse, avrai visto qualcosa, poco, pochissimo, dell'Ecce homo del sommo Rabbi Low".