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Bellissimo - Massimo Cuomo

Testata: La lettrice rampante
Data: 11 aprile 2017
URL: http://lalettricerampante.blogspot.it/2017/04/bellissimo-massimo-cuomo.html

Allora Santiago prende coraggio, si avvicina finalmente alla madre. Al fratello. Arriva sul bordo del letto incollando passi brevi, appoggia le mani sul lenzuolo, annusa l'odore della pelle di Miguel che, gli sembra, profuma di biscotti. «Che ne pensi?» gli chiede la donna sottovoce. Santiago ha pensieri raggomitolati che non sa sbrogliare. «Che è bellissimo» ripete in automatico. Maria Serrano lo fissa da vicino e arriva lontano dentro di lui. «Lo sei anche tu» gli dice, piano, in un orecchio.

Quando un romanzo che ho letto mi è piaciuto molto, tendo a trasformarmi in una specie di fanatica. Ne parlo con tutti, lo consiglio, lo presto, lo regalo, mi arrabbio se qualcuno mi dice che invece no, non gli è piaciuto, e approfitto di ogni occasione, anche a distanza di tempo, per citarlo di nuovo. Questo fenomeno si amplifica ulteriormente se il libro in questione ha assunto un significato ancor più profondo nella mia vita, influenzando non solo la lettrice ma anche la persona.

Un esempio di tutto questo è Piccola osteria senza parole di Massimo Cuomo. L’ho comprato, attirata dalla bellissima copertina. L’ho letto e me ne sono innamorata. L’ho prestato, consigliato e, una volta, anche regalato. A una persona speciale, che stava entrando a far parte della mia vita per stravolgermela completamente. Non dico che sia merito del libro, però un pochino forse anche sì.
Solitamente, dopo tutto questo percorso da fanatica, succede che di quell'autore esce un nuovo romanzo. Che ti attira, perché se è come l’altro sarà un grande libro, e al tempo stesso un po’ ti spaventa, perché se non è come l’altro che succede?

È con questo stato d’animo contradditorio che mi sono approcciata a Bellissimo, il nuovo romanzo di Massimo Cuomo uscito il 6 aprile per edizioni e/o. Curiosità e paura. Voglia incredibile di leggerlo, ma anche ansia da “oddio, e se poi non mi piace?”.
Ansia che già con la copertina, un’illustrazione di Alessandro Gottardo, un po’ si è dissipata. Per poi sparire completamente durante la lettura.

Bellissimo è ambiento a Mérida, un paesino del Messico, e racconta la storia di due fratelli, Santiago e Miguel. Quest’ultimo, fin dal momento in cui è nato, è bellissimo. Di una bellezza quasi divina, che fa impallidire chiunque lo circondi e che, soprattutto, genera una sorta di culto in tutta la città, alimentata dal padre, Vicente Moya. Santiago, il fratello maggiore che bellissimo invece non è, subisce fin dal suo arrivo la bellezza del fratello e le attenzioni che tutti sempre gli rivolgono, generando una contrapposizione evidente e, soprattutto, un rapporto di odio e amore che sembra destinato a durare tutta la vita, o almeno finché entrambi, da adulti, non riusciranno a trovare la loro strada.

Si chiede Santiago in quei momenti se è lui che non ha avuto il coraggio sufficiente per pretendere concessioni che pensava impensabili. Se gli sia mancato, in particolare, il coraggio di immaginarsi a salire sul primo autobus per andare a vedere cosa accade là fuori. Si risponde allo stesso modo ogni volta: che magari è proprio l'amore che gli è mancato più di tutto e che dunque, forse, l'amore esiste ed è la forza con cui fare cose straordinarie in modo semplice.

Bellissimo è un libro bellissimo, se mi passate questo gioco di parole forse un po’ banale (e anche rischioso, se il romanzo bellissimo non fosse stato). È bellissima la descrizione del rapporto tra Santiago e Miguel, due fratelli che sembrano una dicotomia, per aspetto fisico, carattere e voglia di vivere, ma che in realtà, con le loro differenze, si completano a vicenda, e non possono vivere l’uno senza l’altro.
E Massimo Cuomo è stato bravo a cambiare drasticamente ambientazione, a spostarsi dalla profonda provincia veneta al Messico, riuscendo a rimanere perfettamente credibile, al punto che se leggeste il libro senza sapere chi sia l’autore, non pensereste che in realtà sia italiano. C’è il realismo magico tipico del romanzo sudamericano di un tempo, ci sono i personaggi un po’ bislacchi (Hermenegildo Serrano con il suo mangianastri e la sua passione per Jarabe Tapatío è il mio preferito in assoluto) e quelle situazioni surreali che in un romanzo ambientato in Sud America diventano credibili e magiche e, appunto, bellissime.

«E adesso?» dice Soledad Sanchez aggiustandosi gli occhiali sul naso:Santiago ha il coraggio irrazionale degli innamorati. «Si potrebbe ballare» dice piuttosto serio.Soledad Sanchez lo fissa stupita. «Tu sai ballare?» chiede poi. «No, ma che ci vuole?». «E la musica?» insiste Soledad. Santiago sorride, porta le mani dietro la schiena nella tipica postura della danza di corteggiamento che ha visto ballare nelle sagre. E poi intona il ritmo della canzone che nonno Hermenegildo gli ha fatto ascoltare nelle notti d’infanzia per farlo addormentare, ogni minuto di ogni ora di ogni giorno, incidendogli quel ritmo nella testa. Però è dal cuore, dal sangue, che sale l’impulso che sposta le gambe, coordina i movimenti di Santiago con la grazia di chi la musica ce l’aveva dentro e non lo sapeva.

Ci sono passione e amore, in questo libro. Amore fraterno e amore materno. Amore per la lettura, amore per l’amore e amore per la vita, oltre a quello per la scrittura che traspare dallo stile di Massimo Cuomo.

Ammetto di essermi commossa più volte. Di essermi ritrovata in molti passaggi, in molte parole, in molti pensieri. Al punto (attenzione, ecco di nuovo il fanatismo per l’autore) da chiedermi come sia possibile che uno scrittore che non mi conosce e che io non conosco riesca a parlare così tanto di me e a farmi emozionare così tanto. Succede solo con un libro bello, in effetti. Anzi, Bellissimo.