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«Non lasciare la mia mano» di Michel Bussi

Autore: Elisabetta Bolondi
Testata: Sololibri
Data: 12 maggio 2017
URL: http://www.sololibri.net/Non-lasciare-la-mia-mano-Bussi.html

Michel Bussi, il giallista francese che cerca di raggiungere il successo di pubblico che per lungo tempo è appartenuto a Georges Simenon, dopo aver pubblicato il pluripremiato “Ninfee nere”, romanzo fascinoso pieno della pittura di Monet, ora ci presenta, “Non lasciare la mia mano”, una storia ricca di colpi di scena ambientata nel Dipartimento d’Oltremare che la Francia ancora possiede in mezzo all’oceano Indiano, l’Isola della Réunion, di cui ci viene fornita una mappa dettagliata ed un esergo,

“È pericoloso far risorgere il passato” due elementi che sintetizzano a meraviglia la trama che lo scrittore ha inventato per questo giallo mozzafiato, soprattutto nell’epico, lungo finale.

La storia comincia il 29 maggio 2013, venerdì prima di Pasqua, in un lussuoso albergo di Saint-Gilles Les-Bains, l’Almanda, di cui sono ospiti vari turisti francesi: la coppia Martial e Liane Bellion, la loro bambina bionda di circa sei anni, Sofa, l’avvocato Jacques Jourdain e sua moglie Margaux; alle quattro del pomeriggio Martial prega gli amici di dare un’occhiata alla bambina che gioca in piscina, mentre lui andrà in camera a vedere come mai Liane, che era salita in camera un’ora prima, ancora non ridiscende. L’uomo bussa alla camera 38, la moglie non risponde, un inserviente gli apre la stanza, che è vuota, a soqquadro, con macchie di sangue ovunque; Martial si rivolge ai gendarmi, a capo dei quali c’è Aja Purvi, una giovane donna creola, nativa dell’isola ma molto ambiziosa, data la competenza maturata nei suoi seri studi di giurisprudenza in Francia; collabora con lei il grosso e simpatico Christos, non giovanissimo, innamorato di una donna di colore, la grassa e burrosa Imelda, mamma di cinque discoli monelli. La storia presto si ingarbuglia e, dopo l’assassinio sulla spiaggia di un innocente vecchio nativo, si scopre che Martial Bellion è scomparso, portandosi dietro la figlia, su una macchina a noleggio: l’isola vulcanica non è troppo estesa, e la polizia organizza, con grande dispendio di mezzi, una serrata caccia all’uomo che, però, riesce ad eludere le maglie degli inseguitori seminando però cadaveri al suo passaggio.

“Non lasciare la mia mano” va letto, perché la suspense è veramente efficace; nulla di quello che sembra è la realtà, colpe del passato che riaffiorano, personaggi minori che diventano protagonisti e, soprattutto, una location assolutamente originale, descritta con una perizia da entomologo di elencare pietre, alberi, fiori, venti, nebbie, onde, che rendono il racconto coinvolgente e pieno di sorprese mai scontate. Un’isola senza razzismo, ci dice Michel Bussi, dove convivono pacificamente sin dal ‘600 bianchi e neri, cristiani, ebrei e musulmani, dove la moschea sorge non lontano da una statua della Vergine con un insolito ombrellino che la difende dal calore assurdo del vulcano. Proverbi e superstizioni, preghiere e cibi esotici, contaminazioni linguistiche ed etniche, meticciato, la Francia lontana ma sempre presente, i turisti ignari di quello che si agita sotto l’apparente tranquillità dell’isola delle vacanze dei francesi, giunti in mezzo all’oceano a novemila chilometri dalla madrepatria, per godersi sole, sport, rum, curry… coinvolti invece in una storia feroce, che rimanda ad un’altra storia dimenticata, anche se non da tutti i protagonisti. Grande successo per questo romanzo ben costruito, ben scritto, con personaggi a tutto tondo molto efficaci: penso soprattutto alla nera Imelda, una Miss Marple isolana, curiosa ed intelligente, una vera detective, madre di tanti figli di padri diversi e sconosciuti, una sorta di madre natura contrapposta alle giovani donne che si vendono ai turisti per finire poi spesso in modo tragico. Giallo sì, ma anche notazioni sociologiche di grande interesse in questo romanzo di Michel Bussi, consigliato!