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Massimo Cuomo | Bellissimo

Testata: Il giro del mondo attraverso i libri
Data: 5 giugno 2017
URL: https://girodelmondoattraversoilibri.wordpress.com/2017/06/05/massimo-cuomo-bellissimo/

Nel 1976 a Mérida, in Messico, nella famiglia Moya nasce un bambino bellissimo. La nascita di Miguel, questo è il nome del fortunato nascituro, interessa da subito tutta la popolazione del paese perché il piccolo Moya è così perfetto, così bello da conquistare chiunque lo guardi per la prima volta.

È impossibile non amare Miguel: i suoi sorrisini ammaliano le infermiere, che non perdono occasione di prenderlo in braccio e coccolarlo; la sua perfezione rende la famiglia entusiasta, mentre le amiche della mamma la invidiano perché ha un bambino così bello. Persino Santiago, il fratello maggiore di cinque anni, resta colpito dalla piccola creatura bellissima, ma sente anche che il suo arrivo cambierà qualcosa per sempre. Per tutti.

L’aura che Miguel esercita sulla famiglia Moya e sugli abitanti di Mérida si accentua quando, ancora piccolissimo, contrae la difterite e per miracolo ne guarisce. Miguel diventa “il bambino divino“, e mentre la sua bellezza si manifesta giorno dopo giorno, Santiago si sente sempre più messo da parte. Per tutta la loro vita insieme, Santiago e Miguel gestiranno con alti e bassi, amore e odio, gelosie e momenti di comprensione, il rapporto di fratellanza. Perché fratelli, bene o male, lo saranno per sempre.

Insomma, un santo, questo è diventato il piccolo Miguel. E questo pensa Maria Serrano mentre Vicente Moya la afferra senza riguardo, la trascina con sé sul tappeto, nella processione, in mezzo alla gente che grida, incontro alla festa che comincia. “E adesso?” le viene da dire guardando il marito, che non la sente nemmeno, per chiedere cosa sarà della serata, e cosa della loro vita [Massimo Cuomo, Bellissimo]

Ho acquistato “Bellissimo” di Massimo Cuomo (edizioni e/o, 264 pagine, 17 €) al Salone del libro di Torino e ho iniziato a leggerlo con le aspettative altissime. Dello stesso autore ho letto “Piccola osteria senza parole“, un romanzo che mi aveva conquistata e ha conquistato anche diversi amici ai quali l’ho prestato; “Bellissimo”, però, è molto diverso da “Piccola osteria senza parole” e non solo per i contenuti, ma soprattutto per lo stile dell’Autore.

“Piccola osteria senza parole” è un romanzo scritto in modo semplice e scorrevole, molto ironico spesso, con parole in dialetto veneto e personaggi davvero surreali e divertenti; “Bellissimo”, invece, ha uno stile molto più complesso, ricco di frasi articolate con parecchi incisi e parole decisamente ricercate; in “Bellissimo” si legge chiaramente la capacità di Massimo Cuomo di rimettersi in gioco, di non fossilizzare il proprio modo di scrivere, di non restare lo scrittore statico che non cambia perché ha riscosso successo con i romanzi precedenti. E per cambiare radicalmente stile narrativo servono una buona dose di bravura e molto, molto coraggio.

Massimo Cuomo ha saputo rischiare, cambiando stile e il risultato è notevole: le suggestioni, le descrizioni dei luoghi – la luce del Messico, il calore della gente, i profumi e i sapori – e i sentimenti dei personaggi principali sono delinati con una precisione tale per cui chi legge ha la sensazione di essere trasportato nel tempo e nello spazio.

La mattina di San Cristóbal ha i rumori del mercato, il profumo nell’aria fresca di pannocchie arrostite e carne soffritta in sughi piccanti. Miguel muove a piedi verso il centro del paese, lungo vie di ciottoli diritte che salgono e scendono in dolci declivi, abbandonandosi al languore che sente attorno e dentro di sé, per vie bordate di muri dipinti, fermandosi ad assaggiare qualsiasi cosa se un colore oppure un odore lo attraggono, in posadas dai tetti rossi animati di chiacchiere e musica, fra venditori ambulanti di peperoncini, papaya, fagioli secchie farina [Massimo Cuomo, Bellissimo]

Il contenuto del romanzo è semplice: “Bellissimo” indaga il rapporto tra Santiago e Miguel, illuminando una volta l’uno e una volta l’altro. Santiago è il fratello maggiore, forse mai notato del tutto neppure prima della nascita del fratellino; Santiago è silenzioso, riflessivo, vive quasi come in punta di piedi. Miguel è il bambino bellissimo, capace di ammaliare chiunque, che scopre molto presto le gioie (e i dolori) dell’amore. Ma Miguel scopre anche che la bellezza può essere una benedizione ma, se usata scorrettamente, allo stesso tempo può essere una maledizione.

Una benedizione: ottenere un lavoro, avere moltissime fidanzate, portare nel proprio cortile decine di donne e fare in modo che il padre ci guadagni su. Una maledizione: può renderlo antipatico, può allontanarlo dal fratello Santiago, può generare molti attriti e avere pochi amici.

Eppure, Santiago e Miguel saranno fratelli per sempre, si vorranno bene, nonostante le difficoltà, le invidie e le comprensioni; si aiuteranno, litigheranno, si allontaneranno, ritorneranno insieme e si cercheranno per tutta la vita. E nel finale, bellissimo e colmo di speranza, questo loro amore fraterno maturato con il tempo esploderà e fiorirà come un fiore cempasúcil.

Allora Santiago lo guarda negli occhi e capisce il senso della lettera che ha scritto, delle parole che ha scelto, della terra che dissoda, di questa casa sospesa nel niente di Topolobampo, lontana dall’unico posto dove dovrebbe essere, dove suo figlio dovrebbe nascere. E capisce che anche questo è amore. L’atto d’amore di Miguel per lui, per difenderlo da se stesso, per proteggerlo dal male che gli ha fatto, che potrebbe fargli ancora. Ma adesso, finalmente, Santiago non ha più paura [Massimo Cuomo, Bellissimo]