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Anteprima: “La figlia maschio” di Patrizia Rinaldi, quattro voci per un’unica storia

Autore: Giulia Siena
Testata: Chronica Libri
Data: 23 agosto 2017
URL: http://www.chronicalibri.it/2017/08/la-figlia-maschio-di-patrizia-rinaldi_/

PARMA – Una voce narrate, quattro punti di vista; quattro narratori che si rivolgono al lettore. Marino, Felicita, Sergio e Na salgono, uno per volta, su un ipotetico banco degli imputati e ognuno racconta la propria vicenda che tesse un’unica storia. Parlano a noi; dissertano di quel viaggio in Cina, si legano ai ricordi, agli sguardi, alle incomprensioni; si raccontano e si giustificano. Ognuno parla per la propria salvezza e la rivalsa sull’altro dimostra la propria parziale sconfitta. O vittoria.

Patrizia Rinaldi con La figlia maschio (pubblicato da Edizioni e/o e in libreria dal 24 agosto) torna a intrecciare sapientemente vite e sentimenti, voci e personalità in un romanzo accattivante e dalla trama mai scontata.

Anna invita Felicita a partire per la Cina; Marino le deve quel viaggio, lei sopporta ogni giorno quel matrimonio mal contratto, quella felicità che non le è mai arrivata. Marino non vuole partire, ha i suoi loschi affari nella Capitale; e poi le vacanze sono fatte per riposare, non per fingere amicizia con quello smidollato di Sergio anche in Oriente. Marino accetta, ma a delle condizioni. Quella terra lontana è sorpresa per tutti: luogo in cui emergono gli attriti delle due coppie, il disinteresse, il cinismo, la solitudine e il bisogno di rivalsa. In Cina si riaprono le ferite, si formano nuove lacerazioni. Na, la figlia maschio, quella che sopravvive, è in un campo quando viene raggiunta dai due stranieri. Un uomo, Marino, le arriva alle spalle, la getta a terra, si stende su di lei. La bellezza della ragazza lo incita, lo blocca, lo sconvolge, lo ricatta. Sergio è inerme; è dalla parte sbagliata, è dalla parte del carnefice. Na diventa merce; Felicita e Anna le donne da zittire, da cancellare, da nascondere in quel convulso gioco di ruoli, di vittima e carnefice, di preda e cacciatore. Na, colei che nasconde antichi rifiuti, è ossessione e trofeo, simbolo di una carità che andrà portata a termine. Da questo momento non ci saranno più copioni da seguire, ognuno verrà a suo modo tradito e tutto sarà rimesso in gioco. “Le identità negate tornavano con spinte di marea” – scrive Patrizia Rinaldi – ed è così che la storia si dipana tra il ricordo dei campi, l’appartamento romano, la casa che guarda alla valle dell’Aniene, il sottoscala di periferia e i limiti dei quattro protagonisti. La bellezza è lama tagliente che accompagna il ricatto; il ricordo è dolore; le violenze sono cicatrici che rimangono e che dettano una silente vendetta.

La figlia maschio procede veloce perché le voci si intersecano e urlano dolori sopiti e frustrazioni lontane.