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Tra bimbi e ospedali, in Italia «L'età d'oro»

Autore: Luca Rossi
Testata: Libero
Data: 20 settembre 2017

L'età d'oro (edizioni e/o, 240 pagine, 16,50 euro) di Jean London è un libro semplice e delicato, con un'ambientazione molto affascinante che ha giustamente fatto incetta di premi. Protagonista è un bambino diverso: il piccolo Frank Gold ha 12 anni, è una piccola peste colpito da poliomelite.

Lui e la sua curiosità infinita vengono trasferiti all'ospedale pediatrico L'età dell'oro e ne approfitta per allontanarsi da tutto. Frank non è un ragazzo comune e lo sa e non solo perché le sue gambe non sono come quelle dei bambini normali. Così lega con Sullivan, il poeta della corsia. La sua opera è delicata come la neve. Come fa un australiano a scrivere della neve? Sullivan è uno dei «condannati: racchiuso in un polmone di ferro», spiega che sta scrivendo una poesia guardando il soffitto. Tra Sullivan Frank nasce l’«amicizia di opportunità», che è uno dei motori del terzo romanzo di Joan London, il primo tradotto in Italia. London si preoccupa di emozioni sottovalutate, piccole come i suoi protagonisti, con uno stile alla Alice Munro, ma caldo e avvolgente, oltre che preciso e scorrevole.

Ogni personaggio ha i suoi sogni personali, le sue paure ei suoi rimpianti. Soprattutto c'è la memoria, la memoria che accompagna Frank Gold. Sono i fantasmi del vecchio continente che sbarcano nel mondo nuovo: gli spettri della guerra, l'epidemia di Polio, che non riescono a oscurare la luminosità dei primi Anni 50, raccontato attraverso le parole del piccolo sopravvissuto che usa l'immaginazione come arma. Così anche una sigaretta rubata da una borsetta ha un potere grandissimo: serve a non essere più un ragazzino, a cancellare l'odore d'infanzia, d'ospedale. La stessa infanzia che viene spinta un po' più in là dalla storia d'amore con Elsa, australiana colpita dalla polio come Frank. La guerra dei piccoli protagonisti di Jean London è la stessa che in Europa si combatte contro i fantasmi della guerra. «Gli uccelli minuscoli si curvano come una fila di nodi lungo le linee elettriche» è un verso rubato al sonno, osservato dal letto attraverso la finestra, un riflesso del mondo esterno che non può toccare, ma che è lì, appena oltre le mura. Poi c’èì il padre di Elsa che racconta la moglie come « troppo spesso una sorta di animale, mentre Elsa, sveglia e riservata, «è quel figlio che non ho mai avuto». Perché Elsa è come questo mondo nuovo che vive al di fuori delle finestre. Da qui l'estrema modernità del mondo Anni 50 di London: invece di un passato condiviso, secolarizzato, i pazienti dell'L'età d'oro, creano un presente comune. Questa è la trama di questo racconto a più voci dove la storia di Frank ed Elsa è l'assolo di voci bianche. Perché «l'amore è come la Polio. Anni dopo, quando pensi di essere guarito, ritorna».