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La scelta del buio, di Piergiorgio Pulixi

Autore: Francesca Schipa
Testata: Diletti e riletti
Data: 26 settembre 2017
URL: https://dilettieriletti.wordpress.com/2017/09/26/la-scelta-del-buio-di-piergiorgio-pulixi/

Si può scivolare nel buio per viverci dentro, affondare nel fango in maniera lenta e consapevole, scavarsi una tana calda. Si può scegliere di vivere ai margini, talora costretti dalla vita, dalle occasioni mancate. Si può precipitare nel buio, vittime quasi senza nome, senza aver colpa che quella di aver sbagliato strada, ed essere dimenticati, perché nessuno ci conosce. Si può finire -per colpa o per sfortuna- in una dimensione altra, in un mondo parallelo e oscuro, che non conosce salvezza, uscita, luce.

Ma si può anche decidere di entrare nel buio come un sommozzatore per tirar fuori una verità, spesso scomoda, verità fatta di una piccola luce, ma coperta di falsità e omissioni. Questa scelta non è senza pericoli e senza costi per chi si addentra nell’oscurità, perché

…è un lavoro pericoloso. Perché avere a che fare con il male ti cambia. Anche soltanto guardarlo appanna le tue verità, confonde le tue certezze sulla vita come sulla morte. Ti fa capire che nessuno è al sicuro dalla violenza e dai demoni che ha dentro.

È questo il rischio che corre Vito Strega, lo scomodo e vituperato commissario -sempre pronto a fare di testa sua, sempre disposto a rimetterci di tasca propria: quando gli affidano quasi controvoglia (dopo averlo tenuto mesi a compilare scartoffie) il caso di un collega morto, non riesce a fermarsi davanti alla verità che tutti vorrebbero imporgli. Suicidio? No, non può crederci. Il naso, l’intuito, l’esperienza, tutto sembra dirgli che la storia ha un risvolto diverso, e per scoprirlo dovrà tuffarsi nel mondo altro, dove vivono e prosperano mostri spietati.

Ritrovare Vito Strega, già protagonista de Il canto degli Innocenti, è anche ritrovare uno stile, quello di Piergiorgio Pulixi: la prosa incalzante ma mai eccessivamente scarna, è un gorgo che attira lentamente ma con spinta decisa, inesorabile, verso il finale. Smettere di leggere è difficile (e ben lo sa il mio sonno mancante), il fiato resta sospeso, il pensiero impigliato nell’attesa di una soluzione che, arrivando, porta però con sé un sapore amaro, difficile da ingoiare.

Spero che Piergiorgio mi permetta -da lettrice più che fedele- di dirgli che la sua narrazione, affinandosi col tempo e l’esperienza, gli ha concesso con questa sua ultima (ma solo cronologicamente) opera di raggiungere l’equilibrio perfettamente noir tra il detto e il non detto, tra quanto lo scrittore svela e quanto (di molto peggiore) spetta al lettore immaginare.

Grazie all’indagine poliziesca e all’abilità narrativa, la verità viene sì estratta dal buio, ma talvolta si vorrebbe esser ciechi pur di non vedere una così terribile luce.