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Ferrante mania, cosa vedere nella Napoli dell’«Amica geniale»

Autore: Francesco Prisco
Testata: Il Sole 24 Ore
Data: 2 ottobre 2017

Cari amici de L’amica geniale, il «giorno x» è oggi: dal 2 al 4 ottobre, nei cinema italiani, sarà proiettato Ferrante Fever, il documentario di Giacomo Durzi dedicato al fenomeno Elena Ferrante, pseudonimo dietro al quale si nascondono forse la traduttrice napoletana Anita Raja, forse suo marito, lo scrittore Domenico Starnone, forse entrambi. Caso letterario internazionale capace di appassionare tutti, Hillary Clinton compresa, e al contempo figura mitologica inserita dalla rivista Times nella lista delle cento personalità più influenti del mondo. Oltre che soggetto di una fiction televisiva di prossima uscita per la quale la Rai ha trovato un partner del peso di Hbo.

Che piacciano o meno, i romanzi del ciclo de L’amica geniale hanno fatto rinascere l’appeal turistico di Napoli, la città che fa loro da sfondo. Prima percepita soprattutto come meta di weekend nel periodo di Natale (vedi alla voce distretto presepistico di San Gregorio Armeno) o a primavera (vedi alla voce «Maggio dei Monumenti»), oggi - finalmente - destinazione destagionalizzata. Ma un fan di Elena e Lila, le protagoniste del celeberrimo romanzo della Ferrante, cosa può vedere in città? Le location possibili sono innumerevoli, qui di seguito proveremo a offrirvi una guida minima.

C’era una volta il Rione Luzzatti

Il tour «ferrantiano» della metropoli partenopea non può non partire dal Rione Luzzatti, un accrocchio di case del secondo dopoguerra posizionate in zona Gianturco, in una periferia Est all’epoca ancora terra di campagna e, per questo, denominata «due stagni». Non è esattamente una località turistica il quartiere popolare cui sono dedicate diverse pagine de L’amica geniale, con la parrocchia della Sacra Famiglia al centro della scena.

Spostandosi verso il centro di Napoli è obbligatorio passare per Corso Umberto I, la grande arteria stradale denominata «Rettifilo» dai napoletani: è qui che Lila comprerà il suo abito da sposa. Ma non puoi dire di essere stato a Napoli se non ne hai visto «il ventre» (Matilde Serao lo chiamava così). E allora occorre deviare per Port’Alba, dove le bancarelle dei librai - di cui Elena è assidua frequentatrice - sembrano resistere a tutte le epoche.

Il Gambrinus e lo shopping a via Chiaia

Elena lavora a piazza Municipio, cuore politico (c’è Palazzo San Giacomo, sede del comune) e storico (vedi alla voce Maschio Angioino) della città. Da qui, lasciandosi a sinistra la Biblioteca Nazionale e il Teatro San Carlo, si arriva a piazza Trieste e Trento, dove sorge in tutta la sua gloria il Gran Caffé Gambrinus, tempio Liberty di grandi suggestioni letterarie. Per capirci: Oscar Wilde, nei suoi tormentati soggiorni napoletani, era cliente affezionato, come la fu Gabriele D’Annunzio. La Ferrante gli rende omaggio in Storia della bambina perduta, mettendoci dentro Elena con le sue figlie. Dopo un espresso ci sarà tempo e voglia per una passeggiata a via Chiaia, dove le due amiche ammirano le signore della ricca borghesia cittadina alle prese con lo shopping.

La cartolina di Napoli

Siamo nella parte aristocratica della città. Vicini a piazza dei Martiri, dove Stefano e Lila hanno il loro negozio di scarpe. Ma anche al Lungomare Caracciolo, luogo d’ispirazione di innumerevoli canzoni napoletane classiche, posto che il papà di Elena sceglie per mostrarle il Vesuvio che domina le onde. Poi c’è il Sea Garden, dove la bambina va al mare con i figli della cartolaia e finisce per incontrare Lila, l’amicizia che le cambierà la vita. E così si arriva a Posillipo, la collina verde delle ville, luogo ideale per abbracciare la città e il golfo in uno sguardo solo. Da queste parti sorge il locale (immaginario) in cui si celebrano le nozze tra Stefano e Lila. Da quassù la cartolina di Napoli è sempre stata perfetta. Prima e dopo il fantasma di Elena Ferrante.