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Il nuovo thriller di Carlotto: donne, sangue e denaro nel nordest

Autore: Enzo Verrengia
Testata: Globalist
Data: 15 novembre 2017
URL: http://www.globalist.it/letture/articolo/2014874/il-nuovo-thriller-di-carlotto-donne-sangue-e-denaro-nel-nordest.html

«Gli sbirri hanno la presunzione di essere bravi come i malavitosi più navigati quando si mettono in testa di agire illegalmente». Lo dice, o meglio lo scrive, Marco Buratti, alias l’Alligatore, protagonista di culto di Massimo Carlotto che torna in Blues per cuori fuorilegge e vecchie puttane. Si riferisce alla sua nemesi, la dottoressa Angela Marino, funzionaria del Ministero dell’Interno, il che implica e si riassume in una parola soltanto: servizi. Come sempre, l’Alligatore è invischiato nelle ragnatele occulte dei poteri forti dello Stato. La suddetta Marino vuole utilizzarlo insieme ai compari Max la Memoria e Beniamino Rossini per venire a capo dell’intrigo.

C’è innanzi tutto uno scenario svizzero, molto provvisorio, certamente, ma suggestivo per un incipit come quelli di Carlotto. L’Alligatore & soci si trovano a Berna per dare la caccia al fantomatico Giorgio Pellegrini, sul quale ricadono colpe inenarrabili assieme a contatti criminali che fanno gola alla dottoressa Marino. Il tizio però sembra dissolto nel nulla. Al suo posto, nella villa periferica di Berna segnalata quale domicilio del ricercato, la congrega dell’Alligatore rinviene il cadavere di Lotte Schlegel, proprietaria dell’abitazione che ha avuto il torto di accompagnarsi al demoniaco Pellegrini. Si torna a Padova, la città di Carlotto e della sua serie, dove c’è da rendere conto del fiasco svizzero. Qui l’Alligatore viene intercettato dal malmesso ispettore Giulio Campagna, tirapiedi recalcitrante della dottoressa Marino e neppure bendisposto verso il terzetto di segugi con cui deve confrontarsi. La funzionaria dei servizi ha pronti tre chili di eroina da utilizzare per compromettere l’Alligatore e gli altri due se non eseguiranno quanto lei pretende da loro. Cosa? Indagare su un doppio omicidio, quello di Martina, la moglie di Pellegrini, e di Gemma, l’amante della donna. Le due sono state oscenamente seviziate e sgozzate nella cantina del ristorante Nena, affidato in gestione da Pellegrini alla sua consorte.

L’assassina sembrerebbe essere una terza donna, Paz Anaya Vega, nativa di Tenerife, figlia di un narcotrafficante madrileno e poi compagna di Tobias Slzak, già mercenario al soldo dei croati nelle guerre balcaniche di fine anni Novanta e in seguito imprenditore in proprio dello spaccio. Per buona misura, la dottoressa Marino ha dispensato l’ispettore Campagna dai normali compiti di polizia per distaccarlo presso la “cellula investigativa” irregolare composta dall’Alligatore e dai suoi.

Fin qui le premesse di un meccanismo thriller che suscita aspettative granguignolesche. Carlotto non fa mancare suggestioni, soprattutto musicali, e il blues non lo si avverte unicamente nel titolo. Si ha l’impressione di ascoltarlo, lettura facendo, nelle citazioni esplicite di interpreti e brani, elencati in appendice. A ciò si unisce lo stile mutuato dall’hard boiled, come se la scuola dei duri, di Hammett, Chandler, Macdonald e gli altri, si fosse trasferita nello spazio e nel tempo dal sole tiepido della California a quello gelido del nordest italiano.