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La figlia maschio, Patrizia Rinaldi

Testata: Zebuk
Data: 1 dicembre 2017
URL: http://zebuk.it/2017/12/la-figlia-maschio-patrizia-rinaldi/

Avevo già conosciuto la scrittura di Patrizia Rinaldi con Ma già prima di giugno, con La compagnia dei soli e con il suo racconto contenuto nell’antologia sulle periferie Centrifuga. Ce l’aveva anche presentata e raccontata Luana Troncanetti con una delle sue interviste.

Qui ho trovato una scrittura ancora più potente e profonda, cruda e pressante. Na – la donna cinese protagonista del libro – è raccontata da 4 diversi punti di vista, da 4 diverse persone, lei stessa compresa. L’intreccio è fitto, i sentimenti si sentono forti forti, a tratti opprimono. E fitti e intricati sono anche i temi che vengono affrontati dalla storia: dall’identità al senso di appartenenza, alla violenza sulle donne, allo sfruttamento e alla mercificazione del corpo, all’incesto… E così via in un gorgo che sprofonda sempre più nelle vicende e nei meccanismi di un’umanità che sembra aver perso ogni valore.

Pagina dopo pagina, l’effetto era quello di gridare: scappa! corri via! basta! E così probabilmente si devono essere sentiti tutti i protagonisti. Già, perché una storia di violenza non ha sempre solo una faccia, purtroppo: da una parte c’è la vittima, dall’altra il carnefice ma a ben vedere spesso il carnefice è stato vittima a sua volta.

Na, ragazza senza identità grazie a causa alla politica del figlio unico adottata in Cina, non ha nome: di fatto non esiste. Ma riesce a guadagnarsi una posizione e un’identità, altroché, grazie a quella forza d’animo che l’ha fatta sopravvivere ad una vita fatta di incesti e violenza, senza altro amore di quello di una donna (che nel romanzo è solo leggermente tratteggiata) che l’ha protetta come fosse una figlia nei primi anni della sua vita. Il suo addio definitivo a quella figura materna, fondamentale nella sua vita, è secondo me il momento più toccante del romanzo. Dovrete leggerlo per capire.

Una prova che conferma la mia prima impressione: Patrizia Rinaldi mi piace! E parecchio! Mi piace soprattutto perché, come diceva Luana nella sua intervista, “danza tra le parole”, perché ha uno stile tutto suo che non ricorda altri, perché è capace di attraversare più generi diversi senza cambiare se stessa, perché con le sue parole danzanti colpisce a fondo.

La figlia maschio resterà sul comodino per un bel po’ di tempo, per farsi rileggere e riprendere, per rivivere certi momenti intensi che Patrizia ha saputo raccontare nel modo migliore.