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Kate Tempest, la poetessa rapper che spacca il culo

Autore: Valerio Grutt
Testata: Midnight Magazine
Data: 14 dicembre 2017
URL: https://midnightmagazine.org/kate-tempest-la-poetessa-rapper-spacca-culo/

Il punto è che qualcuno, finalmente, riesce a dire il nostro tempo. Qualcuno per cui non c’è bisogno di fare troppe distinzioni (inutili) tra poesia lirica, orale, di ricerca e via dicendo. Perché riesce ad essere tutto questo e a superarlo, come riesce ad essere rapper, narratrice e sceneggiatrice. Perché le etichette semplificano, forse, la vita dei critici e del mercato ma non fanno bene all’arte. Soprattutto a un tipo di arte che vuole parlare a tanti, e ha davvero qualcosa da dire.

Insomma, ho tra le mani “Let them eat chaos – Che mangino caos” di Kate Tempest, tradotto in italiano da Riccardo Duranti e pubblicato dalle edizioni e/o, una bomba scagliata nella letteratura. Si tratta di un poema scritto per essere letto ad alta voce (come viene specificato nel libro dall’autrice stessa, che è una performer di grande talento cresciuta tra i rapper della periferia londinese), ma che non cade mai, neanche nella lettura silenziosa e solitaria.

Kate Tempest spacca, e si potrebbe non dire altro, è autentica e sa muoversi tra l’alto e il basso con naturalezza. Nei suoi versi ci sono Shakespeare e il Wu-Tang Clan, c’è lo sguardo verso gli altri e una visione del mondo, un’idea della vita.

“Let them eat chaos” è un grido d’amore e di risveglio, un canto lanciato nei vicoli di Londra e di ogni metropoli, negli appartamenti incasinati, nei bar dove vagano uomini e donne in cerca di droga e di un senso, di emozioni forti e di accoglienza, comprensione. Ci siamo noi, perché Kate Tempest fa parlare l’umanità attraverso i suoi personaggi, un’umanità perduta e calpestata, confusa e in cerca di una luce. Ci ricorda che la bellezza e la rovina, la fine e l’inizio, l’asfalto e il cielo, sono tutti qui, nei segni delle nostre mani, nei nostri occhi in ogni momento. Come ce lo hanno ricordato, o fatto capire, solo i grandi autori, i poeti supereroi che sono passati da queste parti e hanno lasciato per noi il segno di qualcosa che non muore.