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Arte della seta

Autore: Ariela Baco
Testata: Affaritaliani.it
Data: 19 gennaio 2010

La moto che lo porta da noi è una Triumph Bonneville, tutta nera. Lui scende, si sfila il casco: ed è così carino! Non c’è nulla di oscuro nel suo volto appena irrigidito dal vento, e gli occhi con cui ci guarda sono aperti, nonostante l’aria che li ha investiti durante il tragitto, accoglienti come quelli di chi ci farà stare bene. Proprio come si sente lui. Andrea Manni ci conduce in una veranda chiusa: dietro i vetri la gente cammina. Lui la guarda. “Roma è piena di belle ragazze.” Dice. “Il mondo sa offrire molta bellezza.” La sua voce è priva di toni malinconici. In modo sereno lui vive alla ricerca di idee per nuovi film e per altre scritture. E’ appena uscito il suo romanzo Strano l’amore, e/o Edizioni ma Andrea Manni è soprattutto un regista. Ha cominciato a lavorare sul set quando aveva tredici anni: “Così a sedici decisi che avrei fatto film. Sono andato a scuola e ho cominciato anche l’Università. Ma il mio è un mestiere che non può essere studiato...: come ogni mestiere, va imparato. Perciò ho fatto tutta la gavetta: dal segretario di produzione all’assistente per le scene e i costumi, al casting, all’aiuto regia. E con il mio primo film ho guadagnato il dieci per cento di quello che guadagnavo prima, facendo gli altri lavori. Poi ci sono stati i corti, le pubblicità e via via tutto il resto.” Ha così girato per il cinema e per la televisione, dirigendo tra gli altri: Da cosa nasce cosa..., Il fuggiasco – tratto dal romanzo di Massimo Carlotto, con cui ha scritto la sceneggiatura – Troppi equivoci e Voce del verbo amare per la Rai. “Mentre scrivevo la storia di Nino, il protagonista del mio romanzo, mi rendevo conto che non poteva diventare un film e neppure una sceneggiatura... Non ho rivelato a nessuno che forse era un romanzo, finché poi il libro non è uscito.” Il suo protagonista ha il nome molto simile a quello del suo adorato gatto, con cui ha vissuto per diciannove anni. “Non era più un animale...era lui.”
Riuscire a fare il regista in Italia non è semplice. “Ho cominciato anche a scrivere soggetti e sceneggiature. Fare il mestiere del regista non è sempre possibile poiché nel nostro Paese non c’è interesse per la cultura. Qualche volta si possono fare piccole cose... o avere un’ idea straordinaria per un grosso film.” Lui sa mangiare, mentre parla, in modo semplice ed educato. “Io sto lavorando ad un progetto per una grande opera. E’ una storia vera.” Andrea Manni non ha fretta, non guarda l’orologio, non guarda né tocca il telefono. “Somiglio più ai miei personaggi femminili che a quelli maschili.” Le donne del suo romanzo – dove prende forma una storia leggera, che pur scorrendo diversamente dalle storie per immagini perché piena di appunti e pensieri ironici, è una vita senza guai, ostacolata dai pasticci quotidiani e sentimenti che si rompono come tazzine. Queste donne sono più affascinanti degli uomini, poco volitivi e più impacciati. “A me piacciono le persone intelligenti. Sono faticose, ma interessanti. La meschinità, il piccolo egoismo senza senso né scopo non solo mi annoia, ma proprio mi allontana.” Lui è gentile per educazione e vuole mostrarci interesse. “ Ora vivo solo, dopo una lunga convivenza. Così in casa bevo un po’ di vino rosso mentre fuori, a cena, mi concedo molti bianchi. Soprattutto quelli del Trentino. Il vino è una mia grande passione.” Noi lo guardiamo, dentro la parte più scura dei suoi occhi, ma nulla turba quello che lui ha già trovato, nei lunghi anni in cui ha lavorato, abitato nel suo quartiere – in cui risiede da generazioni.

“Chi vive a Roma ha tutti i giorni gli occhi pieni di arte, bellezza... Perciò in un viaggio ricerco qualcosa di diverso. Ma soprattutto mi piace viaggiare per lavoro. Stare sul set è un’altra mia grande passione. Quando non giro mi mancano le centinaia di persone che lo compongono. Tutte le eterogeneità delle Principesse sul pisello o dei lavoratori veraci. Non sono particolarmente autoritario, né mi aspetto che sia davvero tutto pronto, quando comincia un film... faccio finta di pretenderlo! Poi, però, sono convinto che in armonia i problemi si risolvono. E se un regista sa creare armonia, intorno a sé, questa serenità e complicità il pubblico la sente anche all’interno del film.” Una coesione che diventa coesione dell’opera. I suoi amici sono quelli storici, di sempre, Le nuove amicizie sono soprattutto femminili. “Se una donna mi piace io glielo dico subito. La incontro – ad una cena, una festa, non so... ­ e poi il giorno dopo la chiamo. E la invito. Tutte le donne sono diverse. Tutte le donne sono straniere... A me piacciono quelle eleganti, con mani e caviglie belle. E i polsi... ” I movimenti disegnati da un gesto. “Cerco un contatto: per capire poi cosa succederà.” Noi pensiamo al suo desiderio risvegliato da un insolito incedere, da un insolito nascondere, di una donna insolita che lui pensa di non poter comprendere. “Desidero le persone che ritengo migliori di me... Forse mi piacciono anche le mie qualità, negli altri: ...beh, sono un buon punto di partenza.” Andrea Manni non è abitudinario, però fa yoga, sente la musica al mattino e mangia tutto il buon cibo che sa cucinare. “Secondo me molte persone vengono a casa mia solo per mangiare!” Ma ride, perché lo sa che intorno a lui si sta bene, anche nel silenzio e senza bere. “Se c’è qualcosa di cui sono davvero esperto è di musica!” Ci dice poi con soddisfazione. Tocca il suo bicchiere, ed ogni cosa intorno sembra partecipare al senso positivo del suo verbo. “Sono fortunato. Vorrei solo lavorare di più... fare il regista mi stanca fisicamente, ma mi appaga.” Noi ascoltiamo la sua soddisfazione e il respiro del suo tempo.