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"Ritorno alla buia valle", il romanzo formidabile di Gamboa, fra storie private e paure universali

Autore: Matteo Barbieri
Testata: La Voce
Data: 24 febbraio 2018

Scorrendo gli scaffali di una libreria, le pareti ordinatamente ricoperte di libri, di copertine colorate, di nomi altisonanti oppure sconosciuti, non è difficile soddisfare il proprio gusto. Il panorama della letteratura mondiale, ormai del tutto globalizzata, del tutto diffusa in ogni canto del pianeta, offre insieme divertimento e riflessione, critica e disimpegno, tanto che il lettore, perso in un mare d'acqua così abbondante, si dispera, consapevole che mai potrà leggere ogni singolo frutto del talento e dell'ingegno umani. Paradossalmente è proprio il destino, o se si preferisce, la sorte, a decidere, a metterci in mano un romanzo, una raccolta di poesie, un'antologia di racconti, è il destino che traccia il percorso, che sceglie il tempo e il luogo di un incontro, lasciando a chi legge, questo sì, la magia dell'imprevisto, del contatto inaspettato.

E il destino, una forza che tira i fili, che si diverte a giocare nel mondo degli esseri umani, senza però essere umana, è il grande protagonista di Ritorno alla buia valle, il nuovo romanzo di Santiago Gamboa, pubblicato in Italia da E/O Edizioni.

È per caso infatti, per un puro gioco di probabilità, che quattro personaggi molto diversi fra loro, due uomini e due donne, tre colombiani e un argentino, si ritrovano per le strade di Madrid, nel corso di un violento attacco terroristico all'Ambasciata irlandese (episodio inventato dall'autore, che riflette però, con insolita e rigorosa precisione, un timore diffuso in Europa, quello della minaccia jihadista): sono un console, l'io narrante della vicenda, che viaggia per il mondo vittima di una profonda irrequietezza, Juana Manrique, che i lettori di Gamboa hanno già imparato a conoscere, donna del mistero, libera e fragile come la farfalla che porta tatuata sul fianco. Manuela Beltrán, giovane poetessa che ha imparato l'arte nel dolore, e Carlo Melinger, detto Tertuliano, un predicatore che si annuncia come il figlio naturale di Papa Bergoglio. Incontratisi per caso, secondo una strana e bizzarra concatenazione di cause, i quattro sono ben presto uniti dal loro comune amore per la giustizia e partono insieme alla volta della Colombia, dove Manuela, che ha finalmente trovato il coraggio di raccontarsi, ha un terribile conto in sospeso con il suo passato.

Ritorno alla buia valle è un romanzo formidabile, un incastro perfetto in cui ciascun personaggio rivela pagina dopo pagina la sua storia, la sua personalità, in cui gli anni della giovinezza, ormai alle spalle, sono rievocati con narrazioni brillanti, piccoli saggi di bravura che accrescono e interrompono l'intreccio principale. È il caso ad esempio del lungo excursus sulla vita del poeta Arthur Rimbaud, il maledetto, il vagabondo, il ragazzo che a diciassette anni aveva già rivoluzionato la poesia occidentale, che diventa qui, nelle intenzioni di Gamboa, il simbolo di un viaggio insieme fisico e metafisico, teorico e pratico.

Ma Ritorno alla buia valle è anche molto di più. È un confronto appassionato con la società contemporanea, i suoi limiti, le sue effimere conquiste, è il tentativo di spiegare fenomeni nuovi, tipicamente moderni, come il trionfo della tecnologia o il deteriorarsi dei rapporti umani, come l'inquinamento ambientale e la perdita di peso della politica, dei partiti, incapaci di rispondere ai bisogni della popolazione. È infine un tragico, doloroso canto sui pericoli della povertà, economica e morale, sulla necessità di una severa svolta, che sappia recuperare gli equilibri di un tempo, che aiuti l'uomo a vivere in pace, preservando anche la vita delle generazioni future.