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Donne noir: Patrizia Rinaldi

Autore: Eleonora Aragona
Testata: Milanonera
Data: 14 marzo 2018
URL: http://www.milanonera.com/donne-noir-patrizia-rinaldi/

Per molti anni il noir è stato un romanzo di rottura. Su questo punto molte delle autrici fin qui intervistate si sono trovate d’accordo. Descrivere le società nei loro aspetti meno rassicuranti e vederli con gli occhi degli emarginati, sono stati questi i due motori del nuovo genere letterario. Poi gli autori hanno perso di vista le trasformazioni cittadine e del contesto. Le donne sono rimaste fuori o ai margini del racconto del lato oscuro del mondo, come se al massimo potessero essere delle gregarie. I club fumosi per soli maschietti hanno dovuto aprirsi ad autrici e personaggi femminili. In questo viaggio sul mondo rosa del noir – e scusate il gioco di colori – abbiamo coinvolto anche Patrizia Rinaldi. Le donne nei suoi polizieschi sono autentiche, nei loro difetti come nei loro pregi.

In Blanca (E/O edizioni) ci sono Carmen, Margherita e Marinella, delle donne reali che si incontrano e scontrano nel dipanarsi degli eventi. Margherita in particolare cerca di fuoriuscire dal ruolo che le è stato imposto dalla società e dagli uomini che le girano intorno. Blanca, una poliziotta ipovedente, è al contempo la rappresentante del bene e del male. Il suo indagare sull’uccisione di altre donne sembra quasi essere un modo per redimersi da un oscuro segreto nel suo passato. Non è un’eroina, una wonder woman che riesce sempre a svelare le trame del male. In Blanca (E/O edizioni) il finale è di quelli amari, la verità non vince su tutto e anzi ci viene rivelato l’aspetto più nero della investigatrice.

La sua Blanca racchiude i due nuovi aspetti del noir. Ha un passato oscuro e tenta di battersi per delle donne che non hanno la forza di combattere per se stesse…

Blanca è nata nel 2009, nel 2011 è stata accolta dalla casa editrice E/O ed è diventata protagonista di una serie noir. Volevo raccontare una donna che fosse l’esatto contrario del supereroe. La protagonista della mia serie, invece di avere poteri superiori alla norma, ha qualcosa in meno: la vista. Però riesce a trasformare il limite in risorsa. È una specie di difesa del concetto di nonostante. È la fragilità che diventa forza. Ha un passato scabroso che è sì un danno, ma anche possibilità di comprendere meglio le passioni proprie e degli altri. È madre di una figlia adottata, un’amante spesso irrisolta, una professionista capace che non scarta il senso profondo del dubbio. Non ha un carattere facile e non le interessa averlo. Non è accomodante. È nata per amore e fatalmente per il suo contrario. È un personaggio a cui sono molto legata.

Pensa sia una donna contemporanea?

Credo di sì, è divisa tra ruoli contradditori e non vuole privilegiarne uno solo, come talvolta le viene richiesto. Insiste nel non voler scartare parti di sé. Resiste, perde, ricomincia.

In passato le donne autrici sono state una minoranza, oggi sono in costante aumento. Secondo lei cos’è cambiato?

È così, le voci femminili hanno un’accoglienza editoriale migliore, ed era anche ora. È cambiato il modo di vivere e di lavorare delle donne, anche se c’è ancora tanta strada da fare. Per quanto riguarda il noir, è finalmente caduto il cliché della donna immune a pulsioni forti o incapace di raccontarle. Eppure modelli letterari ci avevano già avvisato: basterebbero Medea e Lady Macbeth a dirci tutta la complessità di amore e ferocia. Comunque se nel numero della minoranza contiamo le opere di Marguerite Yourcenar, Ágota Kristóf, la nostra Anna Maria Ortese, Irène Némirovsky – solo per citare alcune tra le più grandi -, anche il meno riluce.

I personaggi femminili hanno subito lo stesso processo. In passato relegati a ruoli secondari e senza autonomia, le loro vite esistevano in funzione degli uomini che le amavano, uccidevano o rendevano complici. Oggi le donne sono protagoniste anche di storie non edificanti.

Alcune protagoniste di storie nere contribuiscono a sfatare luoghi comuni, ad accogliere il fallimento o la riuscita con maestria. Definiscono comportamenti criminali e spesso denuncia sociale. Ci presentano narrazioni di quotidianità diverse e di deragliamento dai giorni comuni.

Chi crede abbia aperto la strada a questo cambiamento in letteratura? E nella vita?

Le scrittrici che si sono ostinate a non piegarsi a modelli convenzionali e che hanno tradito le aspettative prestabilite. Forse proprio perché hanno incontrato resistenze, hanno portato ai lettori qualità rare, innovative; hanno cercato una voce autentica e sono diventate riferimento letterario, e non solo. Per restare al Novecento, ricordo la critica distruttiva che incontrò la prima pubblicazione del 1974 di un romanzo che resterà: La Storia, di Elsa Morante. Oppure l’ostilità che subì Anna Maria Ortese all’uscita de Il mare non bagna Napoli, soprattutto per l’ultimo racconto della raccolta, Il silenzio della ragione. Nella mia vita ho seguito l’insegnamento di donne tenaci, forti, che non somigliano affatto all’icona lamentosa con cui vengono spesso raffigurate le donne del sud.

Com’è oggi essere un’autrice di noir?

Per me è un onore essere autrice di noir. Non accolgo la differenza critica, e spesso prevenuta, tra letteratura alta e letteratura bassa. Quando pubblico un romanzo che non è un noir, per prendere in giro tale fissità e me stessa, dico che ho scritto un libro degenere.

Vede differenze tra l’Italia e l’estero?

Sì, soprattutto per scelte politiche mirate a formare lettori e, più in generale, per la difesa istituzionale della cultura. Dobbiamo migliorare.