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L’intimo diario di una viennese esule a Parigi

Autore: Vito Punzi
Testata: Libero Quotidiano
Data: 10 aprile 2018

Laureatosi in giurisprudenza, dopo una rapida carriera a servizio dello Stato austriaco, Ernst Lothar Müller (1890-1974) si è dedicato alla regia e alla critica teatrale, oltre che alla narrativa. Con l’annessione dell’Austria al Reich, poiché di origine ebraica, fu costretto a rifugiarsi in Svizzera, da lì passò in Francia e infine negli USA, dove nel 1941, dove a guerra ancora in corso e tutt’altro che decisa, pubblicò con il titolo A Woman is Witness quello che in nuce sarebbe diventato nel 1951 Una viennese a Parigi, ora finalmente proposto in versione italiana (edizioni e/o, p. 512, € 19,00). Il romanzo racconta in forma di diario le vicende di una giovane viennese, Franziszka (Franzi) che, sebbene ariana dopo l’annessione del suo Paese alla Germania nazista decide di trasferirsi a Parigi.

Il valore specifico di questo romanzo, come del resto anche dell’altro di Lothar, Sotto un sole diverso, edito anch’esso negli USA a conflitto mondiale ancora in corso, è nell’essere stato pensato da un lato come avvertimento destinato a coloro che non volevano riconoscere e ammettere il pericolo rappresentato dal Reich nazista, dall’altro come un modo per raccontare la condizione degli esuli di guerra. In una nota firmata in apertura infatti, Lothar indica che il romanzo è «basato su un diario manoscritto» che gli sarebbe stato consegnato nel 1940 a New York.

Franzi inizia il suo diario nell’aprile 1938 e lo chiude il 1 ̊ agosto 1940, quando si reca per l’ultima volta presso la tomba del suo uomo, il francese Pierre, «nato per vivere con umanità, ucciso dalla bestialità», conosciuto a Parigi e morto in guerra. Pochi giorni dopo Lothar le fa scrivere da una cella della préfecture parigina al piccolo figlio e ai genitori. Ha ucciso un uomo delle SS, ma davanti al giudice che la condannerà a morte grida: «Io non ho sparato all’ufficiale delle SS Hermann Reiter, ma a Hitler», aggiungendo che «finché tutti i cristiani non spareranno all’Anticristo, il cristianesimo sarà perduto». Lothar ha infatti voluto la sua Franzi «viennese e cattolica», incapace di riconoscere il termine «Ostmark» (la parola con la quale i nazisti ribattezzarono l’Austria). «Non ho una cattiva memoria e non ho paura», le fa dire, perché «chi non ha una cattiva memoria e non ha paura non può diventare nazionalsocialista».