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Blog tour - Fidanzati dell'inverno di Christelle Dabos - Prima Tappa: Vi racconto la mia storia

Testata: Chiacchiere letterarie
Data: 17 aprile 2018
URL: http://www.chiacchiereletterarie.it/e107_plugins/userjournals_menu/userjournals.php?blog.599

L'AttraversaSpecchi

Ofelia: Vi racconto la mia storia

«Come ti chiami, ragazza?»

La voce che ha appena pronunciato queste parole è roca, appena sfumata di una curiosità che in altre occasioni avrei potuto ritenere inopportuna, ma che ora non posso che trovare piacevole. Ho proprio bisogno di una distrazione.

La proprietaria è una signora anziana, con il volto solcato di rughe e messo in ombra da un buffo e ingombrante cappello, dal quale si dipartono numerose piume colorate. Siede davanti a me sul sedile del calesse, e nonostante si stia un po' stretti – anche e soprattutto a causa dell'ingombrante abito nel quale è fasciata – la sua presenza mi è di conforto. Sentendo il rollio dolce della vettura, non posso fare a meno di domandarmi se anche su Polo usino le carrozze, o se piuttosto preferiscano le slitte. Allontano però prontamente questo pensiero, cercando di concentrarmi sul piacevole odore di talco della donna accanto a me.

«Ofelia» rispondo, dando un buffetto alla mia sciarpa per farla smettere di dimenarsi. Da quando siamo montate sul calesse, è diventato sempre più difficile gestirla. O forse, è così da quando mamma ha annunciato il mio imminente fidanzamento. Credo che anche la mia fedele stola percepisca che stiamo per lasciare Anima, forse per sempre. Si tiene ancor più stretta del solito al mio collo, tirandomi i ricci a ogni movimento consulto che la percuote.

Al pensiero del Polo, e soprattutto di Thorn, sento le prime fitte irradiarsi alla bocca dello stomaco, quindi tento di allontanare entrambi dalla mente, riservando una carezza comprensiva e distratta alla sciarpa. Poi sistemo gli occhiali sul naso, dirado la sfumatura grigiastra che si sta impossessando di loro, senza dubbio suscitata dal mio umore tetro, e mi concentro sulla donna che ho davanti, infagottata nella crinolina e impegnata a esaminarmi con una cura quasi maniacale.

Dev'essere una prozia, o forse una cugina di quarto o quinto grado. Non so dire con esattezza quale, ma sicuramente siamo unite da un legame di sangue. Tutti qui su Anima lo sono.

«Ofelia eh...» annuisce infine lei, con un sorriso materno. «È proprio un bel nome. E dimmi cara, di cosa ti occupi?»

Mi accorgo che ho ripreso, involontariamente, a mordicchiare la cucitura di uno dei guanti, quindi mi sforzo di smettere, per poter rispondere. «Sono una lettrice. Mi occupo del museo di storia. O almeno, me ne occupavo...» Senza volerlo, la voce sfuma su un intonazione malinconica, e mi scopro a fissare con nostalgia fuori dal finestrino, come se da lì potessi dare un'ultima occhiata a l'edificio che è stato la mia casa negli ultimi anni, benché esso sia ormai coperto da numerose altre case basse e graziose.

«E come mai non te ne occupi più, cara?» domanda lei, con il tatto tipico delle donne della nostra arca.

Mi sfugge un sospiro. «Perché sto per trasferirmi. Al Polo» mormoro, cercando di evitare che la tristezza invada eccessivamente il mio tono di voce.

Dal finestrino, la vedo inarcare vistosamente le sopracciglia, e la sua confusione si ripercuote invariabilmente sulle piume del suo cappello, che prendono a fremere come fossero percorse dal vento. «Oh cielo, e cosa vai a fare in un posto tanto freddo e inospitale?» chiede con tono sconcertato.

“Grazie” penso tra me, evitando di precisare che io stessa mi faccio da giorni la stessa domanda. «Mi sposo» sussurro, a disagio, voltandomi verso di lei. «Con un uomo del Polo.»

A quel pensiero, lo stomaco riprende a contorcersi, e l'idea che da qui a poche ore conoscerò l'uomo al quale dovrò legarmi per l'intera vita mi appare ancora più tetra di quanto già non fosse stamattina. Lasciare Anima, la mia famiglia, il mio museo e tutto ciò che ho amato per andare a vivere con un uomo sconosciuto in un'Arca che non si può che definire fredda e inospitale... Forse ha ben ragione, la mia sciarpa, a continuare ad arrotolarsi come sta facendo, tremando di paura e impazienza. Non fa che mostrare ciò che freme anche sotto la mia pelle, ma che non io non posso far emergere allo stesso modo.

Non c'è nulla che posso fare per oppormi a questo matrimonio. Né urlare, né piangere, né puntare i piedi servirebbe a evitare il futuro che è stato deciso per me. Non quando sono state le Decane in persona a scegliere per me un marito del Polo.

La donna dice qualcos'altro, ma la sua voce sfuma nel piccolo ambiente, mentre avvicino il volto al finestrino fino a sfiorare il mio riflesso, reso sfocato dal calore dell'interno.

Se il vetro fosse più nitido, potrei fondermi con l'Ofelia che mi guarda al di là degli occhiali spessi, sotto i capelli scarmigliati e la sciarpa avvolta fino al naso. Potrei immergermi nel mio riflesso e svanire da questa carrozza, per riapparire in qualunque specchio sul quale abbia posato gli occhi almeno una volta nella mia vita.

Ma che senso avrebbe? Neanche questo, dopotutto, potrebbe modificare il mio destino.

La mia vita sta per cambiare, e non posso che star ferma a osservare quel che accadrà.

Ebbene, questo era il mio piccolo omaggio alla storia, ho provato a vestire i panni di Ofelia per raccontarvi un po' ciò che sta vivendo, immaginando un dialogo ipotetico nel quale la giovane avesse l'occasione di riflettere sul suo futuro e su quello che l'aspetterà da questo momento in poi. Nelle prossime tappe, anche le altre ragazze daranno spazio a Ofelia e ai suoi racconti, quindi mi raccomando non perdetevi i prossimi appuntamenti, che trovate tutti riassunti nell'immagine qui sotto. E per quanto riguarda noi, a fine settimana avremo modo di parlare ancora di Fidanzati dell'Inverno con la recensione qui sul blog, quindi se siete curiosi di saperne di più restate connessi ^-^ Alla prossima!