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Donne a perdere

Autore: Alfonso D'Agostino
Testata: blog di Alfonso D'Agostino
Data: 20 aprile 2010

Fra gli appassionati di noir italiani, Massimo Carlotto è noto come autore di “letteratura della realtà”. II suo personaggio più noto, Marco Buratti alias l’Alligatore, si muove nei meandri del crimine del nord-est italiano, tratteggiato con una durezza e spietatezza che conquistano facendo inorridire. Più che naturale, quindi, che un trittico di romanzi – peraltro al prezzo di uno – presentati dallo stesso Carlotto non possa che attirare l’attenzione. E una curiosità che si moltiplica, quando comprendi che il trittico è il risultato di un progetto comune di scrittura, di cui Carlotto è curatore. Piace questo ruolo del romanziere padovano, che finisci per immaginare come un allenatore in panchina a seguire la sgambata dei suoi ragazzi, preparandoli per il match domenicale. E nelle interviste dopo la pubblicazione, il tono è quello delle dichiarazioni post-partita, con la stessa soddisfazione di un mister dopo una buona prova della sua squadra. Una soddisfazione decisamente ben riposta: i tre romanzi, nella loro diversità di stile e di contenuto, hanno in comune una scorrevolezza d’altri tempi, una cura decisa per la trama, una capacità di delineare personaggi convincenti e coinvolgenti.

Il tutto, pur mantenendo una linea (diremmo) editoriale ben precisa, che ricorda un po’ quella dei romanzi che compongono la collana Verdenero: utilizzare lo strumento del giallo per la denuncia sociale. Si va dal romanzo in cui la vera protagonista è l’usura (”Soluzioni finanziarie”) a quello in cui le meraviglie naturali della Costa Smeralda sono inquinate dal riciclaggio e dalla mafia russa (”Sette giorni di maestrale”), per arrivare a “Un amore sporco”, romanzo che chiude il trittico raccontando dello sfortunato destino di una ragazza albanese divenuta schiava sessuale.

Ed eccola, la vera dominante della raccolta: le figure femminili, da quella dura e tenace a quella ormai abbandonata da ogni speranza, sono un valore assoluto. Figure che rimangono, superano il tradizionale “leggi e fuggi” di una certa letteratura gialla e lasciano un segno. E ti sorprendi, nelle settimane successive, a leggere i quotidiani e a ritrovare nella cronaca quotidiana mille di queste storie, e a rapportarle immediatamente a quel volume dalla copertina verde che hai finito di goderti da poco. E’ una sensazione strana. Si, me ne sono accorto adesso: il titolo di questa recensione poteva essere – parafrasando il titolo – “Donne DA NON perdere”.