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Questo mare non separa, unisce

Autore: Orlando Trinchi
Testata: Left
Data: 11 maggio 2018

Lo scrittore Massimo Carlotto sulle orme del mito francese del noir: «Jean-Claude diceva che la sua città ha perso proprio l'elemento fondativo, il Mediterraneo. Può ritrovarlo solo riscoprendo l'altra sponda attraverso la visione utopica di un sogno condiviso»

La città di Marsiglia e Jean-Claude lzzo, un rapporto strettissimo. Ed è proprio la «concezione politica di appartenenza all'area del Mediterraneo» profondamence sentita dallo scrittore francese che viene messa in evidenza da Massimo Carlotto. Autore, fra l'altro, della Saga dell'Alligatore - l'ultimo libro è Blues per cuori faorilegge e vecchie puttane (Edizioni e/o) -, e, con Marco Videtta, del ciclo Le vendicatrici (Einaudi), Carlotto non nasconde il proprio amore per Marsiglia, intesa, appunto come sosteneva Izzo, una realtà compiutamente mediterranea, aggregante di culture e possibilità per il futuro. Su questo filo, il noir mediterraneo, tra l'altro, a partire dalla nuova edizione del suo libro Cristiani di Allah, Carlotto è protagonista di un incontro con Sandro Ferri al Salone del libro di Torino il 13 maggio.

Carlotto, come ha scoperto Marsiglia?

Sono arrivato a Marsiglia carico di letture e di immagini di grandi film, in valigia avevo Duri a Marsiglia di Giancarlo Fusco, un libro che ho divorato durante il viaggio. Ma ho capito lo spirito della città solo quando ho letto Marinai perduti di Izzo perché mi ha permesso di guardarla e di viverla nel modo giusto. L'impressione immediata è stata quella dell'appartenenza. Culturale, politica, antropologica.

Marsiglia fa da sfondo al suo romanzo Respiro corto (Einaudi, 2012). Perché la scelta della città del maestro del noir Jean-Claude lzzo?

Ho scelto di ambientare buona parte di Respiro corto a Marsiglia quando mi sono reso conto che la relazione tra la realtà della città e l'universo narrativo di Izzo era profondamente mutata. In quel momento era il territorio europeo con il più alto livello di conflitto tra organizzazioni criminali; la conseguente militarizzazione e il fallimento delle politiche sociali avevano spazzato via i progetti di solidarietà e coesione sociale in cui credeva Izzo. lo ho raccontato un'altra Marsiglia, dominata dalle cordate affaristico-criminali coinvolte nella nuova politica di espansione urbanistica che ha privato di prospettive le periferie.

Lo status di città immersa nel Mediterraneo può ancora rappresentare per Marsiglia una ricchezza dal punto di vista culturale e sociale?

Marsiglia aveva le carte in regola per diventare il crocevia naturale in grado di cogliere ed elaborare le costanti antropologiche che rendono unico "il mare chiuso", ma bisogna arrendersi all'idea che chi ha gestito il conflitto generato dai flussi migratori ha annullato ogni possibilità di dialogo culturale e ha riaffermato la concezione protezionista dell'Europa. Oggi il contenimento dei fenomeni criminali - affidato unicamente all'agire poliziesco-giudiziario, in assenza di un coinvolgimento reale della società civile, che vive una crisi di di frammentazione. In realtà il problema delle commistioni criminali dovrebbe agitare le coscienze perché sono di fatto un aspetto centrale dell'economia della città, come dell'intero Mediterraneo.

L'Europa sta creando un confine là dove, sulle sponde del Mediterraneo, esistevano legami e rapporti tra culture diverse?

Secondo Izzo, che ha affrontato il tema con Thierry Fabre, Marsiglia ha rinunciato al proprio elemento fondativo, il Mediterraneo. Può ritrovarlo solo riscoprendo l'altra sponda attraverso la visione utopica di un sogno condiviso. Come diceva Jean Giono: «Questo mare non separa, unisce». Mare tra le terre, infatti, che sviluppa legami. Sono così evidenti i rimandi da una civiltà all'altra, da un Paese all'altro, una fitta tessitura di similitudini. L'Europa ha scelto di imporre muri di ogni tipo, la Francia in particolare sta sviluppando forme articolate di pensiero in questa direzione. Non è un caso che Izzo non sia amato dall'establishment culturale, che venga percepito come "poco" francese. E a ragione: Jean-Claude era l'espressione di quel meticciato dell'immigrazione mediterranea che da sempre popola Marsiglia.

Attraverso il pensiero di Izzo, lei nota come il vero nemico sia «la cultura dominante del Nord che a partire dall'economia cerca e pretende l'omologazione».

La cultura dominante del Nord è diventata molto più forte dal punto di vista egemonico perché ha imposto con la forza un nuovo modello economico che si è sviluppato nel periodo peggiore possibile della crisi. Parlare di diritti nel mondo del lavoro, di sicurezza, di nocività è ormai mera utopia. Al Sud è stata imposta la sopravvivenza, al Nord la severità nell'osservare le regole.

Dal punto di vista culturale. nonostante forme di resistenza a livello locale, si è ormai imposto un modello che sta addomesticando il mercato. Amazon è solo un esempio di progettualità di dominio economico-culturale. Per fortuna che c'è il Mediterraneo, mare chiuso in cui sotto la superficie sobbollono da sempre fermenti, pratiche e intelligenze. Non ho mai avuto dubbi da che parte stare.