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La Sardegna letteraria soccorre i suoi autori

Autore: Beppe Severgnini
Testata: Corriere della Sera
Data: 16 giugno 2018
URL: https://www.corriere.it/opinioni/18_giugno_17/sardegna-letteraria-soccorre-suoi-autori-05805298-718e-11e8-8802-e09859fdb268.shtml

La Sardegna è letteraria. Lo è da molto tempo, anche se ogni tanto se ne dimentica. Possiede quella combinazione di carattere e nostalgia, bellezza e fatica, ironia e memoria che ogni buon libro dovrebbe contenere. È incredibile quanto talento sia compresso in una popolazione tanto ridotta. Non tutte le opere sono capolavori, ovvio; ma c’è sempre qualcosa che dentro brilla, come un anello nella sabbia.

   L’ultima scoperta è «Stagione di cenere» (edizioni e/o) di Pasquale Ruju. Chi l’ha letto, dirà: ma è il solito noir, col protagonista debosciato, la bella ragazza, il commissario scontroso, cattivi assortiti. Certo: è così. Ma partire di qui e far uscire il senso dei luoghi non era prevedibile. È come se la Sardegna soccorresse i suoi autori: dove non arrivano loro, arriva lei. Quando la scrittura rallenta, l’isola accelera: e mette in campo i suoi odori, i suoi colori, e i suoi commenti laconici.

Conferire dignità letteraria alla vergogna degli incendi dolosi non era facile; e neppure raccontare il risvolto della Costa Smeralda: la gente che la notte non balla, dorme; e di giorno lavora. Ruju c’è riuscito e s’è messo in scia di altri scrittori notevoli, autori di libri che non ho dimenticato. Non amo le categorie – un bel noir è un bel romanzo, un brutto noir è un brutto romanzo – quindi metto insieme Marcello Fois («Nel tempo di mezzo»), Francesco Abate («Il cattivo cronista»), Alessandro De Roma («Vita e morte di Ludovico Lauter»), Salvatore Niffoi («La vedova scalza»), Flavio Soriga («Metropolis»), Giorgio Todde («Lo stato delle anime»), Milena Agus («Mal di pietre»). Di Michela Murgia ricordo «Viaggio in Sardegna - Undici percorsi nell’isola che non si vede»: non è un romanzo, ma le regole le stabilisce chi legge.

Forse lo scrittore che ha cambiato il modo di raccontare la Sardegna – rubo il titolo da un bel pezzo di Paola Soriga per Internazionale – è Sergio Atzeni, morto nel 1995, a quarantadue anni, nel mare mosso di Carloforte. «Il quinto passo è l’addio» e «Bellas mariposas» raccontano una regione contemporanea: i bar del Poetto e la musica, le periferie malconce e le famiglie approssimative, il mare come purificazione. Leggeteli: capirete che la Sardegna è il balcone d’Italia. Il posto dove mettiamo a stendere le nostre inquietudini, perché il vento passa prima di lì.