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La Debicke e… Questa sera è già domani

Autore: Patrizia Debicke
Testata: The blog around the corner
Data: 3 luglio 2018
URL: http://theblogaroundthecorner.it/2018/07/la-debicke-e-questa-sera-e-gia-domani/

Genova. Alessandro è un ragazzino precoce, figlio e nipote unico di una famiglia che lo vorrebbe genio; soprattutto sua madre, moglie delusa, inquieta e inappagata, vorrebbe approfittare del successo del figlio per riscattare idealmente se stessa. Alessandro è nato in seno a una famiglia ebraica, particolare a cui nessuno ha mai prestato troppa attenzione, anche perché i suoi non sono praticanti. Ma è nato in Italia e nel momento sbagliato, perché presto arriveranno gli anni bui delle leggi razziali. La famiglia è composta da suo padre Marc, straniero, abile gioielliere e tagliatore di diamanti di origini olandesi e passaporto inglese, gli altri, sua madre Emilia, gli zii Osvaldo e Wanda, nonno Luigi e zii, cugini italiani. Un padre molto equilibrato ma condizionato delle fobie della moglie, uno strano nonno che sa tante cose, degli zii incombenti ma consolanti, e dei cugini ribelli che vanno e vengono. Quanto è lecito restare invischiati in ciechi interessi personali nel momento in cui la storia si sta confrontando con i suoi inesorabili problemi? Come può essere giusto volere restare a ogni costo nel paese dove ci sono parte delle tue radici quando è prudente, anzi urgente, fuggire? Perché poi, quando è troppo tardi, non si è approfittato dell’occasione offerta e si è perso il momento giusto, cosa fare? Ci sarà un paese ancora pronto ad accoglierti? Quando un crudele burattinaio muove dall’alto i fili dei diversi destini e si vanno a intrecciare i dubbi, le passioni, le debolezze, gli slanci delle marionette coinvolte nell’epocale tragedia di una popolo. Una vicenda vera che man mano si trasforma in calvario, vissuta con disperazione e coraggio, Questa sera è già domani, pur ricreata e rivista avvalendosi di quell’intimo filtro che si chiama pudore dell’anima e che ci rimanda a un tragico recente passato, è ispirata a una storia vera, alle vicissitudini di una famiglia ebrea italiana dalla metà degli anni Trenta fino al 1943. Dal giorno in qui la loro serena quotidianità viene irrimediabilmente cambiata e stravolta dalle indegne leggi razziali. Alle quali faranno seguito incredulità, ingenuità, che troppo presto dovranno invece confrontarsi con rabbia, pericolo e paura. Lia Levi riprende la storia di suo marito, il giornalista Luciano Tas, tra i fondatori del mensile ebraico Shalom, scomparso nel 2014. Luciano Tas, come Lia Levi, era solo un bambino quando dovette vivere sulla propria pelle l’obbrobrio della persecuzione razziale. A lui si ispirano, tra realtà e finzione, le vicende di Alessandro e della sua famiglia. Ma quando nel 1938 in Italia vengono promulgate le leggi razziali, nulla sarà più come prima. Come e con quali reazioni interiori chi ne è toccato può reagire? Il giorno prima Alessandro era pronto a tornare a scuola. Ma ora il fatto di essere nato ebreo stravolgerà la sua vita, interromperà la solida quotidianità. Perché non potrà più frequentare il ginnasio, e nessun’altra scuola pubblica. Il fatto di essere ebreo dovrà essere scritto sui documenti e messo in mostra sui vestiti. Nessun italiano ebreo potrà più lavorare per lo stato, avere una propria attività, possedere dei beni immobiliari… Tematica storica e morale di cui non si è detto e scritto mai abbastanza. Le notizie austriache e tedesche sono pessime, ciò nondimeno in molti, troppi, si illudono ancora che gli italiani siano diversi, che Mussolini non si comporterà mai come Hitler, che gli ebrei in Italia sono al sicuro, che l’Italia non entrerà mai in guerra… Ma Alessandro per primo capirà presto che non è così. E come lui, pian piano a caro prezzo anche i componenti della sua famiglia. Però, quando le cose iniziano a precipitare, come arrangiarsi e sopravvivere, arrancando in un mondo che tenta in tutti i modi di annientarti? Ci sarà qualcuno disposto a ribellarsi di fronte ai tanti spietati sbarramenti? In questo nuovo emozionante romanzo Lia Levi torna ad affrontare con particolare tensione narrativa i temi ancora brucianti di un nostro tragico passato. Il maggiore merito di Questa sera è già domani è far rivivere la Storia, quella con la S maiuscola, scaraventandoci idealmente nell’Italia di 80 anni fa. Facendoci fare un salto indietro in un passato ancora abbastanza vicino da bruciare le coscienze, con la cruda capacità di dimostrarci quanto l’oggi possa essere paragonabile a quell’allora, quando, dal 6 al 15 luglio 1938, i delegati di 32 Paesi si riunirono nella Conferenza di Evian per affrontare il problema dei rifugiati ebrei in fuga da Germania e Austria. Si discusse, si pontificò si spesero tante belle parole ma in pratica nessuno li voleva davvero. Quanti morti ha provocato quella vigliacca e ferale indecisione. Colpisce e fa male l’analogia con le attuali conferenze in cui i paesi dell’UE si contendono al ribasso le quote dei rifugiati dalle guerre in Medio Oriente e in Africa, oggi fuggitivi. Non c’è molta differenza tra l’ostilità, il sospetto e persino il rifiuto troppo spesso mostrati dagli italiani allora e ai giorni nostri. Indubbiamente quando si è poveri, spaventati e si ha fame è più facile chiudersi nel proprio guscio che dividere quel poco che si ha, quel pezzo di pane con gli altri.