Login
Facebook
Twitter
Instagram
Newsletter

Che ostracismo a Trieste nelle indagini

Autore: Diego Zandel
Testata: Gazzetta del Mezzogiorno
Data: 15 luglio 2018

La Trieste dello scrittore tedesco Veit Heinichen, che nella città giuliana vive da tempo, ritorna nel suo nuovo romanzo “Ostracismo”, edito come tutti i suoi libri da e/o, per la traduzione di Monica Pesetti. Protagonista, ancora una volta, e non poteva non essere altrimenti, il commissario Proteo Laurenti che, si ricorda, ha origini salernitane, a dispetto del nome proprio, che è quello di un anfibio che vive nelle acque sotterranee del Carso. Ma questo è un divertimento dello scrittore, che ama giocare con il lettore e anche con la città di elezione, rivelandone aspetti e personaggi oscuri, sebben mimetizzati come lo è il proteo anfibio che prospera nelle cavità del terreno.

Non è un caso che anche in questo romanzo sia preso di mira una certa tipologia di politico a cui piace a ergersi paladino della moralità cittadina, della legge e dell’ordine, contro clandestini e delinquenti, e poi essere egli stesso, con i suoi comportamenti, esempio di nefandezze. Quest’ultime cominciate molto tempo prima rispetto al momento in cui inizia il romanzo, col ritorno in città, dopo una reclusione in carcere di 17 anni di un tale Aristèides Albanese, soprannominato il Greco per le lontane origini materne, la cui presenza mette in agitazione diverse persone. A cominciare dal politico, Antonio, detto Tonino, Gasparri al quale il Greco imputa gli anni di carcere per un’accusa di omicidio di una guardia giurata che in realtà non è stato lui a commettere. Ma a inchiodarlo sono state le più diverse testimonianze di clienti e della stessa ex donna del Greco presenti nel locale, un ristorante, di sua proprietà che gli è stato poi sottratto. Per cui oggi abbiamo il ristorante gestito dalla ex e dal figlio di lei e del Greco (a cui non è mai stato fatto vedere) e frequentato dall’onorevole Gasparri e dai suoi tirapiedi.

La notizia del ritorno di Aristèides getta un po’ di agitazione nell’ambiente, per il timore di qualche sue vendetta. Ma l’uomo, orfano già a 4 anni della madre, una prostituta uccisa a coltellate, e allevato come un figlio da un’altra donna di piacere che, ormai vecchia, versa in precarie condizioni di salute, non ha l’animo dell’omicida. Si, pensa alla vendetta, ma raffinato cuoco qual è, si predispone a cucinare per ciascun colpevole della sua carcerazione, dei piatti la cui componente segreta è la ricina, da cui l’olio di ricino, i cui effetti fortemente lassativi li costringeranno a impietose sedute. Così, del tutto artatamente, studiando le mosse dei suoi nemici, il Greco s’infila nelle cucine casalinghe di questi per preparare piatti apparentemente prelibati. Destino vuole però che nei pressi una donna, un’armatrice di origine greca con sede a Londra, venga uccisa a Trieste e che una telecamera inquadri proprio Aristèides tra il gruppo di curiosi del corpo precipitato dall’ultimo piano di un lussuoso appartamento, volo che le indagini riveleranno frutto non di un suicidio o di una casualità, bensì di una spinta. A questo punto Aristèides è preso di mira pure dalla polizia, ad eccezione di Proteo Laurenti che già al tempo del processo che lo avrebbe condannato per omicidio aveva sempre creduto nella sua innocenza.

Le indagini sulla morte della donna riveleranno un giro di affari al quale erano interessati molti avvoltoi dell’ambiente triestino. Ma sta di fatto che il ritorno di Aristèides, l’epidemia di forte diarrea che ha preso tutti i testimoni che lo hanno accusato di omicidio e quanti gli hanno sottratto il ristorante per i debiti che lui non era riuscito a pagare, e la strana morte dell’armatrice, così come il lontano omicidio della mamma di Aristèides, si riuniscano in una sola pista che darà i suoi risultati sorprendenti, sui quali ovviamente non ci inoltriamo. Molto viva e vivace per il resto la descrizione dell’ambiente sociale, sia quello con la puzza al naso ma violento di Gasparri, sia quello popolare con la simpatica ex prostituta, la zia Milli che aveva accudito il piccolo Aristèides e che, nel ricordo delle sue specialità sessuali di gioventù, vive in un casermone sulle colline di Trieste attaccata a una bombola di ossigeno, senza però rinunciare al suo pacchetto di sigarette quotidiano.