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Sognando con Lila e Lenù

Autore: Antonella Cilento
Testata: Grazia
Data: 26 luglio 2018

Un grande successo internazionale come quello de L'amica geniale di Elena Ferrante si fonda sulle ragioni del pubblico, soprattutto delle lettrici, ma anche su un segreto inesplorato. Qualcosa, certo, mancava, un vuoto letterario che L'amica geniale ha colmato: la storia delle donne, e delle donne del sud, aveva e ha già importanti voci ma la risalita sociale, la scalata dalla povertà al successo che è classica nel romanzo del Settecento inglese, la vicenda di giovani donne cresciute in quartieri disagiati e assurte a un destino migliore non aveva avuto ancora una narrazione così compiuta.
L'amica geniale risponde a un'antica domanda: è possibile realizzare i propri sogni? Che cosa distingue il sogno dall'incubo? Il luogo in cui sono nata, l'educazione che ho avuto determina il mio destino? Elena Ferrante, prendendo in esame un quartiere operaio di Napoli e due bambine, Lila e Lenù, che vi crescono con opportunità simili ma capacità diverse, in gara fra loro, in competizione e in amicizia, ha toccato almeno due nuclei caldi della tradizione narrativa di ogni tempo: gli incerti dell'amicizia fra donne e la corsa al successo, temi contrappuntati da un'immancabile infelicità amorosa.
Oggi i quartieri operai di Napoli sono tutti quartieri fantasma: dalla Bagnoli dell'Italsider dopo la dismissione al Rione Luzzatti, parte del più ampio Rione Gianturco, frutto di quell'edilizia popolare che ai primi del Novecento esisteva anche perché industrie manifatturiere e artigianali erano davvero in crescita al Sud.
Napoli ne era un polo, come nel romanzo si vede: scarpe, guanti, vetro, il settore tessile, fortunato a Napoli sin dal Medio Evo. Dell'importanza della produzione guantaia a Napoli si parla perfino in Pastorale americana di Philip Roth. Nel Rione Luzzatti, dove mi sono trovata a lavorare alcuni anni fa, oggi gli abitanti sono trincerati; nelle scuole non si può nominare la camorra, perché fra gli studenti ci sono figli di clan di rilievo. Le case sono circondate da sterpaglia incolta, in alcuni appartamenti trovano rifugio disperati e bambini senza famiglia.
Questa periferia, che affaccia come per scherno sulla bellezza del Vesuvio ed è circondata dalle false promesse di crescita del Centro Direzionale, dai ponti della tangenziale e dell'autostrada sotto cui si spaccia e si delinque, per paradosso, con il successo de L'amica geniale è diventata una richiestissima quanto improbabile meta turistica.
Inoltre, molte lettrici che hanno vissuto il '68 si sono riconosciute nel racconto, sempre difficile da realizzare, di un'epoca solo in apparenza trascorsa, dunque L'amica geniale è anche un romanzo generazionale di chi in Italia ha oggi fra i 50 e i 70 anni, e tante napoletane si sono riviste nella città del boom a Piazza dei Martiri, dove è il prestigioso negozio di scarpe che fa da sfondo alla giovinezza delle protagoniste, o a Ischia, meta tradizionalissima di vacanze partenopee, dove scoppiano o si consumano contrastati amori, che il technicolor della commedia italiana in voga in quegli anni narrava.
Negli Stati Uniti, dove la saga di Elena Ferrante ha avuto un successo straordinario che porta oggi i libri a diventare un serial, certamente molti emigrati si sono rivisti nella Napoli cui, dopo il secondo conflitto, si cominciava a tornare. Gli zii d'America, quelli che non avevano vissuto la devastazione e i bombardamenti, l'invasione e la fame narrati da Curzio Malaparte ne La pelle o da Norman Lewis in Napoli '44, i ricchi italiani d'America che non avevano dovuto aspettare che passasse 'a nuttata, come diceva Eduardo De Filippo in Napoli milionaria!, tornavano nella Napoli di Lila e Lenù, indenni e prosperosi, alla nostalgica ricerca delle radici.
Lila Cerullo e Lenù Greco, bambine circondate da adulti pericolosi e incomprensibili, come già era accaduto nelle mirabili e dolenti pagine di Anna Maria Ortese, sono per tutte noi un ricordo di scuola: chi non ha avuto accanto un'amica geniale, che pur senza libri in casa, ha intuizione per il greco, che sa scrivere meglio di loro anche se non studia mai, che fa innamorare gli uomini che vorremmo? E tante si saranno riviste nella distanza incolmabile che c'è fra le classi sociali, che Lila e Lenù scontano a caro prezzo passando dal quartiere operaio alle case borghesi, alle feste, all'università. La saga di Elena Ferrante propone la classica sliding door sociale: è davvero inevitabile che per una sia scritto il destino di successo editoriale e per l'altra la condanna alla povertà operaia? Per tutti i volumi della saga le lettrici hanno cercato uno specchio, hanno sperato, tifato, sono rimaste deluse o appagate ma di certo è nel primo volume, quando Lila e Lenu sono ancora personaggi in potenza e la magia dell'infanzia proietta ancora la sua inquietante luce, che la letteratura riesce meglio nel suo intento, come già accadeva ne L'amore molesto e nei precedenti successi di Ferrante, ovvero ci mostra il punto oscuro delle nostre vite, l'ignoto da cui nasce la vita adulta. La Napoli che esce dalle pagine di Elena Ferrante ha molti debiti: l'Anna Maria Ortese delle donne che lavorano per forza (come in Interno familiare) e del popolo che scommette ogni giorno per sopravvivere, dimenticato dalle istituzioni (come nel racconto de Il mare non bagna Napoli dedicato agli scandalosi Granili, ghetto non distante dalla Gianturco di Ferrante e che Alcide De Gasperi fece abbattere dopo la pubblicazione del libro). Un debito con il Raffaele La Capria della ricca e pigra borghesia di Posillipo e Chiaia; con l'Ottiero Ottieri delle fabbriche del Nord venute a Sud (Donnarumma all'assalto, un capolavoro); con i feroci provinciali di Domenico Rea e naturalmente tanti contemporanei.
La città del romanzo, però, non può che sfuggire ai turisti, poiché ogni romanzo nutre un'immagine che non esiste nella realtà. Il fenomeno di marketing intorno alla saga ha fatto pubblicare persino guide turistiche ai luoghi di Ferrante, eppure, per poter girare il serial, un intero quartiere è stato ricostruito fuori della città, segnale che un'ennesima Napoli di fantasia è nata e ora di nuovo rinascerà nel segno del cinema.

TUTTO SULLA SERIE TV
di Gloria Satta

L’amicizia indissolubile tra Elena, detta Lenù, e Lila, tra tenerezza e incomprensioni, la Napoli pericolosa e affascinante di sessant'anni fa, il best seller internazionale di una scrittrice senza volto: L'amica geniale, la serie tv ispirata al capolavoro di Elena Ferrante, sarà l'evento più atteso della 75ma Mostra del Cinema di Venezia che si aprirà il 29 agosto con First Man, Il primo uomo, nuovo film di Damien Chazelle Gil regista di La La Land), e che promette di essere una delle edizioni più scoppiettanti degli ultimi anni. I primi due degli otto episodi della serie, tratti dal primo libro della quadrilogia della scrittrice e diretti da Saverio Costanzo, che ha già firmato La solitudine dei numeri primi e Hungry Hearts, verranno proiettati al Lido in anteprima, in attesa della messa in onda su Rai Uno prevista a novembre. L'attesa è grande in tutto il mondo: L'amica geniale, pubblicato in Italia nel 2011 da elo, che spiega che cosa significhi essere una donna, farsi strada, lottare per avere un'istruzione, è stato un clamoroso successo editoriale in numerosi Paesi. Tra i fan americani vanta anche l'ex candidata alla Casa Bianca Hillary Clinton. E ha giocato un ruolo importante anche il mistero sull'autrice: Elena Ferrante è uno pseudonimo dietro il quale si celerebbe la saggista e traduttrice di origine napoletana Anita Raja (moglie dello scrittore Domenico Starnone) che tuttavia non ha mai confermato né smentito la scoperta fatta dai media.
Proprio Ferrante ha firmato la sceneggiatura della serie con Costanzo, Francesco Piccolo e Laura Paolucci. Sempre senza farsi vedere, col legandosi con loro via mail. Gli episodi (una produzione Hbo-RaiFiction e Timvision, prodotta da Wildside e Fandango in co-produzione con Umedia Production) iniziano quando Elena Greco, un'anziana scrittrice di successo, decide di mettere nero su bianco la storia della sua amicizia con Raffaella Cerullo, da lei sempre chiamata Lila, che ha conosciuto in prima elementare e che sembra essere scomparsa senza lasciare traccia, pur avendo influenzato in misura determinante la sua vita di studiosa, scrittrice, moglie, amante, madre.
E stato difficile per il regista, che ha ricostruito un intero rione di Napoli con 14 palazzi, una chiesa e un tunnel, trovare le due protagoniste. Dopo aver setacciato per otto mesi scuole e quartieri, Costanzo ha scelto Elisa Del Genio e Ludovica Nasti, per la prima volta sullo schermo, che interpretano Lenù e Lila bambine. Da adolescenti hanno il volto di Margherita Mazzucco e Gaia Girace in un cast che mescola attori professionisti e debuttanti. C'è anche un ruolo, tenuto segreto fino all'ultimo, per Alba Rohrwacher, compagna del regista: è Elena Greco da grande.
Se la serie andrà bene, si gireranno 24 nuovi episodi ispirati agli altri libri della quadrilogia: Storia del nuovo cognome, Storia di chi fugge e di chi resta, La bambina perduta. Intanto L'Amica geniale si prepara a travolgere Venezia. «E stato facile rimanere fedeli al romanzo», ha detto Costanzo. «Perché le storie e i personaggi saltavano fuori dalle pagine, pronti a entrare nello schermo».