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«L’amica geniale» di Elena Ferrante. Voto: 10 (e zucchero e caffè)

Autore: Antonio D'Orrico
Testata: Corriere della Sera - La Lettura
Data: 27 agosto 2018

Il primo capitolo della tetralogia (e/o, 2011) è da 352 settimane nella classifica dei libri più venduti. Per il critico è paragonabile al «Gattopardo».

È virtù dei massimi scrittori far diventare esseri favolosi i personaggi più umili e negativi, ammantarli di un’aura senza però mentire sulle loro colpe e miserie. Dotarli di uno shining che, invece di assolverli, li danna (per l’eternità). Elena Ferrante possiede questa virtù al grado più alto. L’amica geniale (2011, da 352 settimane in classifica), il romanzo con cui ha conquistato il mondo, racconta un’amicizia femminile al modo (epico, fatidico) delle grandi amicizie virili. Elena e Lila diventano donne affrontando assieme, come in un giuramento di sangue, le cose che fanno loro paura: «Il male nerissimo del mondo» sotto un cielo «tremendo, zeppo di stelle e di tenebra, gelato».

Sullo sfondo dell’Italia del boom, Elena Ferrante racconta (darwinianamente, in «un italiano forte, avvincente») rivalità, gelosie, sogni e delitti di gente plebea più che popolare. Le storie dei classici immortali da Romeo e Giulietta a West Side Story, il suo rifacimento metropolitano, fino, addirittura, a Virgilio (nei rioni di Napoli accadono cose da Eneide, in ogni donna di Napoli, pronta a morire per passione d’amore, c’è una reliquia, un gene di Didone) e ad Ariosto (nelle vite parallele di Elena e Lila quando una è felice, l’altra è scontenta, e viceversa; come se avessero bevuto alle fontane dell’amore e dell’odio dell’Orlando furioso). L’amica geniale, capitolo primo, è un Grande Romanzo Italiano del Sud come I Viceré di De Roberto, Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, Una vampata di rossore di Domenico Rea, Il mare non bagna Napoli di Anna Maria Ortese, Parenti lontani di Gaetano Cappelli. Il meglio della nostra letteratura.

In tempi non sospetti, era l’epoca di L’amore molesto (1992), scrissi che Elena Ferrante era la più grande scrittrice italiana. Ci fu, come sempre, qualche schiamazzo, ma era la verità. E lo resta. Voto 10, con aggiunta di un pacchetto di caffè e uno di zucchero (il dono che al Sud era l’antico segno di stima verso una persona).