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La perfezione del tiro

Autore: Eleonora Aragona
Testata: Milanonera
Data: 2 ottobre 2018
URL: http://www.milanonera.com/i-cecchini/

Da Il nemico alle porte ad American Sniper i cecchini si sono fatti strada nell’immaginario collettivo. La figura di questi predatori si è formata nelle nostre teste è quasi epica. Nell’immaginario sono divenuti dei combattenti solitari e infallibili che dai tetti portano la morte. Il cecchino di Mathias Enard ne La perfezione del tiro (E/o editore) è molto diverso dai moderni super soldati americani. Leggendo il romanzo si ha la sensazione che il ragazzo che imbraccia il fucile sui tetti di una qualche città mediorientale, mai esplicitamente nominata, sembri essere molto più vecchio dei suoi diciotto anni. Il suo autocompiacimento nell’uccidere, nell’incutere timore nel prossimo e nel compiere brutalità è descritto in ogni sfaccettatura dall’autore. La perfezione del tiro è uno sprofondare nei pensieri più contorti della mente di un combattente così giovane e già così segnato da una guerra infinita. Il dolore non sembra scalfirlo, lui imbraccia la sua arma di precisione sale su un tetto e aspetta. Per il protagonista il vero piacere sta nella preparazione del colpo, nella scelta del bersaglio, nella difficoltà dell’operazione. Non ci sono volti, non ci sono nomi, sono tutte vittime senza identità. Non aspettatevi un’indagine o un qualche finale consolatorio. Enard ci trasporta nel lato più oscuro dell’essere umano, il suo protagonista è un killer che non si pente mai del colpo sparato e del corpo lasciato a terra non gli interessa nulla. Sembra essere nato in guerra e non sapere come si vive in tempo di pace. L’unica a scuoterlo dalla sua routine di guerriero è Myrna, una giovane quindicenne che assumerà per prendersi della madre uscita di senno. Myrna è la sua innocenza, è qualcosa che lui ha perduto per sempre. Lei rappresenta una normalità che lui vorrebbe, ma che ha dei contorni così confusi. Lei è l’unica che riesce a riportarlo ad una vita pseudo normale, anche solo per poco tempo. Però forse per lui non c’è più speranza. Sicuramente nelle 183 pagine del racconto non c’è nessun barlume di speranza, ogni tanto riemerge un timido accenno di umanità che però lascia sempre spazio ad un’incredibile crudeltà e brutalità.