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La Debicke e… La doppia madre

Autore: Patrizia Debicke
Testata: The blog around the corner
Data: 11 ottobre 2018
URL: http://theblogaroundthecorner.it/2018/10/la-debicke-e-la-doppia-madre/

Niente è più labile della memoria di un bambino… Quando Malone, un tranquillo ometto di tre anni e mezzo, dichiara che sua mamma non è la sua vera mamma, anche se a logica la faccenda pare impossibile, Vasil Dragonman, un bravo e scrupoloso psicologo infantile, gli crede. Deve confrontarsi con le informazioni sulla famiglia, con le derisorie negazioni dei genitori, persone normalissime, e della direttrice della scuola, ma lui non riesce a togliersi dalla testa la convinzione che il bambino stia dicendo la verità. A dimostrazione delle sue affermazioni, il piccolo Malone dice che la sua vera mamma aveva i capelli lunghi e che lui viveva con lei in una casa sulla quale si ergeva un castello con 4 torri, con vista sulla nave dei pirati e sulla foresta degli orchi, ma si doveva diffidare dell’orco con un teschio tatuato nel collo e che portava un orecchino. Per saperne di più, Dragonman ha bisogno di qualcuno che l’aiuti. Per esempio Marianne Augresse, comandante della locale stazione di polizia. E deve agire in fretta, perché teme che i ricordi di Malone, come accade a qualunque bambino della sua età, presto si dissolveranno lungo il cammino della crescita. Ma chi è veramente Malone? Bussi, geniale maestro del romanzo trompe l’oeil, moltiplica le piste, confonde i fili della sua trama, gioca con l’illusione e le false apparenze. Può un bambino avere più madri? E poi che cosa potrebbe mai succedere se quel povero bambino fosse il testimone chiave di una rapina milionaria sfociata in una tragedia? Questo strano ma coinvolgente thriller si svolge a Le Havre, importante porto commerciale francese sulla costa della Manica: moli immensi, piramidi di container, dighe, bacini di compensazione, piroscafi e gru, compagni e nemici dei lavoratori portuali che, man mano che passano gli anni, vengono sostituiti dalle macchine e si trovano costretti ad affrontare la disoccupazione e lo spettro della fame. È in questo contesto che, spinti dalla speranza di una vita migliore, quattro amici d’infanzia si mettono nelle mani di un balordo di professione per il colpo del secolo. Bussi si conferma uno che ci sa fare, che riesce a creare il poliziesco perfetto, senza imbrogli e, giocando a carte scoperte, riesce a farci credere quello che vuole. In questo caso al centro della trama e del dramma ha messo un bambino di tre anni, Malone, chiacchierino e intelligente per la sua età, che vive quasi in simbiosi con Guti, il suo peluche, una specie di topo. Con Guti, Malone parla di notte. E sarebbe il suo giocattolo che gli racconta storie di pirati, di orchi, di case sperdute sulla costa. O Guti rappresenta la sua memoria? Mercé lo psicologo delle scuola, la strada di Malone incrocia quella del commissario Marianne Augresse. La polizia però non ha abbastanza tempo per star dietro alla fantastica immaginazione di un bambino, visto che finalmente è sulle tracce di una pericolosa banda di rapinatori che per tanto tempo è riuscita a sfuggire. Ma dove si nascondono i rapinatori con il malloppo? Cosa nasconde il peluche da cui Malone non si divide mai? Che legame ha Malone con tutto il resto? Malone ha avuto veramente un’altra mamma? Potrebbe darsi che quello che dice Malone…? Chi conosce Bussi e il suo modo di costruire le storie avrà già capito che le due vicende devono avere qualcosa in comune. Ma la vera domanda non è se ci sia un collegamento, ma quale possa mai essere. Con una narrazione che dal presente torna a raccontarci i giorni precedenti, l’autore ci coinvolge nelle vite e nei rapporti umani dei protagonisti, ce ne rivela le emozioni e i segreti. Non solo un giallo, dunque, ma un romanzo solcato da una trama giallo noir che si conclude con una cascata finale di colpi di scena non scevra da un tocco rosato di “melo”. E come sempre un’ambientazione vividamente accurata. Michel Bussi ci porta ancora in Normandia, questa volta in una città portuale che affaccia sulla Manica, in cui ai quartieri di villette, che creano dei veri e propri villaggi a sé, si contrappone l’altra vita, quella portuale, con il suo fardello di disoccupazione e povertà.