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L'ordine del giorno di Madame Le Pen

Autore: Anais Ginori
Testata: La Repubblica - Robinson
Data: 16 dicembre 2018

Che banalità, l’orrore. E con quanta elegante leggerezza è possibile caderci dentro. Sulla copertina dell’edizione francese c’è la foto dell’industriale Gustav Krupp, soprabito di sartoria, scarpe tirate a lucido, guanti e cappello in mano, un bel sorriso stampato sulla faccia. Il significato de L’ordine del giorno, il racconto di Eric Vuillard vincitore del premio Goncourt 2017, è racchiuso in quell’immagine. I magnati dell’epoca che nel 1933 versano l’obolo a un Adolf Hitler “rilassato, non come se lo aspettavano, addirittura cordiale”, la complicità dei governanti inglesi che per educazione non vogliono contraddire l’ambiguo Ribbentrop, la vaga mollezza del primo ministro austriaco. L’ordine del giorno è un libro che distilla parole per far capire quanto abbia pesato il silenzio, lo sguardo altrove, l’anteporre le proprie piccole convenienze, le proprie rendite di posizione al bene comune, a un concetto imprescindibile di umanità. In un modo molto sottile, il suo autore ci fa capire quanto abbia pesato nel più grande dramma europeo della storia moderna l’ignavia singola e collettiva, la scelta deliberata di un arretramento da alcuni principi inderogabili. E ci dice quel che in cuor nostro dovremmo già sapere (vero madame Le Pen?) e non dimenticare mai. Che è successo, che può succedere ancora, e che evitarlo dipende anche da noi.