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Caraibi - La vita perfida

Autore: Marie-José Hoyet
Testata: Il Manifesto - Le Monde Diplomatique
Data: 15 gennaio 2019

Insignita del Premio Nobel alternativo 2018 per la letteratura, Maryse Condé torna alla ribalta presso editori, librerie e media. Per l'occasione le edizioni e/o ripropongono un suo romanzo del 1987, La vita perfida (nella bella traduzione di Guia Risari) nel quale erano già presenti l'inconfondibile scrittura colorita e musicale e alcune tematiche ricorrenti che ritroviamo nell'ultima fatica, Le fabuleux et triste destin d'Ivan et d'Ivana (Lattès, 2017), in cui fin dal primo capitolo si preannuncia ai due gemelli appena nati una vita difficile, 'perfida' appunto. Parole su cui si chiude praticamente il romanzo del 1987, «la vita perfida ci ha sconfitti l'uno dopo l 'altro», che sembra quasi un condensato di tutta l'opera dell'autrice (una ventina di romanzi e alcuni testi autobiografici, teatrali e critici) e illustra magistralmente l'eterno 'nomadismo' di quasi tutti i protagonisti, a partire dall'isola della Guadalupa dove Maryse Condé è nata.

È la storia di una famiglia caraibica dall'inizio del Novecento a oggi, a partire dall'antenato Albert Louis, che sceglie il Panama per sfuggire alle costanti umiliazioni e al duro lavoro sulla piantagione. Si snoda attraverso le vicende dei vari membri del clan, come nel capolavoro di Maryse Condé, Segù (Edizioni Lavoro, volume I e II, 1988-1994), a partire dal ritratto di una società africana pacifica e dalla la sua diaspora, per disegnare il lungo cammino verso l'emancipazione. L'ascesa sociale per alcuni, la ricerca ossessiva delle origini per costruirsi identità collettiva e individuali per altri, sono i mezzi messi in atto per affrontare il futuro. Maryse Condé scava nel groviglio di segreti semi-verità e menzogne, che porta a crepe insanabili e rapporti conflittuali e, a volte, a vere e proprie tragedie in seno alla comunità, dove rancori e sospetti minano tutti e da cui nessuno uscirà indenne.

Si stagliano numerosi personaggi femminili, alcuni dei quali molto sfaccettati, come Thécla che in opposizione ad ogni chiusura identitaria e in cerca di modelli alternativi sarà attratta da altre culture, dall'Europa all'Africa alla Giamaica e conoscerà una vita di vicissitudini, tra gioie e dolori e sogni infranti. Cosi, l'ultima generazione rappresentata da sua figlia, la voce narrante, si propone di ricostruire la cronaca familiare, centrata sull'emancipazione dai codici di una cultura doppiamente opprimente per i neri: attraverso una attenta ricognizione nell'esistenza e nell'immaginario, ma anche nelle idee nuove («Un giorno la razza nera stupirà il mondo») e nelle lotte di liberazione promosse da Marcus Garvey, Martin Luther King e i movimenti indipendentisti degli anni sessanta e settanta nella stessa Guadalupa. Inseguendo i meandri della vita intima dei protagonisti ma anche della memoria collettiva, l'autrice ci offre con La vita perfida, non a caso premiato nel 1988 dall'Académie française, un quadro delle contraddizioni e sofferenze di un mondo postcoloniale in piena mutazione dove, come recita la motivazione del Nobel alternativo «le categorie di genere, razza e classe vengono costantemente stravolte in nuove costellazioni» e tratta di preoccupazioni non solo proprie all'universo caraibico ma più che mai attuali e universali.