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Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio – Amara Lakhous

Testata: BiblioMediaBlog
Data: 22 gennaio 2019
URL: https://bibliomediablog.com/2019/01/22/scontro-di-civilta-per-un-ascensore-a-piazza-vittorio-amara-lakhous/

Chi vive a Roma sa bene che Piazza Vittorio, nel cuore del rione Esquilino, è divenuta il punto di aggregazione per eccellenza delle comunità straniere stabilitesi nella Capitale, con tutte le conseguenze, positive e negative, del caso. Tra queste, non si può non ricordare il clima di reciproca diffidenza e incomprensione che spesso si è venuto a creare tra i migranti e gli abitanti del centralissimo quartiere romano.

Con Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio, opera uscita per le Edizioni E/O nel 2011, Amara Lakhous – scrittore, giornalista e antropologo algerino con cittadinanza italiana – mette a nudo stereotipi e pregiudizi attraverso un romanzo poliziesco corale.

Nell’ascensore di un palazzo in Piazza Vittorio, dove convive – suo malgrado – un’affollata comunità multietnica, viene ritrovato il cadavere di un piccolo delinquente, il Gladiatore. Le indagini si concentrano su Amedeo, esule algerino, ma i condomini formulano ipotesi diverse dando luogo, così, a un intreccio di tante verità: quelle dell’aspirante regista olandese, della bisbetica portiera napoletana, del professore milanese che detesta i romani, del cuoco iraniano che odia la pizza, della signora che vive per il suo cagnolino, della badante peruviana e della ragazza impegnata nel volontariato.

Tutti raccontano la loro versione dei fatti ma, allo stesso tempo, ricostruiscono il loro passato e le loro storie tra quell’integrazione e quel rifiuto che vivono alternativamente nella Capitale. Nei loro racconti si delinea, infatti, sia la cruda realtà del razzismo e degli stereotipi all’interno di una società che fa fatica ad accettare la diversità e l’integrazione, sia la tolleranza e la solidarietà.

Il tutto sullo sfondo di un omicidio e di un ascensore per il quale gli abitanti dello stabile sono in guerra l’uno con l’altro. Toccherà al commissario di polizia Bettarini ricomporre gli elementi della vicenda e ricostruire le storie del condominio che altro non sono che le storie di una comunità i cui appartenenti non hanno nulla in comune tranne il fatto di essere chiamati a testimoniare in qualità di potenziali testimoni di un crimine. L’autore, attraverso questa polifonia linguistica e culturale – sapientemente mescolata alla satira di costume – ci invita, dunque, a percepire la diversità con ironia e, allo stesso tempo, ci sfida a conoscere aspetti delle culture migranti a noi sconosciuti in questo piccolo angolo di Europa troppo spesso chiusa in sé stessa.