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Sarr, l'Africa liberata dalle idee

Autore: Lorenzo Fazzini
Testata: Avvenire
Data: 15 febbraio 2019

E se succedesse anche sotto Al Qaeda (o quel che ne resta), il Daesh (idem come sopra) e Boko Haram? E se anche in quelle terre dove il terrorismo che si rifà a una religione fosse la libertà di spirito e di informazione a rappresentare il grimaldello con cui il potere della forza verrà pian piano battuto dalle ragioni della ragione? In fin dei conti è successo Oltrecortina, con i samizdat e il dissenso, religioso o laico che fosse. Non è detto che tutto ciò non possa succedere nelle terre dove l'integralismo islamico sta ancora facendo strage di cuori, cervelli e soprattutto esseri umani. L'esordio narrativo di Mohamed Mbougar Sarr, giovanissimo scrittore senegalese, ha il sapore della profezia. Quello di chi ha colto nel segno il dramma di una delle tragedie del nostro tempo, denunciando chi mescola Dio e violenza, Allah e morte. «Un rumore formidabile fatto di voci umane e voci meccaniche si elevò verso un dio che veniva acclamato e crivellato di pallottole scrive Sarr, in questo romanzo senza luogo né cronologia, ma in cui è facile rintracciare l'esperienza di diversi Paesi africani (Nigeria, per esempio), sempre più infiltrati dall'ideologia islamista di Boko Haram che, in nome del proprio nome ("tutto quello che è Occidente è male"), semina morte e costringe alla sharia più spietata. Il romanzo di Sarr, che ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti (il Premio Ahmadou Kourouma e il Gran premio del romanzo meticcio) è ambientato in una città africana, Kalep, dove i miliziani della Fratellanza islamica instaurano la legge islamica. Esecuzioni pubbliche e rappresaglie sono all'ordine del giorno: in tale atmosfera le delazioni, anche intrafamiliari, sono all'ordine del giorno. Non proprio un bello spettacolo, si direbbe. Ma ecco il guizzo dell'autore: immaginare (e questo è un richiamo anche alla miglior società civile africana) che in una cantina di un bar popolare un manipolo di uomini e donne si inventi un giornale come specchio e megafono della ricerca di libertà di pensiero che anche in contesti di barbarie l'uomo non può far tacere dentro di sé. E cosi il foglio "Rambaaj" diventa una minaccia per il potere di Abdel Karim, il potentissimo capo della Fratellanza, che inizia una caccia spietata agli ideatori del giornale, distribuito di notte ai crocicchi delle strade. Karim tende una trappola perfetta ai giornalisti clandestini: fa bruciare i manoscritti antichi della biblioteca cittadina e scruta nei volti degli astanti sentimenti di sdegno e di ribellione. Per poi pedinare e arrestare coloro che nell'amore per la cultura e il sapere, si sono autotraditi. Ma il momento di mettere a morte due di loro, Déthié e Codou, diventa il frangente liberatore in cui il Popolo di Kalep riprende in mano il suo destino. Romanzo potente, dall'ambientazione coinvolgente, in cui il filone narrativo che affronta la battaglia delle idee si mescola con la suspance dell'avventura mostrando, ancora una volta, l'impatto che ha sulla storia l'inventiva propria della letteratura.