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Il testamento

Autore: Gianni Biondillo
Testata: Cooperazione
Data: 16 aprile 2019

Un nonno, che racconta alla nipotina, così giovane che neppure può capire il racconto, la vita di un luogo, i suoi abitanti, il passato che non deve essere dimenticato. Un dono, un testamento orale. Nulla di più. Non c’è altro da aggiungere alla trama di Arenaria. Eppure non si riesce a smettere di leggere le continue digressioni del narratore che saltabeccano, vagando con la mente e la memoria, da una definizione di una parola desueta al soprannome di una famiglia di contadini; dal racconto di una casa scomparsa nel mare a una montagna (che poi neppure montagna è) che perde pezzi in modo capriccioso. Come si diceva una volta: raccontando vita, morte e miracoli.

Sono due gli elementi di forza di Arenaria, un monologo che potrebbe essere messo in scena già da subito. Il primo elemento è la lingua. All’apparenza colloquiale, bassa, popolare. Ma nei fatti coltissima, capace di riflettere su se stessa, farsi malinconica, comica, tragica, mai nostalgica. Paolo Teobaldi è uno scrittore di parole. L’altro punto di forza è la scelta di non avere protagonisti. Non ostante la pletora infinita di personaggi, spesso solo accennati ma con tale precisione che sembrano vivi, nessuno di questi ruba la scena al vero protagonista dell’opera: il paesaggio. Arenaria è una (rara) narrazione del paesaggio. Racconta di una collina, pochi km2, fra mare e pianura. Un micromondo dove gioia e rabbia, fatica e speranza convivono. All’apparenza storie minime, dimenticabili, ma che viste con lo sguardo prodigioso dell’autore diventano un universo.