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“La banda degli amanti” di Massimo Carlotto

Autore: Adriano Napoli
Testata: SoloLibri
Data: 20 maggio 2019
URL: https://www.sololibri.net/La-banda-degli-amanti-Carlotto.html

Un docente padovano scompare nel nulla, le indagini ufficiali ben presto giungono a un punto morto. Tutto sembra già dimenticato, ma l’amante dell’uomo, l’unica a conoscere i risvolti segreti della vicenda, si rivolge a Marco Buratti, “L’Alligatore”, investigatore senza licenza, che inizia una delle sue indagini non autorizzate coinvolgendo i suoi soci, il gangster Beniamino Rossini e Max “la Memoria”. “La banda degli amanti” si sviluppa seguendo una trama complessa e contorta come il contesto in cui è ambientato (il Nord Est epicentro di una metastasi ormai propagatasi nel corpo malato dell’Italia di oggi) ed è l’occasione per gli aficionados di rivedere in azione l’eterogeneo terzetto di investigatori creati da Massimo Carlotto. I quali, nel corso dell’indagine incroceranno le armi con un’altra vecchia conoscenza, Giorgio Pellegrini, delinquente dalla mente algida e raffinata. Una riunione familiare insomma, come nella ricorrenza del Natale (per riprendere un’arguta osservazione di Leonardo Sciascia su Agatha Christie).

Ma Carlotto non è un giallista; usa piuttosto gli stilemi del noir come un grimaldello per forzare i recinti di una società in apparenza inamidata di benessere, osservante delle leggi, inappagata e bulimica nella rincorsa di nuovi status symbol, rappresentandone il lato oscuro e osceno, la povertà interiore, il vuoto morale. È sintomatico che l’io narrante, l’Alligatore, appassionato di musica blues come il David Hemmings di “Profondo rosso” e delibatore contemplativo di calvados come Maigret, sia un investigatore e un uomo senza statuto, al di fuori della società e della sua Legge; un irregolare e così pure i suoi compagni di esilio: Max e l’inossidabile Beniamino. Forse occorre una condizione di alterità, una solitudine costituzionale e infrangibile per affinare un acume peculiare, doloroso e al contempo ironico, raccontando così bene ciò che si conosce e vive quotidianamente e perciò rimane invisibile agli occhi. L’Alligatore, Max la Memoria, Beniamino Rossini....come non amarli? E un po’ invidiarli? Con le loro silhouettes di fumetti di una striscia di gangsters, ma più autentici e veri della realtà opaca e fasulla che li attraversa. Tre vite ripudiate dalla Storia eppure da essa indissolubili, figure tragiche e consorti di un abbraccio sensuale con il destino. È in questa loro anacronistica posizione della vita, lucidando le armi, cercando il contatto con un corpo di donna, scandagliando vecchi archivi, che si situano le solitudini dei personaggi (e del loro autore?), trovando nell’inconciliabilità con il nostro tempo il varco di una fuga che è anche un ritorno a un grumo di dolore in cui unicamente poter consistere. Soltanto nella fuga che porta con se la consapevolezza di non poter fuggire è dato ancora rinascere tardivamente rincorrendo il motivo di una musica perduta?

Verrà un giorno che altri leggeranno i noir di Carlotto come veri e propri romanzi storici, riconoscendovi le ombre e i contorni di un tempo che a noi tocca invece attraversare con approssimazione da miopi, “nessuna cortesia all’uscita”. Le ombre di un tempo confuso tra realtà e finzione, che ingannandoci con l’esca dell’evasione, ci trattiene, ci invischia, senza una conclusione, in un labirinto che proietta dai suoi molteplici specchi la fantasmagoria di meschinità e paure che siamo diventati.