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A volte il limite può diventare risorsa

Autore: Stefania Massari
Testata: Huffington Post
Data: 7 giugno 2019
URL: https://www.huffingtonpost.it/entry/a-volte-il-limite-puo-diventare-risorsa_it_5cfa2518e4b006ad194f4f8d

La detective ipovedente Blanca e i suoi colleghi – il commissario Martusciello, l’agente scelto Carità, Liguori e Micheli- si ritrovano a dover risolvere due casi che sembrano fra di loro scollegati: un traffico illecito di animali provenienti dall’estero, che causerà la morte di due veterinari, e una serie di omicidi condotti, in apparenza, da un assassino seriale che usa i ragni come armi.

Nel commissariato, però, regna l’anarchia. Ognuno segue le proprie indagini che, fra l’altro, vengono intralciate da un cucciolo chiamato Guaio, da Amaltea Ornico, una bizzarra e anziana signorina, madre di due cani, frequentatrice assidua di uno studio veterinario che inveisce contro i cani stranieri portatori, a sue dire, di malattie endemiche e Sua Signoria, boss della zona impegnato nel traffico di animali esotici, di cui fa collezione, sospettato di aver compiuto i misteriosi omicidi. Nel frattempo Blanca non smette di pensare a Liguori e cerca conforto tra le braccia di Micheli, che stravede per lei.

Questa è la trama di “La danza dei veleni”: romanzo scritto da Patrizia Rinaldi e pubblicato dalla casa editrice Edizioni E/O.

Blanca, la figura femminile protagonista indiscussa del libro, affronta le indagini mescolando il suo intuito investigativo con la tenacia e la determinazione di una donna che rende il suo handicap una possibilità di riscatto: non vede, ma percepisce suoni, profumi e presenze di persone che le si aggirano attorno. Inoltre, è madre adottiva di Ninì e il suo essere madre la rende meno severa e più accomodante. Ribelle per natura, colpisce per la sua umanità e la voglia di normalità che insegue a tutti i costi.

“Mi interessa il limite che può diventare risorsa”, dirà.

La sua fragilità, infatti, si trasforma in un punto di forza e quando si sente vulnerabile trova riparo nella solitudine, compagna e amica.

Ambientato in una Napoli dal ritmo lento e rarefatto, il noir è costruito intorno a una sceneggiatura perfetta che non ammette sbavature. Ogni personaggio e scena descritta è stata pensata in maniera tale da risultare realistica e coinvolgente. Il pathos, l’emozione di aggiungere un dettaglio che completi il puzzle delle indagini e l’intersecarsi di personaggi secondari che si amalgamano perfettamente con i membri di questo commissariato atipico ed eccentrico aggiungono quel pizzico di novità che tiene viva l’attenzione e rende partecipi i lettori che si sentono rapiti e avvolti da misteri dalle maglie fitte che stentano a districarsi.

Colpisce, inoltre, l’umanità di questi protagonisti che si spogliano delle loro corazze e iniziano a raccontare un vissuto complesso legato alla sfera intima e personale di ognuno. La loro semplicità nel raccontarsi, la voglia di essere ascoltati e capiti dimostra quanto essi si avvicinino al vero. Non ci sono infatti personaggi artefatti, ma persone che tentano ogni giorno di recuperare parte di sé che magari, a seconda delle avversità, andrebbe perduta. Ed ecco che il commissariato assume le sembianze di una famiglia che, pur coi suoi difetti, ti protegge dal mondo e tu non puoi fare altro che sentirti rassicurato.

Patrizia Rinaldi ha scritto un romanzo unico che eccelle per la qualità della scrittura, sempre raffinatissima, e per la scelta sapiente del ventaglio di emozioni che trasudano dalle parole che compongono queste pagine attente e mai banali. Il risultato è, quindi, una prosa che scorre in maniera fluente e che riesce ad ammaliare con la sua dolcezza, verità e bellezza i suoi lettori.