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L'invenzione occasionale

Autore: Erminio Fischetti
Testata: Mangialibri
Data: 18 luglio 2019
URL: http://www.mangialibri.com/libri/l%E2%80%99invenzione-occasionale

Un giorno progetta di raccontare le sue prime volte. Ne elenca un certo numero. La prima volta che vede il mare. La prima volta che viaggia in aereo. La prima volta che si ubriaca. La prima volta che si innamora. La prima volta che fa l’amore. E così via. Si accorge però che è un esercizio vano. Inutile. Alle prime volte si guarda infatti con esagerata indulgenza… Non è coraggiosa. Teme innanzitutto qualsiasi cosa strisci. Più di ogni altra i serpenti. I tarli. Le zanzare. Le mosche. L’altezza. Gli ascensori. Le funivie. Gli aerei. Le persone quando diventano violente. Gli urli. Gli insulti. Eppure da ragazza si è sempre forzata a essere impavida… Da ragazzina tiene per qualche anno un diario. È una ragazzina timida. Per lo più taciturna. Quando parla, al massimo acconsente, accondiscendente. Sulle pagine del suo quaderno invece perde i freni inibitori, e dunque è preoccupatissima che qualcuno lo possa trovare. Pertanto cerca nascondigli che le paiono il più possibile sicuri… Sente le persone che la circondano, alle quali è legata da amicizia, dire di norma che non è la morte a spaventarle, ma piuttosto, in verità, la malattia. E anche lei nota che si ritrova ad adoperare di preferenza questa formula…

Elena Ferrante, si sa, è amatissima a ogni latitudine: il ciclo de L’amica geniale è diventato persino una assai acclamata serie tv di respiro internazionale. Illustrata da Andrea Ucini, la raccolta di testi dell’autrice – celebre per la sua identità segreta (più o meno) e per la curiosità ossessiva che il suo nascondersi dietro uno pseudonimo ha generato, tale da meritare tempo fa un’inchiesta giornalistica, da cui è scaturita la considerazione che se ci si impegnasse così tanto a tracciare il percorso di fondi illeciti anziché di bonifici editoriali più che legittimamente attribuiti a chi ha lavorato bene ma non ha voluto firmarsi il mondo sarebbe migliore – declina nuovamente un elemento caratteristico della sua poetica: la frantumaglia. Con questo termine che, come del resto il libro in questione, sfugge a ogni definizione, Elena Ferrante infatti ancora una volta si svela mantenendosi celata, ci fa entrare nel suo laboratorio di scrittura e, appunto, di poetica, proponendo la sua visione del mondo, paradossalmente, nonostante la sua prosa sia sempre di ampio respiro, in questo caso esaltata e sottolineata dalla brevità frammentaria delle tessere di un mosaico che come per magia sempre si ricompone. Come gli antichi, che spesso si dedicavano difatti a componimenti d’occasione, che servivano però soprattutto loro spesso come trampolino per il vero messaggio che volevano trasmettere al lettore, così la Ferrante, che qui raccoglie gli oltre cinquanta articoli scritti l’anno scorso per una rubrica settimanale di successo sul “The Guardian”, il quotidiano della “sinistra” laburista inglese la cui nascita è stata raccontata al cinema da Mike Leigh, sviscera i temi che le sono più cari: i primi amori, il senso del vivere, le paure, l’adolescenza, la percezione della fine.