Login
Facebook
Twitter
Instagram
Newsletter

L’invenzione occasionale di Elena Ferrante: 51 mondi da esplorare

Autore: Mara Ricci
Testata: Players Magazine
Data: 24 luglio 2019
URL: http://www.playersmagazine.it/2019/07/24/invenzione-occasionale-elena-ferrante/

Se non avete una bibbia o la Bibbia tra la pila di libri che ogni lettore che si rispetti ha sul comodino, L’Invenzione Occasionale di Elena Ferrante farà al caso vostro: vi fornirà illuminazione, saggezza, esperienza, ironia e intrattenimento di quel particolare tipo che non si esaurisce ma si rinnova nelle letture successive.

Scorrete l’indice e cercate un argomento che possa risuonare al momento contingente, oppure affidatevi alla bibliomanzia: aprite una pagina a caso e sono certa troverete un passaggio, una riflessione che parlerà a voi, di voi, di qualcuno che conoscete, di un momento particolare della vostra vita.

l'invenzione occasionale

Nel 2018 il Guardian propone a Elena Ferrante una rubrica settimanale, l’autrice accetta ponendo due condizioni: la prima che l’esperienza fosse a tempo determinato, la seconda di avere una serie di temi, scelti dalla redazione, che lei settimanalmente avrebbe provveduto a elaborare.

Da quella collaborazione nasce l’Invenzione Occasionale, la raccolta della sua esperienza di columnist in un volume corredato in modo garbato ed efficace dalle illustrazioni di Andrea Ucini che è riuscito a catturare lo spirito dei singoli brani.

Il lettore ha dunque 51 articoli che sono 51 universi letterari, 51 disvelamenti della propria intimità 51 esercizi di stile di una grande scrittrice, 51 confessioni che raccontano la verità partendo da esperienze forse fittizie, forse reali – ma quando si scrive ha senso parlare di reale e fittizio? – 51 modi di declinare il quotidiano, il particolare e il soggettivo, ma che grazie all’acume e alla sintesi della chiarezza di vedute raggiungono quel tipo di universalità per la quale un contenuto riesce a risuonare nell’esperienza di qualsiasi lettore.

Il filo rosso che attraversa e lega la produzione apparsa sul Guardian è quello del femminismo e dello sguardo della donna rivolto sia verso sé stessa, sia verso il resto del mondo in un gioco di reciprocità asimmetrica in cui il femminile è al servizio di un maschile egemone e totalitario che tenta, purtroppo con successo, di ridisegnare quel femminile asservendolo alle proprie necessità.

E noi, pur di sentirci attraenti,ci siamo adattate con compiacimento, con sofferenza, con vergogna, ai modelli comportamentali, alle pose che di volta in volta ci venivano suggerite o imposte. Il nostro piacere è consistito nel vederci collocate indiscutibilmente al centro della loro scena, prescindendo dalla reale soddisfazione del nostro desiderio. [Il Racconto Maschile del Sesso]

E proprio qualche pagina più indietro Ferrante aveva riflettuto sulla sua decisione di essere sempre dalla parte delle donne e accordare anche alle più “odiose” l’attenuante di genere di essere una donna che per questa semplice e fortuita accezione biologica si trova ad avere tutto più difficile trovando perfino nelle altre donne uno specchio del maschile

Voleva dire che si è addestrata a non essere troppo bella, troppo intelligente, troppo sollecita, troppo indipendente, troppo generosa, troppo aggressiva, troppo gentile. Il “troppo” di una donna produce violente reazioni maschili e, in sovrappiù, l’inimicizia di altre donne che le briciole dei maschi sono costrette quotidianamente a contendersele. Il “troppo” degli uomini genera ammirazione e posti di comando. [Le Odiose]

Fin dal primo brano, però, Ferrante ci fa capire che è soprattutto la scrittrice a parlare, e la scrittura sarà un altro tema portante e ricorrente attraverso i 51 brani. La prima column ci parla della prima volta, delle prime volte, e di come il ricordo sia più che una precisa registrazione degli eventi, una riscrittura emotiva che importa ed esporta da altre situazioni e suggestioni, da una memoria che inventa dove è lacunosa. La prima volta, così come tanti altri nostri ricordi, non è che il suo racconto di finzione e in questo passaggio è facile immaginare, per esempio, una Lenù che scrive

Lui era molto alto, molto magro e mi pareva molto bello. Aveva diciassette anni, io quindici.Ci vedevamo ogni giorno alle sei del pomeriggio[…]. Lui mi parlava ma poco, mi baciava, ma poco, mi accarezzava ma poco. Gli interessava soprattutto che l’accarezzassi io. Una sere (era sera?) l’ho baciato come mi sarebbe piaciuto che lui mi baciasse. L’ho fatto con una tale avida impudica intensità, che dopo ho deciso di non vederlo mai più. [La prima Volta]

l'invenzione occasionale

L’invenzione Occasionale, già nel titolo scelto, ci indirizza verso un testo che si modula su narrazioni e riflessioni strutturate intorno alla fortuità di una domanda, di un’occasione appunto, a cui la voglia di scrivere non ha saputo e voluto resistere. Non è un caso quindi che molti articoli trattino della scrittura sia in modo esplicito che indiretto, Ferrante ne parla come di una dipendenza e di come un’altra dipendenza – la sigaretta – sia al servizio della necessità di scrivere: nel mondo frammentato, ma ricomponibile in una visione d’insieme, che attraversa queste pagine tutto parla dell’esperienza del racconto, di trasformare riflessioni ed esperienze in qualcosa di trasmissibile agli altri. In quest’ottica L’invenzione Occasionale non solo è una lettura agile, poliedrica e stimolante, ma sortisce l’effetto collaterale di indurre la voglia di scrivere, d’altra parte tutte le persone che sono molto brave nel proprio lavoro hanno la dote di far sembrare i loro risultati accadimenti avvenuti con facile grazia.

Cinema, menzogne, maternità, gelosia, scrittura, sesso, lingua di appartenenza, apprendimento, insonnia, amicizia, morte, l’elenco dei temi trattati nell’arco di un anno prosegue fino a toccare tutto quello che potrebbe venirvi in mente a proposito della vita, e per ciascun aspetto Ferrante ha un vivido racconto del suo pensiero, ma se dovessi scegliere una sola citazione sarebbe questa

Te lo dico per il tuo bene, non buttare via il tempo così. L’arte di scoraggiare con parole affettuose è tra le più praticate. Né date credito a chi dice: sei giovane, hai scarsa esperienza, aspetta. Non si rimanda la scrittura a quando avremo vissuto abbastanza, avremo letto a sufficienza, […] avremo viaggiato molto. Ma scrivere non va subordinato in alcun modo a un “dopo che”. [La Scrittura che Urge]

Qui il consiglio è rivolto a chi desidera scrivere, ma credo che sostituendo la scrittura con qualsiasi altra attività il consiglio non perda di efficacia e aiuti a schermarsi dalla forza demoralizzante dello scoraggiamento a fin di bene.