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La bambina che insegnò al serpente ad amare

Autore: Simona Bertuzzi
Testata: Libero
Data: 23 settembre 2019

Mary è una bimba più alta delle altre, con i capelli ricci e il corpo magrolino. Abita in una casa modesta e scarna ma in certi giorni il profumo di minestra è così buono da far apparire la sua cucina una reggia. Il suo giardino è grande come un tappeto da salotto e potrebbe sembrare minuscolo se Mary non lo solcasse a piccoli passi rendendolo un prato gigante di fiori e colori. Dalla sua finestra vede le case dei poveri che sgocciolano acqua da tubi logori e oppressi e sono sempre fredde e umide a differenza di quelle dei ricchi piene di luci, tepore, piscine e animali colorati. Un giorno di un'epoca imprecisata, ma certo governata da uomini malvagi e ignari, Mary incontra un serpente. Dorato, bellissimo. Decide di chiamarlo Lanmo. Si guardano, si parlano e scocca la scintilla. Il potere dei bambini: «Tu non sei un serpente, sei mio amico».

Ma Lanmo è un serpente strano e temuto, viaggia nei secoli e attraversa le nazioni e porta la morte alle persone del mondo quando non ci pensano gli umani. La domanda a questo punto è semplice: può un piccolo serpente che porta la morte diventare l'amico migliore di una ragazzina smilza e sorreggerla nei tempi bui di una guerra che svuota le case e fiacca gli uomini? E può una ragazzina leggera e coraggiosa far scoprire al serpente la rabbia e poi i sensi di colpa, e fare battere di amore puro il suo cuore freddo e impassibile? A.L. Kennedy (pseudonimo di Alison Louise Kennedy) è la scrittrice inglese nominata due volte per il Granta Best of Young British Novelist Ma è soprattutto l'autrice del Piccolo serpente (edizioni e/ o, 167 pagine), un libro piccino capace di regalare ai lettori una favola lieve e calda. Qualcuno l'ha già definito un classico, un capolavoro come fu giudicato subito Il Piccolo Principe. Ma la storia di Antoine de Saint Exupery era più complessa, il bambino principe viaggiava attraverso i pianeti, scopriva le mille sfaccettature dell'animo umano e del mondo e poi l'amicizia era con una volpe, non con un serpente dalle squame dorate... Qui gli incontri sono fotogrammi semplici da cogliere nella loro complessità. Tratteggi di una scrittura che delinea prototipi umani con pennellate dure e sferzanti: l'anziana che ha amato tanto le figlie ma è stata amata da una sola di loro (le porterò i tuoi pochi gioielli e lei saprà che glieli mandi tu, dice Lanmo); il marito che deve morire giovane e la moglie che non vuole lasciarlo andare e dopo un ultimo giro di valzer nella quiete di un tramonto bellissimo chiede al serpente porta via anche me; e poi l'uomo ricco sfondato che non ha mai riso, non ha mai temuto e non ha mai obbedito e all'improvviso si ritrova tremante e osceno davanti al sibilo del serpente che fa gelare le menti vuote e poi spalanca la bocca mostrando piccoli denti bianchi come ossa. La morte in un attimo. Il niente dopo la vita.

Il serpente stavolta non è il male tentacolare e tentatore che ci rende lividi e pavidi ma la saggezza fredda e calma che viaggia nei secoli, assaggia con la lingua sottile e biforcuta i sapori dell'umanità. E poi si lascia sedurre dai sentimenti. Lecca l'aria attorno a Mary per assicurarsi che la sua amica sia felice e sente il sapore di dentifricio e coraggio, di pensieri buoni e di una saponetta al gusto dei fiori. Poi odora lo spazio di un'insegnante ottusa e vuota per capire come gli uomini educhino i loro cuccioli a stare al mondo senza l'aiuto delle uova. Deve stendersi sulla scrivania della classe per capire quella donna e poi osservare gli alunni impegnati in un test nazionale che lei ha imposto. E capisce solo che quell'insegnante non vedrà mai un serpente che non fa parte del test nazionale e non scorgerà mai i sogni dei ragazzi perché sono troppo alti e lei è vuoto e noia. Vede chi ama. Ha paura chi ama. Si arrabbia chi ama. E quando il cuore del serpente - che per mille e mille anni è stato fermo nonostante i viaggi e i secoli trascorsi - incomincia a battere forte da far tremare l'aria, il lettore capisce perché questa favola ha un senso. Perché cattura l'adulto e porta i ragazzini a vedere. Loro, i ragazzini, menti brillanti che non sempre diventano grandi. Ma anche vuoti come gusci e cattivi come bulli se vogliono. Finirete per amare il serpente, la sua sapienza e i suoi sbandamenti ("quando si svegliò pianse e non era mai successo") e odiare un po' di più l'ottusità umana. Ma qualcosa imparerete da questo testo che qualcuno vorrebbe fosse Il Piccolo principe dell'era moderna e forse è solo una favola capace di raccontare il mondo e dare ad ognuno la riflessione che crede.

Resta solo una domanda: perché un serpente? Perché non c'è nulla di più difficile al mondo che metter pensieri buoni in una creatura che per noi è sempre stata malvagia. O forse perché non è il serpente che conta ma chi lo guarda e come lo guarda. Se ami, vedi, senti e capisci. E anche il serpente che ama, alla fine diventa un po' più umano: «Il mondo non ha conosciuto una sola notte in cui io no abbia viaggiato per compiere il mio lavoro» dice Lanmo. «Ma oggi resterò qui e nessuno mi incontrerà né lascerà la vita a causa mia». E questo solo per Mary. C'è qualcosa che vale più un'amicizia bellissima? Viene in mente una bimbetta vera, figlia di un allevatore di serpenti conosciuto nei mille incontri di una professione. Il padre allevava rettili ed erano per lui solo creature bellissime di straordinari colori, opere d'arte striscianti da osservare, studiare e rispettare. Per la figlia una piccola Mary in carne ed ossa erano compagni di gioco insostituibili, bracciali dorati da mettere al pois o accarezzare, e con cui parlare e con fidarsi nelle notti buie e spaventose.

Ps: C'è anche l'amore in questa favola. Si chiama Paul e ha una mente brillante. Un giorno Paul incontra Mary e poi vede Lanmo...