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Die wand. La parete fredda e liscia di Marlen Haushofer

Autore: Lucia Rossi
Testata: Art a part of culture
Data: 10 ottobre 2019
URL: https://www.artapartofculture.net/2019/10/08/die-wand-la-parete-fredda-e-liscia-di-marlen-haushofer/

Cosa fareste voi se vi svegliaste una mattina improvvisamente prigionieri, intrappolati in una parte di bosco delimitato da un muro invalicabile in un paesaggio attraente ma impossibile da oltrepassare? Voi, unico essere umano nella natura più vera, che è cruda e meravigliosa, cosa pensereste? È questa la prima sfida che colpisce la protagonista senza nome di Die Wand, romanzo distopico di Marlen Haushofer, scrittrice austriaca scomparsa nel 1970 che ha lasciato una serie di testi tutti incentrati sul tema dell’isolamento, la solitudine, la prigionia, il conflitto con le norme, creati per lo più la sera tardi dal tavolo della cucina, dopo aver portato a termine i numerosi impegni famigliari.

Die Wand (La Parete) esce nel 1963 e vince il Premio Arthur-Schnitzler ma raggiunge il pubblico solo nel 1983, diventando il suo romanzo più conosciuto. Eppure non è abbastanza. Portato alla ribalta da visioni ambientaliste e femministe, di questo libro si è parlato poco e spesso in maniera superficiale.

C’è chi ci ha visto un Robinson Crusoe al femminile, chi lo ha definito un romanzo psicologico, chi vi ha trovato un attacco diretto allo sviluppo economico e al consumismo, e ancora, un racconto sulla convivenza tra animali e umani in una perfetta cornice naturale e non corrotta, infine un romanzo senza Dio.

Nei libri della Haushofer c’è spesso la difficile condizione della donna della classe media nella società austriaca della metà del XX secolo.

È tutto questo, ovviamente. Ma non è abbastanza.

Si è vero, nei suoi testi la figura della donna è strettamente legata a certe esperienze direttamente vissute dalla Haushofer in contesti altamente maschilisti.

Non è però solo questo.

Che ci siano elementi da collegare al movimento femminista o a tematiche ambientaliste è indubbio, ma la realtà è che La Parete va letto senza pensare troppo per assaporarlo pienamente. Bisogna sentire, per capire.

Ci possiamo riconoscere nella protagonista di Die Wand; sempre. La società annienta alla fine tutti, soffocando la libertà e la felicità individuale di uomini e donne. Dell’essere umano.

È giusto esaminare le tante tematiche che il libro partorisce più o meno consapevolmente, ma importante è non farsi distrarre troppo con il rischio di perdere quelle piccole parole buttate quasi per caso, brevi pensieri che sembrano non del tutto pieni e che in realtà mostrano il vero centro attorno al quale si muove il racconto. La parete fredda e liscia che costringe la donna a vivere in un mondo isolato, attraente e pericoloso, esiste. Ma è l’uomo il vero interesse. È sulla natura umana che si scrive.

Un libro da leggere con calma, gustando ogni espressione anche quando tutto porta ad arrivare alla fine in tempi ristretti, travolti dalla cronaca senza interruzioni che aumenta un senso claustrofobico.

È un diaro. Memorie di una donna che scrive per non “fissare il crepuscolo ed avere paura”, parole che forse non leggerà nessuno e che, in fondo, lei stessa non sa nemmeno se desidera che ciò accada. Risponde invece a un bisogno umano che sgorga da una Natura, che è sì un rifugio da una vita non pura, non realmente nostra, un isolamento necessario quanto drammatico per il vero, ma che annienta chi non si adegua.

E per quanto la donna si costruisca una energica utopia personale, alla fine non può sfuggire alla sua autentica essenza: “continuo ad essere una natura umana che pensa e sente.”. In questa frase troviamo la chiave per affrontare al meglio la storia. Romanzo che ha avuto anche una trasposizione cinematografica grazie al regista Julian Roman Pölsler, presentata al Festival di Berlino nel 2012 eliminando, ovviamente, tutto quello che il libro trasmette.

Il ritmo della scrittura è fermamente legato al senso dell’opera, ancor più che in altri romanzi; impossibile quindi da riportare sotto altre forme artistiche. Così come la presenza stessa di una parete fredda e liscia e invisibile, ugualmente vera e metafora di una condizione di isolamento necessario, proprio come la “sordità” che colpisce la protagonista di un altro libro della Haushofer, La Mansarda.

Recentemente ristampato in Italia da edizioni e/o Le Cicogne, Die Wand è un romanzo che merita un successo maggiore di quello che ha avuto, un libro da tenere nella propria libreria , pronto per essere riletto di tanto in tanto. Accusatore di quella vita in cui noi ci troviamo e che la protagonista lascia al di là della parete, il testo è una realistica presa di coscienza di tutte le cose che ci impediscono di vivere in purezza la nostra natura:

“Là regnava un freddo inospitale, comunque più facile da sopportare del falso benessere della mia casa calda e dolcemente illuminata”.

Non solo: ci porta a cercare il nostro rifugio per fuggire dalla corsa furiosa di un’esistenza che toglie il tempo della riflessione, un tempo che non si accerta con orologi ma che possiede tutto un altro ritmo.

“Uno che corre non può guardare”.

Una cronaca giornaliera di sopravvivenza su come procacciarsi il cibo per sé e per gli animali che vanno e vengono dal suo nuovo mondo, sull’agricoltura, sulle regole del bosco, sul cambio delle stagioni, sul mantenersi continuamente occupate per non rischiare di fermarsi ed annegare nei pensieri.

Ma questo è davvero inevitabile per noi, uomini.

“Solo noi siamo condannati a inseguire un significato che non può esistere… gli uomini forse meritano maggior commiserazione perché posseggono giusto quel tanto di giudizio per opporsi al naturale corso delle cose. Ciò li ha resi disperati e cattivi, e poco amabili. Eppure sarebbe stato possibile vivere diversamente. Non esiste impulso più ragionevole dell’amore.”

L’uomo però ha percorso la strada sbagliata e non ha scelto quella per una vita migliore. Un libro a tratto oscuro, doloroso, poetico, estremamente schietto; immerso in una dolcezza nera che ci scuote.