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All'ombra del "Grande Leone Nero" Mandela

Autore: Tiberio Crivellaro
Testata: La Sicilia
Data: 10 ottobre 2019

Il Musgrave 30-06 aveva inquadrato un onice a circa 200 m. Ghaap, sergente sbirro a Soweto, quel momento se lo sognava a occhi aperti. Si trattava di guadagnarsi il rispetto degli anziani. Ma un colpo simile sarebbe stato difficile se si considerava che il tiro utile, efficace era di 100 m. Invece a 200, le “tre palle” del proiettile Nosler Partition (Rolls-Royce delle munizioni) sarebbero calate quel tanto da non colpire precisamente il bersaglio. La caccia per Lui era anche sinonimo di poter catturare la leggendaria figura de Il Padre, potente e crudele sciamano detto “L’intoccabile”). Karin Brynard, nel suo lungo (trhilly) “I nostri padri” (E/O Ed.) è ambientato a Soweto nello Zululand zona e teatro durante l’apartheid di lotte native per liberarsi dal dominio coloniale degli olandkkaner capeggiate in carcere dal “Grande Leone Nero” Mandela. Ma Soweto resta arcipelago di guerriglie e orrendi delitti e metropoli tentacolare fatta di multi etnie. E ossequio la traduttrice Silvia Montis ivi traduttrice con...”invenzione poetica”. Vediamo chi “sguazza” nel romanzo? Protagonista è l’Ispettore Beeslar col suo “pupillo” Johannes Ghaap, la “perla nera” e instancabile Capitana della police locale Qhubeka e sbirri-altri-poco-veri-sbirri... Era dannatamente urgente ritrovare una donna rapita e in pericolo di vita. Chi è? Mah, ve ne tange qualcosa? E intanto la “tawanship” nera fa da sfondo, con dovizia des particulaires, sul marchio secolare di sangue e miseria a “ringraziare” debitamente gli “holland”, quando invece gli anglées erano più soft e...spiragliosi. Nel quartiere Stellenbosh, dietro il paesaggio dei sontuosi palazzi, roccaforte dei ricchi, per i reconditi formicai nero-meticci per nulla afrikkaner, le matasse erano sempre più logore. Scioglierle, insomma, trovare un varco, un filo che fili fuori dal labirinto dei nodi. E adesso, scioglietela voi la matassa scritta o terreni.