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Svetlana, la morte e l'amore

Autore: Daria Bignardi
Testata: Vanity Fair
Data: 30 novembre 2019

Vi ho mai detto che il mio mito vivente è la giornalista e scrittrice bielorussa Svetlana Aleksievic? Sì, ve l'ho detto almeno dieci volte, se no che mito sarebbe?

E quindi non potevo non raccontarvi che l'ho rivista. Abbiamo parlato da sole più di mezz'ora, che per il tempo di un premio Nobel è come se mi avesse concesso di passare insieme le vacanze di Natale. (...)

Sapete quando qualcuno non vi delude mai, anzi, ogni volta che lo rivedete capite cosa vi piace tanto di lui? Ecco, io ho conosciuto tantissimi scrittori, ma sono davvero pochi quelli che mi fanno questo effetto, quando ci parli di persona. L'ho rivista a Milano, in Bocconi, grazie a Science for Peace, un progetto della Fondazione Umberto Veronesi, che l'aveva invitata a tenere una conferenza. Era stanca. Da quando ha vinto il premio Nobel per la letteratura, nel 2015, viene sballottata per tutto il mondo, ma di base vive a Minsk, in Bielorussia, dove non è vista per niente di buon occhio. Ma è la sua città, e vuole fare base lì. Era stanca ma lucida come sempre. Nella conferenza, parlando di ambiente, ha detto che abbiamo bisogno di una nuova visione del mondo, per sopravvivere, perché se continuiamo a fare la guerra contro la natura la perdiamo. Dopo il disastro di Chernobyl, sul quale ha scritto un altro meraviglioso libro, Preghiera per Chernobyl, era andata in Giappone. Dove le avevano detto che da loro non sarebbe mai potuto succedere nulla del genere, che avevano tutto sotto controllo. Invece poi c'era stato l'incidente di Fukushima.

Nell'incontro privato mi ha raccontato che sta cercando di finire un nuovo libro e che stavolta le intervista saranno sull'amore. «Perché dopo tante inchieste ho voglia di pensare a quel che più conta: la morte e l'amore». E poi mi ha scritto una dedica così bella che non posso non condividerla con voi: «Cara Daria, la vita è piena di misteri, e noi, forti del coraggio, dobbiamo svelarli».