Login
Facebook
Twitter
Instagram
Newsletter

Settanta acrilico trenta lana

Autore: Francesca Colletti
Testata: MilanoNera
Data: 1 marzo 2011

Leeds - in cui "tutto ciò che non è inverno è una band d'apertura che si sgola in due minuti e poi muore"-, dicembre, anno meno tre. Un fosso e la fine. Due vite, oltre quelle delle vittime, rimaste dentro quel fosso. La morte improvvisa del padre precipita Camelia e la madre Livia nell'anoressia verbale, in un susseguirsi di dialoghi fatti di parole strozzate, poi di sguardi e, infine, di silenzi. L'elaborazione del lutto e la chirurgica rimozione dei ricordi, costringono le loro giornate in un inverno innaturale. Livia, ovvero il remake a basso costo della splendida donna che era una volta, fotografa ossessivamente buchi di ogni tipo. Camelia, tormentata dal vuoto, si costringe a espiare la colpa di un padre fedifrago vendicandosi sulle anime dei vestiti che sfregia, riducendoli a brandelli per poi ricucirli gli uni con gli altri e si scontra quotidianamente con gli ideogrammi cinesi in un disperato tentativo di restituire alle parole quel senso di cui sente la mancanza. Dicembre, anno zero, il giorno della giacca fucsia. Il momento di sfrenato istinto di sopravvivenza, quello "in cui ti stufi di essere l'unica cosa immobile nel turbinio ubriaco di volontà dell'universo". Il giorno in cui Camelia trova degli strani vestiti "deformi" nel cassonetto e incontra Wen dagli occhi a mandorla. Wen che gli insegnerà la sua lingua, che la farà innamorare degli ideogrammi e dei suoi modi misteriosi. Wen, che custodisce un segreto innominabile e la respinge nascondendole il motivo. Wen, l'altare e la polvere. Settanta Acrilico trenta lana è il primo romanzo diViola Di Grado, siciliana all'estero, residente a Leeds, esordiente ad appena 23 anni. Una scrittura chirurgica che scende in profondità, taglia, penetra e guarisce. Un romanzo di formazione decadente, un noir dell'anima, poetico, alienante, ossessivo, stupefacente. E senza speranza.