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La Ferrante si conferma

Autore: Farian Sabahi
Testata: Corriere del Ticino
Data: 13 dicembre 2019

Com’è possibile che i maschi sono così stupidi, com’è possibile che questi due se solo li sfioro, se solo mi faccio sfiorare, diventano ciechi, non vedono e non sentono nemmeno lo schifo che io stessa mi faccio. Corrado stava soffrendo perché non mi ero seduta vicino a lui, Rosario era tutto contento perché gli stavo accanto con la mano sulla mano. Con un po’ di accortezza li si poteva piegare a qualsiasi cosa? Bastavano le cosce nude, il petto esposto? Bastava sfiorarli? A questo modo mia madre si era presa mio padre, da ragazza? A questo modo glielo aveva tolto Costanza?» A porsi queste domande è Giovanna, nata a Napoli il 3 giugno 1979 dal matrimonio tra Andrea e Nella. È lei la voce narrante del romanzo La vita bugiarda degli adulti, l’ultimo di Elena Ferrante preceduto da una lunga attesa per tutti, recensori inclusi. Ricevuto il pacco delle edizioni e/o di Roma, lo abbiamo scartato come una caramella, posato in bella vista per gustarlo al più presto. Al di là del piacere di leggere un nuovo libro della scrittrice che ha scelto l’anonimato vendendo 12 milioni di copie in tutto il mondo, queste pagine possono tornare utili ai genitori di adolescenti perché porgono, sotto forma di narrazione, il passaggio dai tredici ai sedici anni di Giovanna con tutto quello che comporta: la rabbia, la ribellione, il desiderio di compiacere i genitori, il sentire il proprio corpo come qualcosa di imperfetto, la verginità come ingombro, la consapevolezza di poter sedurre con facilità sia i coetanei sia i maschi adulti, il mettere in dubbio i genitori e il vederli con occhi diversi. Soprattutto quando i figli sono testimoni di separazioni e la vita di tutti si carica di dolore. Il titolo La vita bugiarda degli adulti sta a indicare come – al di là del cambiamento ormonale e fisico – i figli adolescenti ci vedano con tutte le nostre fragilità, ipocrisie e – ahimè meschinità. Come gli altri personaggi della Ferrante, anche Giovanna e la sua famiglia vivono a Napoli nei primi anni Novanta. Gente di sinistra con le carte in regola, professori in licei di prestigio. La madre è di ceto più alto rispetto al padre, si dà da fare anche come correttrice bozze di romanzetti rosa per qualche editore. Lui è più agguerrito nelle sue istanze intellettuali perché, essendo di famiglia umilissima, cerca di emanciparsi dal proletariato. Risiedono in via San Giacomo dei Capri, frequentano i soliti amici colti e benestanti, facendo il possibile per stare alla larga dalla famiglia di Andrea che invece vive in una Napoli bassa e volgare. Ad essere temuta è soprattutto la sorella di lui, zia Vittoria: sedotta da Enzo il carabiniere che era però sposato a Margherita, di professione fa la serva e il suo lessico è un turpiloquio inframmezzato da termini dialettali. Le vicende di Giovanna e dei suoi genitori si intrecciano a quelle di un’altra famiglia del loro stesso quartiere: moglie, marito e due figlie. Destini che si incrociano dolorosamente. Ad unire i personaggi sono i tradimenti dell’intelligente Andrea con la bella e ricca Costanza, ma anche l’attrazione tra la sconsolata Nella e Mariano, il marito tradito. Come in altri romanzi della Ferrante, anche in questo libro un oggetto diventa protagonista silenzioso. In questo caso, si tratta di un elegante braccialetto d’oro bianco con un fiore dai petali di brillanti e rubini: passa di mano in mano, talvolta donato talaltra ceduto o addirittura rubato. Un romanzo con tante interconnessioni, godibilissimo.