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Libri in 3 parole: La vita bugiarda degli adulti

Testata: Gynepraio
Data: 2 gennaio 2020
URL: https://gynepraio.it/2019/12/23/libri-in-3-parole-la-vita-bugiarda-degli-adulti/

La vita bugiarda degli adulti me lo sono non solo comprato, bensì addirittura prenotato: gesto del tutto inutile (poiché ne ho acquistato una copia digitale quindi non soggetta al rischio di esaurimento) ma anche da fan pazza visto che nella mia vita l’avevo compiuto una sola altra volta, e il romanzo in uscita era il mio. Elena Ferrante, so che mi leggi, quando esce il mio prossimo romanzo (2024, a occhio e croce) sarebbe carino se fingessi di prenotartelo su Amazon, in segno di solidarietà intendo, visto che entrambe vantiamo copertine ampiamente migliorabili.

Si tratta di un romanzo di formazione -non esito ad affermarlo- uscito il 7 novembre sulla scia del successo straordinario della quadrilogia de “L’Amica geniale” di cui condivide tre fondamentali capisaldi: l’ambientazione partenopea, una protagonista adolescente e una certa generalizzata tendenza al rimuginare, pensare e arrovellarsi. Ovviamente ho adorato tutto, dalla prima all’ultima parola: Elena Ferrante crea monologhi interiori coinvolgenti, dialoghi straordinari e battute memorabili (una per tutte, l’ormai leggendaria “L’amore è opaco come i vetri delle finestre dei cessi”.)

Se avete tempo, una volta finito La vita bugiarda degli adulti, leggete questa strepitosa intervista alla Ferrante apparsa su Robinson-Repubblica, rivelatrice della sua grande onestà intellettuale, pari forse solo alla sua presunzione.

LA STORIA

La vita bugiarda degli adulti racconta di Giovanna, una brava ragazzina napoletana cresciuta in una famiglia tradizonale e piccoloborghese del Vomero in cui è bandito il dialetto. Un giorno essa apprende di assomigliare a Vittoria, una zia brutta e sguaiata che vive al Pascone, il rione popolare dal quale il padre di Giovanna è fuggito. Conoscendo -nonostante il parere scettico dei genitori- questa zia e frequentandone l’entourage, Giovanna inizia un percorso di apparente perdizione che la porta però a staccarsi -psicologicamente ed emotivamente- dai genitori, riconoscendone limiti e piccolezze. In questo processo di emancipazione dai valori borghesi e dalla loro ipocrisia, Giovanna apprende altri modi di essere amici, essere coppia, essere famiglia fino a trovare la sua personalissima maniera di diventare adulta.

LA VITA BUGIARDA DEGLI ADULTI: ADOLESCENZA

Elena Ferrante ama gli adolescenti, ma soprattutto li conosce. Giovanna si trova esattamente sulla linea di confine tra infanzia e adolescenza quando scopre, in rapida sequenza, che suo padre non pensa solo bene di lei, che il rapporto tra i suoi genitori non è così cristallino, che quelli che credeva amici sono presenze torbide e malevole, che la solida struttura della sua famiglia è in realtà un teatrino pericolante.

In Giovanna ci sono tutti i topos dell’adolescente in fieri: la svogliatezza, la bocciatura, l’autocritica spietata, l’insicurezza, il bisogno di attirare l’attenzione e il desiderio di passare inosservate, i giudizi tranchant e l’idealizzazione folle. L’amore per il padre alternato al disprezzo, il bisogno di figure femminili in cui identificarsi, il senso di inferiorità per l’uomo più grande, il bisogno di conferme, l’amicizia pura eppure talvolta costellata di invidia e piccolezze. Di Giovanna ho amato molto la “pasta buona” cioè quel suo istinto corretto e generoso che la porta -quasi sempre- a fare la cosa giusta: aiutare, spronare, farsi da parte, non tradire.

LA VITA BUGIARDA DEGLI ADULTI: BORGHESIA

Al Vomero ci sono i giardini ben pettinati, se vai alla Floridiana vedi pure il mare: ma il Pascone, i ragazzi sulle auto truccate, le ragazze volgarotte, le famiglie sfasciate ma autentiche esercitano su Giovanna un’attrazione inspiegabile. Zia Vittoria non solo è brutta fuori -il che di per sé la condanna a essere brutta pure dentro- ma è anche sguaiata e ignorante: detta legge in casa d’altri, predica castità dopo una vita da amante, critica apertamente il padre di Giovanna e si arroga l’ingrato compito di rivelare alla nipote l’ipocrisia in cui è stata cresciuta. Anche la fede di zia Vittoria -scomposta e arruffata persino nell’atto dell’adorazione- diventa qualcosa di sanguigno e desiderabile rispetto alla fredda menzogna della casa paterna.

LA VITA BUGIARDA DEGLI ADULTI: OGGETTO MAGICO

Un espediente che mi ha lasciato inizialmente perplessa, ma che a un certo punto ho letteralmente adorato in quanto démodé e in odor di “Speciale Violante” (le Pitzorners capiranno) è quello dell’oggetto magico. Si tratta di un braccialetto donato dalla brutta zia Vittoria alla piccola Giovanna neonata, la cui origine non è ben chiara, e che, al pari della zia, le viene tenuto nascosto.

L’oggetto magico, che diventa desideratissimo o detestabile a seconda delle circostanze, impersona di volta in volta l’amore, la famiglia, l’attaccamento alle origine e al clan, il bisogno di mantenere le apparenze. Esso sancisce il merito o il demerito, l’amore o il disamore. Mi piace pensare a quest’oggetto sventurato come il simbolo della dipendenza, della schiavitù dall’approvazione altrui, del bisogno di appartenenza: in ultima istanza, come a una tignosissima catena dalla quale, una volta divenuto adulto, ognuno ha diritto di disfarsi. Giovanna, in questo, non fa eccezione.

La vita bugiarda degli adulti è edito da E/O ed è l’ennesima dimostrazione che Elena Ferrante è straordinaria. Se desiderate acquistarlo o regalarlo, lo trovate qui. Se per caso volete sapere come sarebbe stata la serie de “L’Amica Geniale” girata da me, ecco il mio fantacasting datato 2015