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Red Girls: tre donne e le loro vite meravigliose

Autore: Jossa Bulseco
Testata: NipPop
Data: 4 gennaio 2020
URL: https://www.nippop.it/en/media-and-arts/blog/jmagazine/media-arts/red-girls-tre-donne-e-le-loro-vite-meravigliose

Red Girls di Sakuraba Kazuki è un romanzo che trascina il lettore nelle vite di Man’yō, Kemari e Tōko: tre generazioni di donne molto diverse fra loro, appartenenti alla facoltosa e illustre famiglia Akakuchiba. Assieme a loro si compie un viaggio unico e affascinante, in cui le vicende famigliari e personali si intrecciano con i mutamenti sociali ed economici di un Giappone in continua trasformazione.

La narratrice di questa coinvolgente saga famigliare è Tōko, l’ultima erede degli Akakuchiba: un’antica e ricca famiglia della prefettura di Tottori, che da secoli rappresenta la colonna portante del villaggio di Benimidori. Là, sulla cima di una collina, si erge la loro fiera e maestosa dimora, dove ogni cosa è di colore rosso scuro come le foglie autunnali prossime a marcire. Tra i fusuma decorati con orate rosse e i corridoi tirati a lucido di quella dimora hanno vissuto donne incredibilmente forti, ma anche molto umane, che da dietro le quinte hanno sostenuto e guidato la famiglia negli ultimi cinquant’anni.

Tōko non può fare a meno di ammirare quelle figure femminili carismatiche e di provare un certo senso di colpa per non essere alla loro altezza. Si ritiene priva di storie interessanti da raccontare e quindi preferisce farsi portavoce di quelle di sua nonna Man’yō e sua madre Kemari: loro rappresentano il suo passato brillante, la sua storia e le sue radici.

Il romanzo si divide in tre parti, distinte non soltanto dal diverso personaggio femminile al centro della narrazione, ma anche dalla sapiente e minuziosa descrizione delle caratteristiche dei vari decenni che compongono la storia.

Tutto ha inizio con Man’yō, che nel 1953 venne abbandonata nel villaggio di Benimidori per poi essere adottata da una coppia del posto. Pur essendo orfana e senza passato, la piccola possiede un dono speciale: la capacità di vedere il futuro. Tuttavia, qualche anno più tardi, quel potere non le anticipa minimamente la sorpresa di finire sposata con l’eccentrico Yōji, erede degli Akakuchiba. Così, da un giorno all’altro, per volere della matriarca dell’epoca, Tetsu – una donna paffuta che sembra la versione femminile del dio Ebisu – Man’yō diventa l’inaspettata giovane signora dei “Rossi di sopra” e va incontro a una vita a cui non era stata preparata. Quegli sono gli anni della grande crescita economica giapponese: le città e le aziende crescono sempre di più, mentre i giovani sono ancora certi del proprio posto nella società e ottimisti. In questo scenario in cui prevalgono i valori tradizionali di dovere verso la famiglia e la comunità, Man’yō si confronta con il suo ruolo di moglie e madre con grande forza d’animo, senza mai lamentarsi o desiderare qualcosa per sé stessa. Grazie alla sua chiaroveggenza gli Akakuchiba riusciranno a superare indenni persino lo scoppio della bolla economica giapponese degli anni Ottanta. Tutto procede bene, come una nave in viaggio su un mare calmo, ma qualcosa di incompiuto permane nell’esistenza di Man’yō.

Nella seconda parte arriva la temeraria Kemari a dominare la scena: è una donna forte, come il ferro prodotto dall’antica fonderia di famiglia. La sua storia è quella della gioventù giapponese degli anni Settanta, durante la quale sembrano esistere due categorie di adolescenti, coloro che rispettano le regole sociali e coloro invece che preferiscono passarci sopra con la moto. Kemari appartiene alla seconda.

La figlia maggiore di Man’yō è animata da un fuoco interiore ardente e si crea una fama leggendaria come leader di un gruppo di teppiste in motocicletta chiamate Iron Angels. Queste fanno parte di un fenomeno nazionale che vide in quei tempi la nascita di numerose bande femminili dedite a crimini minori - le famose sukeban – che saranno poi protagoniste nei film del genere pink violence. Dopo aver lasciato la vita da ribelle, Kemari si dedicherà a una nuova passione che impegnerà il suo tempo e le sue energie: disegnare manga. In pochi anni diventa una delle mangaka più amate del paese e con i suoi guadagni sostiene l’azienda famigliare durante i momenti di crisi. Kemari è caparbia, una vera lottatrice, eppure nell’arco di tutta la sua vita ci sarà sempre una cosa che non riuscirà mai a superare: la fine della sua giovinezza.

Tōko da quella madre carismatica non sembra aver ereditato nulla e, quando finalmente prende la parola nell’ultima parte del romanzo, si definisce fin da subito una ragazza come mille altre e addirittura “indegna” di essere la nipote di Akakuchiba Man’yō. Come molti altri della sua generazione, cresciuti durante la recessione economica degli inizi anni Novanta, non ha ambizioni particolari o direzioni da seguire.

Tōko ha poche convinzioni e molti dubbi, per questo quando in punto di morte la nonna Man’yō le confida di aver ucciso qualcuno nel suo passato, tutte le certezze che aveva crollano come un castello di sabbia. Comincia in questo modo un’indagine che porterà la ragazza, improvvisata detective, a compiere un viaggio a ritroso nella vita di sua nonna – e anche un po’ di sua madre – alla ricerca della verità. Un viaggio che riguarda tutta la sua famiglia. Durante tale percorso Tōko si farà molte domande sulla vera natura delle donne più importanti della sua vita, arrivando poi a una sorprendente conclusione.

Red Girls è stato scritto nel 2006 da Sakuraba Kazuki, con il titolo di Akakuchibake no densetsu (La leggenda degli Akakuchiba). In Italia Red Girls è stato pubblicato nel settembre di quest’anno da Edizioni E/O, tradotto da Anna Specchio. Sakuraba Kazuki è una scrittrice conosciuta in patria per la sua popolare serie di light novel intitolata Gosick e il romanzo Watashi no otoko, vincitore del prestigioso premio Naoki 2008.

L’autrice afferma che con Red Girls aveva l’intenzione di creare una storia dinamica e divertente, che permettesse al lettore di ridere a crepapelle o piangere assieme ai personaggi. Di certo è riuscita in questo intento, perché non si può fare a meno di sentirsi vicini alle donne di quest’opera e alle loro esperienze così vivide e a volte bizzarre. Pagina dopo pagina sembra di essere là con loro: nel Giappone degli anni Sessanta a bere un tè mentre alla radio viene trasmessa la famosa canzone Koi no bakansu, oppure a guardare le moto delle bande di motocicliste sfrecciare con fierezza e impudenza per le strade statali degli anni Settanta. Non soltanto questo romanzo è una saga famigliare, ma anche uno sguardo sul Giappone e la sua evoluzione.

Red Girls è consigliato a tutti coloro che hanno voglia di immergersi in un libro dove la vita viene mostrata nelle sue più svariate sfaccettature e si può apprezzare per ciò che è: strana, misteriosa e bellissima.