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Ossigeno

Testata: La libridinosa
Data: 13 gennaio 2020
URL: https://www.lalibridinosa.com/2020/01/recensione-ossigeno-di-sacha-naspini.html

Vediamo cosa rimane? Vediamo cosa accade quando nelle tue vene scorre il sangue di un mostro? O quando a soffocarti è l'aria aperta? Ossigeno è la storia di un mostro, letta con gli occhi delle sue vittime. E non necessariamente le vittime sono state rinchiuse.

C'è Luca, che è seduto a tavola con quel padre così comune; cenano. Qualche parola scambiata per forzare la lieve tensione che un piccolo battibecco si lascia dietro. La tavola apparecchiata per due, due come i componenti di quella famiglia fatta, ormai da troppo tempo, di un numero pari. Il campanello che suona, i carabinieri sull'uscio e la vita di Luca che va in apnea. Era il 6 ottobre del 2013. Come tutti sanno, il professor Carlo Maria Balestri fu accusato di rapimento, tortura, omicidio e occultamento di cadavere. Avevo ventisette anni, lui cinquantanove. E rimanevo solo al mondo. C'è Laura, otto anni, un cortile, l'estate, l'amica del cuore che insiste perché lei esca a giocare. Poi il buio: un container, del cibo, acqua, libri quaderni penne e una catena al collo. Un letto, due secchi al posto del water e una bambola come unica compagnia. Quattordici anni trascorsi così, col corpo che cambia, mentre tutto attorno rimane immutato; la mente plasmata dai libri che il mostro le concede e fuori il mondo procede, veloce, inarrestabile. E poi quella porta si apre, qualcuno ti mette una mano sulla spalla, ti dice "sei libera" e tu vai in apnea.

Tra le pagine di questo nuovo romanzo di Sacha Naspini, ciò che più manca è proprio quell'ossigeno che appare nel titolo. Dalla prima all'ultima riga di questa intensa storia, infatti, il lettore vivrà in una sorta di bolla assolutamente priva di aria, arrivando a quell'ultima e rivelatrice riga quasi in affanno. Un affanno, attenzione, dovuto al crescente stupore che l'autore instilla nello spettatore inconsapevole della sua magia!

Saranno gli occhi del figlio a guidarci nelle gesta di un uomo qualunque, un professore stimato, conosciuto, acclamato, un marito devoto, un padre affettuoso, a tratti anche apprensivo. Un uomo come quelli che incontriamo ogni giorno, magari sulle scale del condominio in cui viviamo o davanti la scuola di nostro figlio. Un mostro in maniche di camicia, con un po' di pancia, la calvizie che avanza, un sorriso gentile e il buio profondo dietro le lenti di quegli occhiali che scivolano sul naso.

Non c'è un parola fuori posto in ciò che Naspini sceglie di raccontarci; c'è solo lo stupore che assale quando ci si accorge di essere quelli che il mostro lo guardano da vicino, ma non possono toccarlo; c'è l'accettazione, lenta e inesorabile, del poter essere, forse, quel mostro, quel cuore oscuro e insospettabile che un po' in ognuno di noi.

Perché siamo tutti ossigeno, ma siamo anche apnea. Perché siamo tutti bambini ignari e spaventati, siamo figli lasciati alla vita con un marchio indelebile che ci scorre dentro.