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Massimo Carlotto, il nuovo mistero in una pensione di provincia

Autore: Ranieri Polese
Testata: Corriere della Sera
Data: 18 gennaio 2020
URL: https://www.corriere.it/cultura/20_gennaio_18/massimo-carlotto-edizioni-eo-la-signora-del-martedi-noir-d6a388ae-3a0a-11ea-8796-7f243723a56b.shtml?refresh_ce-cp

Da qualche parte, in provincia, d’inverno. Una cittadina sul mare, ma il mare d’inverno non si vede proprio, c’è solo un albergo che rimane aperto, è la Pensione Lisbona. E dentro c’è il proprietario, il signor Alfredo, un attempato omosessuale che in albergo veste gli abiti di una signora elegante d’altri tempi, con cappellini e veletta. E che parla di sé al femminile. Potrebbe trovarsi, quel paese, nella riviera romagnola, ma anche più a Nord.

Di certo non è il Nordest, scena costante dei romanzi di Massimo Carlotto. «In questi ultimi dieci, vent’anni», ci dice, «il Nordest ha perso la sua specificità: arricchimento facile, rapacità, corruzione diffusa. Ora il Nord, da Est a Ovest, si è adeguato, tutto è uguale. Ai veneti l’unica distinzione rimasta è il dialetto: loro, anche quando vanno in tv, parlano in veneto».

Nella sua pensione il signor Alfredo ha un solo ospite, Bonamente Fanzago (il nome proprio proviene da un cronista mantovano vissuto fra Tre e Quattrocento), quarant’anni, attore di film porno di un certo successo, costretto a chiudere la sua carriera. Colpito da un ictus, non potrà più prendere le pasticche che prolungavano la durata della sua pure eccezionale erezione. E con la malattia è anche diventato malinconico, depresso, piagnucoloso. In passato Bonamente ha fatto anche il gigoló, non per danaro ma solo per il piacere di fare il seduttore: alberghi, sale da ballo, signore non più giovani che si lasciano corteggiare e poi una finisce a letto con lui, a pagamento.

Delle clienti di un tempo non ne è rimasta nessuna, ma la sua fama ha convinto La signora del martedì (è questo il titolo di questo nuovo romanzo di Carlotto, pubblicato da e/o) a venire a cercarlo. Lei non ha dato il suo nome, un recapito, un numero di cellulare, ma ogni martedì, dalle 15 alle 16, si presenta puntuale alla pensione, lascia i soldi sul comodino e si gode la sua ora di sesso.

Non sa, Bonamente, che la sconosciuta è Alfonsina Malacrida detta Nanà, finita in carcere per l’omicidio del ricco sporcaccione che l’aveva comprata ragazzina dal padre. È innocente, ma le chiacchiere di paese, i giornali e pure i giudici sono tutti d’accordo nel ritenere che la prostituta Nanà non può non essere l’assassina. Uscita di prigione anni dopo, senza più un soldo, si arrangia con un piccolo spaccio di fumo e portandosi a letto ragazzi alle prime esperienze. La polizia la tiene d’occhio e solo l’aiuto di un avvocato in pensione la mette al sicuro. Lui, l’avvocato Fontana, sa che la donna è stata vittima di un errore giudiziario, le offre una casa dove vivranno insieme, senza sesso, per risarcirla del male che ha subito.

Vite di provincia, dove tutti sanno (e si fanno) i fatti degli altri, ma lasciando alla fine che ognuno entro certi limiti possa scegliere di vivere come vuole e può. Le coppie sposate, come quella del giornalista Pietro Maria Belli, vivono una doppia vita: lui e lei hanno i loro amanti. Forse è un modo di sopravvivere alla monotonia, certo sono cose che vanno fatte con prudenza per non provocare scandali. Ma signore e signori del paese hanno bene appreso quest’arte.

«Oggi però non è più così», avverte Carlotto. «Stiamo assistendo a una mutazione antropologica, prodotta dall’uso continuo dei social. Chi posta le sue denunce e i suoi insulti è solo animato da negatività e odio per tutti gli altri. Certe persone che passano in rete gran parte del loro tempo, tra foto di gattini e amorosi cagnetti, lanciano condanne e offese spaventose, sicuri che la gente come loro gli crederà. E infatti hanno sempre una valanga di commenti e di like. Per ora sembra impossibile fermare questa nuova peste. E quando i programmi tv di cronaca nera riprendono i loro post, il contagio si diffonde e le più assurde e orrende supposizioni diventano la verità».

Alfredo, Bonamente e Nanà non hanno però fatti i conti con il caso o destino che dir si voglia. L’equilibrio si rompe quasi accidentalmente, l’avvocato muore investito da una macchina, il giornalista Belli fiuta il torbido della vicenda e vuole costruire una storiaccia sul signor Alfredo che era stato visto nei dintorni dell’abitazione di Fontana e Nanà. Ma anche Belli muore ammazzato. Tutti e tre i personaggi che fanno capo alla pensione Lisbona sono in pericolo, la polizia e i giornali ripescano la vecchia storia della donnaccia assassina, i travestimenti di Alfredo eccitano le curiosità, il processo mediatico (shit storm, si dice) viene istruito rapidamente. Ma a volte il destino «infame» può anche riservare una buona sorpresa...

Resta, comunque, questa insistenza di Carlotto sul tema della fatalità. «Non voglio passare per uno superstizioso che crede ai disegni occulti della sorte, però mi è piaciuto sottolineare l’elemento del caso, anche per una affettuosa polemica con la logica del poliziesco. Non c’è ormai noir dove si dia spazio alla casualità, la regola ferrea è che non ci sono coincidenze, nulla sfugge alla regola. No, lo sanno anche loro i miei amici scrittori di noir, non c’è più niente da scoprire. Ma la vita vera non è un romanzo criminale, il caso c’è e a volte sta all’origine di avvenimenti che i tanti investigatori dei gialli considerano frutto di macchinazioni. Ma le cose non vanno necessariamente così».

Se le trame e i personaggi di questa Signora del martedì spesso potrebbero somigliare a figure e storie da fotoromanzo, per Massimo Carlotto questo è un rischio calcolato, un azzardo che il suo grande talento di affabulatore affronta con successo. Combinando, intanto, con bravura elementi poco compatibili (la prostituta Nanà che si riscatta fra le braccia dell’attore porno malinconico), e creando con il signor Alfredo un carattere di forte personalità. Vestito come la tenutaria di un bordello di lusso di altri tempi, Alfredo porta con sé i ricordi di un passato avventuroso, l’amore con un gangster portoghese incontrato a Lisbona (da qui il nome della pensione) e poi, tornato in Italia, la relazione con un professore che nei mesi di insegnamento era suo ospite.

A lui la vita ha regalato una sorta di fiera saggezza che lo guida anche quando, senza riflettere, compie delle azioni che potrebbero costargli care. Sa che per amore tutto si può fare e se il professore, arrivato alla pensione, viene richiamato dalla famiglia, lui troverà il modo di guarire il suo cuore ferito. In una eventuale versione cinematografica, vedremmo bene il suo ingresso accompagnato da Loredana Berté che grida «Non sono una signora!». Anche per Alfredo la guerra non è mai finita. Chissà se Carlotto gli concederà il seguito in un altro romanzo. Sinceramente, speriamo di sì.