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Chiacchierando con… Massimo Carlotto

Testata: Giuditta legge
Data: 10 febbraio 2020
URL: http://www.giudittalegge.it/2020/02/19/chiacchierando-con-massimo-carlotto/

Dove vuoi, non ti smentirò. – mi scrive Massimo Carlotto, quando gli chiedo, secondo la consuetudine del Chiacchierando, un luogo ideale in cui avremmo potuto incontrarci per la nostra chiacchierata. E allora mi sento al sicuro, perché con la sua grande maestria nell’imbastire e svelare misteri non l’avrei scampata nel dire una bugia.

Avrei scelto la pensione “Lisbona”, in cui è per gran parte ambientato il nuovo romanzo di Carlotto: “La signora del martedì” (edizioni E/O), sperando di incontrare Alfredo, la proprietaria della pensione con i suoi eleganti abiti femminili, e l’attore porno, ormai a fine carriera, Bonamente Fanzago, attendendo con loro l’arrivo della misteriosa “signora” che ogni martedì proprio nella pensione si incontra con Fanzago, portando con sé una bottiglia di whisky o cognac o rum da gustare insieme.

Tanti sono gli elementi di novità che colpiscono nel nuovo romanzo di Massimo Carlotto, “La signora del martedì”, e forse non tutti possono essere svelati nel corso di questa chiacchierata.

Quello più eclatante è il superamento di una regola ferrea del giallo letterario, ma anche del noir e del thriller: svelare l’omicida nel momento stesso in cui commette il reato. Far assistere il lettore alla scena dell’omicidio, senza nulla nascondergli. La bravura di Massimo Carlotto è nel preservare la suspence e la sorpresa del plot, nonostante non ci sia apparentemente nessun mistero da risolvere, ma tutto si sia svolto alla luce del sole. Eppure…

“La signora del martedì” vuole innovare il genere, indicando altri possibili sentieri da battere o è solo il frutto di ispirazione narrativa, una storia che non poteva che essere raccontata così come hai deciso di raccontarla? e all’interno della tua folta, e pluripremiata, produzione si pone come una prosecuzione o come una novità?

“La signora del martedì” è frutto di una riflessione lunga anni sul genere, il suo futuro e sulla relazione tra genere e realtà. Il primo elemento che vorrei sottolineare è la necessità di stratificare elementi di complessità nella narrazione (che può essere letto anche come densità di temi e argomenti). Un cambio di prospettiva, di sguardo, di costruzione di trama e dei personaggi. In questo senso, credo, si possa parlare concretamente di novità rispetto alla mia produzione.

Il secondo elemento è la destrutturazione della gabbia narrativa del poliziesco e del noir e della centralità dei personaggi. Non più crimine – indagine – soluzione e nemmeno carnefice – vittima – investigatori, per raccontare, con una struttura circolare, gli effetti collaterali del delitto (inteso nel significato più ampio del termine) su un numero consistente di personaggi, anche minori…

Altro incontestabile elemento di novità non solo del genere, ma in generale forse della narrativa italiana, è la caratura dei protagonisti e il modo istrionico con cui si presentano nelle pagine.

L’assassina da prima pagina, l’attore porno a fine carriera e la vecchia travesta… Sembra l’inizio di una barzelletta. Ogni giornalista si innamorerebbe di voi, sareste i personaggi perfetti di quelle vicende di cronaca nera che si trascinano negli anni. Il tribunale del Popolo vi condannerebbe fin dal primo giorno, ma il nome del tormentone pretenderebbe un processo spettacolare. e in questa società fondata sullo feroce diventereste il motore infinito di battute e fotomontaggi conditi con tante faccine che si sganasciano.

A parlare nel romanzo, scoprendo tutti gli ingredienti più importanti di “La signora del martedì”, è un altro personaggio sui generis, un amico misterioso di Nanà, la signora del martedì appunto:

un tizio sui cinquanta con un paio di stivali texani che spuntavano dai jeans. (…) L’uomo faceva l’investigatore privato e agiva, almeno a detta di Fontana, in una zona grigia tra legalità e illegalità.

Sei partito dai protagonisti e poi hai cucito loro addosso la storia, oppure avevi in mente la vicenda e l’hai impreziosita con dei personaggi così eccentrici e rivoluzionari?

RISPOSTA: Per la costruzione dei tre personaggi principali sono partito dai corpi. Volevo raccontare la storia di tre corpi che per scelta, professione o disperazione erano stati comprati, venduti, quotati sul mercato. In particolare il dopo, quando età, malattia o divenire dell’esistenza li avessero portati a non usare più il corpo per campare o sopravvivere.

Mi sono guardato attorno e ho individuato tre figure che potevano diventare con il tempo e la pazienza i miei personaggi. La scelta di una caratterizzazione di un certo tipo è stata possibile perché la struttura circolare di questo romanzo lo permetteva.

Altro discorso per l’uomo con gli stivali texani. Con ogni evidenza si tratta dell’Alligatore anche se ho preferito non indicarlo con nome e cognome. Da un lato mi interessava la sua ombra sul romanzo come marchio di continuità. Dall’altro volevo mostrare alcuni lati intimi che negli anni non erano mai emersi…

Al di là della vicenda su cui si struttura il romanzo, della quale volutamente non parlo per non cadere con il piede in fallo e svelare più del dovuto, mi sembra che ci sia un nervo scoperto di riflessione e disamina di cui “La signora del martedì” si fa interprete e specchio, e che come evidenziavo le parole dell’uomo con gli stivali texani mette in risalto. Il tribunale del Popolo e un certo tipo di giornalismo incarnato da Pietro Maria Belli, un altro fenomenale personaggio a tutto tondo di “La signora del martedì”. Sono loro i veri bersagli contro i quali Massimo Carlotto ha voluto fare giustizia nel romanzo?

RISPOSTA: Il ruolo dello scrittore e del romanzo è suggerire riflessioni. Il noir, in questo senso è spesso di grande chiarezza. Il lettore può concordare, e se vuole approfondire ulteriormente, oppure dissentire. La narrazione, nel suo complesso, non ne risente.

Ho voluto analizzare il lato “oscuro” dei social media perché ritengo che sia pericoloso, in grado di sviluppare shit storm non solo nei confronti dei bersagli del momento ma anche di coloro che esprimono posizioni minoritarie e “impopolari” all’interno degli stessi social.

C’è poco da fare, quello sguardo critico che serve a sviluppare dibattiti pacati ma concreti sulla vita del Paese e degli individui è stato annullato in nome di una frustrazione di massa. Televisione, giornali e social si contagiano a vicenda senza soluzione di continuità.

Il problema non è fare giustizia di queste aberrazioni ma introdurre quegli interventi correttivi, non ultima l’educazione all’uso di questi strumenti, in nome di un necessario bene comune.

La figura di Pietro Maria Belli è complessa perché la sua scelta di essere fedele, come cronista, sempre e comunque alle versioni istituzionali è molto più comune di quello che si pensa. Piegarsi alle veline è un modo per garantirsi sempre la notizia. Il problema è l’assenza dei principi di garanzia del diritto che dovrebbero guidare la narrazione della cronaca.

“La signora del martedì” riecheggia il titolo di maggior successo della coppia Fruttero&Lucentini, “La signora della domenica”, da molti considerato come il capostipite di una tradizione raffinatamente letteraria del genere.

Volevi indicare qualcosa al lettore? Una traiettoria letteraria, una filiazione, una continuazione?

RISPOSTA: Un omaggio, senz’altro. Fruttero e Lucentini sono stati una coppia di autori irrispettosi delle regole del genere. Lo hanno usato, tradito, piegato ma sempre consapevoli di maneggiare uno strumento straordinario. Per me era anche un modo per lanciare un avvertimento al lettore sui toni del romanzo: noir e non solo.

Per concludere la nostra chiacchierata: c’è molto altro oltre il noir in “La signora del martedì”, che in alcuni tratti si fa persino commedia, briosa ed esilarante, senza mai perdere quella vena di riflessività che si appiccica addosso al lettore e che perdura insistentemente a lettura ultimata. Da dove viene questo “altro”? Hai avuto dei modelli per incistare nel noir temi e chiavi interpretative del reale che appartengono ad altri mondi letterari? O invece quello che ti eri prefisso era di fare qualcosa di assolutamente nuovo oltre che innovativo?

RISPOSTA: “Altro” è lo sguardo necessario per osservare la realtà che ci circonda usando sempre il crimine come lente di ingrandimento, anche quello non direttamente percepito. Un omicidio lo è ma lo sfruttamento dei corpi dei tre protagonisti risulta tale dopo una riflessione forse non facilissima e non breve (a proposito della riflessività post lettura).

Mi ero prefissato una scorribanda nel nuovo per festeggiare i miei 25 anni di scrittura, senza modelli prefissati ma evidentemente inconsci. La bellezza del tempo che trascorre in uno scrittore è proprio questa: tutto si stratifica, lascia tracce. Per stare in tema: impronte. Alcune labili. Altre indelebili. Come le cicatrici. O come l’amore.