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Massimo Carlotto su La signora del martedì: “Abbiamo bisogno di sentirci liberi” continua su: https://www.fanpage.it/cultura/massimo-carlotto-su-la-signora-del-martedi-abbiamo-bisogno-di-sentirci-liberi/

Autore: Andrea Melis
Testata: Fanpage
Data: 11 febbraio 2020
URL: https://www.fanpage.it/cultura/massimo-carlotto-su-la-signora-del-martedi-abbiamo-bisogno-di-sentirci-liberi/

Sono passati 25 anni da quando Massimo Carlotto pubblicò Il Fuggiasco, il suo primo romanzo autobiografico (edizioni E/O, 1995). Da allora sono oltre trenta i romanzi con i quali ha raccontato tutti noi, e la nostra società criminogena. Attraverso gli strumenti del Noir ha esplorato ogni angolo grigio di quei punti di contatto tra politica, economia, mondo degli affari e criminalità più o meno organizzata. Il suo ritorno negli scaffali in questo inizio 2020 lo ha portato direttamente in cima alle classifiche con La Signora del martedì, uscito ancora per lo storico editore E/O edizioni col quale il sodalizio dura da un quarto di secolo.

La storia cattura sin dalle prime pagine, e non potrebbe essere diversamente: perché la distinta signora del Martedì si infila ogni settimana rigorosamente dalle 15 alle 16, nella stanza numero 3 della pensione Lisbona dove ad attenderla c'è Bonamente Fanzago, attore porno in disarmo che arrotonda come gigolò?

A rendere tanto più intrigante l'incipit c'è il fatto che alla reception ad accoglierla, nonostante tra loro si detestino quasi fossero due vecchie megere, ci stia il signor Alfredo, un sessantenne che ama vestirsi in abiti femminili e che ha fatto della sua pensione un rifugio per anime in cerca di libertà. Certamente c'è il delitto, e c'è la trama a orologeria alla quale Carlotto ci ha abituato in tutti questi anni. Ma è innegabile che stavolta il buio da scavare sia più una faccenda interiore, che richiama i grandi romanzi della commedia umana. Per questo abbiamo intervistato l'autore nel tentativo di esplorare gli affascinanti protagonisti di questo libro.

Carlotto, col nuovo romanzo hai messo insieme tre personaggi da commedia umana Ottocentesca, a loro modo dei marginali, tutti protagonisti alla pari del romanzo, che però sono anche uno specchio potente della società. Come nascono e cosa rappresenta ciascuno, a partire da Bonamente Fanzago in arte Zagor, ex attore porno, ma forse il meno virile dei tre?

Tre personaggi, tre corpi. Amati, venduti, comprati, quotati sul mercato. Il cinema porno consuma i corpi, li imbottisce di chimica per ridurre i giorni di ripresa e i corpi si ammalano. A 40, 45 anni sorgono le prime avvisaglie di patologie cardiocircolatorie. Infatti Bonamente viene colpito da un ictus…

Poi c’è signor Alfredo Guastini, uomo dal passato torbido e misterioso, dai modi apparentemente melliflui, che ama indossare raffinati abiti femminili. Non è la prima volta che racconti di persone dalla sessualità ambigua. Cosa ti permette di dire?

In realtà la sessualità del signor Alfredo è ben definita: si sente donna e vive come tale. Solo che poteva uscire di casa abbigliata da signora fino a quando era desiderabile, stuzzicava fantasie. Ora, invece, a 65 anni deve “travestirsi” da uomo perché un vecchio con la gonna e i tacchi risulta grottesco, incompatibile con la morale. Questo personaggio racconta la negazione del diritto a ostentare in pubblico di essere “altro”.

E poi, ovviamente,  c’è lei: La Signora del martedì,  Nanà. Anche lei dal passato piuttosto ingarbugliato. Come è nata?

Dal desiderio di raccontare la negazione del diritto all’oblio, cancellato dai social e quindi dell’impossibilità di sfuggire al passato.

Anche il luogo, o forse il “non luogo” dove hai ambientato la storia, la pensione Lisbona, come sempre nei tuoi lavori rappresenta un quarto protagonista. Tutto è precario e di passaggio nella vita? Siamo tutti ospiti della pensione Lisbona?

Credo che sempre di più abbiamo bisogno di luoghi protetti dal mondo esterno dove essere completamente liberi. Abbiamo bisogno di luoghi protetti dal mondo esterno dove essere completamente liberi. Anche di condividere umanità e pezzetti di vita con persone che troviamo affini come succede nella pensione Lisbona, dove si incrociano i destini dei personaggi,

Di certo questo romanzo rappresenta un rimescolamento degli ingredienti Noir a cui da anni ci hai abituato. Come sta il genere, e che futuro immagini per questo tipo di narrazione?

Il genere ha raccontato con grande potenza la nostra società, l’arrivo della crisi, il conflitto sociale, ogni possibile articolazione dell’agire criminale e delle culture mafiose. Oggi però la società è cambiata. Occorre esplorare nuovi territori narrativi, offrire al lettore una visione più ampia e articolata della relazione tra crimine e società, privilegiando il meticciato stilistico. Non dobbiamo avere paura di sperimentare.

La sensazione finale è che questa sia una grandiosa e poetica storia d’amore irregolare. Dove efferatezza e delitto sono sgambetti del destino, verso personaggi che cercano solo un po’ d’amore.

Sembra che le persone che vivono ai margini della società non abbiano diritto, o peggio interesse, a vivere i sentimenti. Invece è esattamente il contrario. La solitudine è la vera nemica di questi “corpi”, l’amore è l’unica alternativa. Amare ed essere amati. E non importa come e da chi.