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La vita bugiarda degli adulti, Elena Ferrante

Testata: The Bookmark
Data: 21 febbraio 2020
URL: https://www.thebookmark.it/2020/02/21/la-vita-bugiarda-degli-adulti/

Amo Elena Ferrante. E non mi importa chi sia. So soltanto che ha il raro dono del talento nel raccontare le storie. Sì, perché “La vita bugiarda degli adulti” ha una trama semplice, forse anche banale specie se paragonata alla saga de “L’amica geniale”. Eppure è raccontata con maestria, passione, ricca di immagini vere. Ero a poche pagine dalla fine disperata, perché avevo bisogno di più Ferrante, ancora più capitoli. Insomma, il mio primo punteggio pieno per le letture del 2020 va a “La vita bugiarda degli adulti”.

Giovanna sta crescendo e si sta accorgendo che ha sempre vissuto sotto una cupola di vetro protetta dall’amore dei suoi genitori e delle sue amiche, Angela e Ida. La sua è una famiglia della Napoli borghese dove si parla solo italiano, si è molto attenti ad avere un giusto comportamento e i modi sguaiati e volgari sono totalmente banditi. Così come, però, anche la sincerità, perché, a volte, la verità ci fa apparire peggiori di quelli che sembriamo.

Due anni prima di andarsene di casa mio padre disse a mia madre che ero molto brutta. La frase fu pronunciata sottovoce, nell’appartamento che, appena sposati, i miei genitori avevano acquistato al Rione Alto, in cima a San Giacomo dei Capri. Tutto — gli spazi di Napoli, la luce blu di un febbraio gelido, quelle parole — è rimasto fermo. Io invece sono scivolata via e continuo a scivolare anche adesso, dentro queste righe che vogliono darmi una storia mentre in effetti non sono niente, niente di mio, niente che sia davvero cominciato o sia davvero arrivato a compimento: solo un garbuglio che nessuno, nemmeno chi in questo momento sta scrivendo, sa se contiene il filo giusto di un racconto o è soltanto un dolore arruffato, senza redenzione La bambina viene paragonata dal padre a Vittoria, la zia mai conosciuta. Questo innesca in Giovanna una curiosità tale che la spinge a infrangere il tabù della famiglia paterna e a voler conoscere questa fantomatica zia dai modi sguaiati e dal dialetto volgare. Zia e nipote sono agli antipodi – ricordano effettivamente Lila e Lenù de “L’amica geniale” -, ma questo incontro servirà ad entrambe a mettere da parte le bugie e crescere. Giannina è talmente affascinata da questa figura così diversa da ciò a cui era stata da sempre abituata che inizia a imitarla usando il dialetto e modi bruschi. Comincerà sopratutto a guardare meglio chi sono i suoi genitori scoprendo una famiglia costruita sulle bugie.

L’adolescenza investe Giovanna in pieno facendole perdere spesso l’orientamento. Si sente brutta, inadeguata, ha voglia di scoprire il sesso, ma è spaventata dal mondo maschile. Vorrebbe amare ed essere amata, sentirsi ancora figlia, un po’ bambina. L’ingresso nel mondo degli adulti è avvolto da bugie, rabbia, segreti, invidie. E la stessa Giovanna si troverà più di una volta ad un bivio.

Ne “La vita bugiarda degli adulti” ritroverete la Napoli già conosciuta ne “L’amica geniale“: la Ferrante riesce a trasportare il lettore nei vicoli, nelle famiglie, nell’atmosfera di questa magica città. I personaggi sono tutti vivi e reali: zia Vittoria è assolutamente concreta, sembra la zia sguaiata che tutti noi abbiamo. Ed è il personaggio che più di tutti mi ha conquistato. Una donna complessa, forte all’apparenza, ma fragile dentro. Mi sarebbe piaciuto un approfondimento su questo personaggio per capirne meglio pensieri e dinamiche. Giovanna, invece, è un personaggio descritto a tutto tondo con la quale è possibile compiere un vero e proprio percorso di crescita. Tutti i personaggi del romanzo non sono perfetti, anzi, sono i classici personaggi di cui nessuno si innamorerebbe. Eppure diventano quasi iconici, proprio per il loro realismo.

Personalmente non l’ho trovato inferiore a “L’amica geniale”. E’ diverso, questo sì. Ma essendo un unico volume (o forse no? chi lo sa!) penso che la Ferrante sia riuscita a concentrare bene il percorso delle due protagoniste. L’unica nota amara è stato il finale: troppo sbrigativo. Penso sia un romanzo che possa piacere a tutti, specialmente agli amanti della buona scrittura! La Ferrante sa scrivere, sa usare le parole e sa creare personaggi indimenticabili!