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La traversata di Lançon sopravvissuto e sfigurato nell’assalto a Charlie Hebdo

Autore: Federica Manzon
Testata: Il Piccolo
Data: 28 febbraio 2020
URL: https://ilpiccolo.gelocal.it/tempo-libero/2020/02/27/news/la-traversata-di-lancon-sopravvissuto-e-sfigurato-nell-assalto-a-charlie-hebdo-1.38526423

In un buon romanzo l’importante non è quasi mai la storia in sé, ma il modo in cui viene raccontata. A fare di un amore tormentato materia romanzesca è Tolstoj, non il fatto che Anna Karenina si sia buttata sotto un treno. A rendere un ragazzino segaiolo il simbolo di un pezzo d’America è il talento di Philip Roth, non certo l’unicità dell’esperienza. Gli esempi sono infiniti e attraversano la storia della letteratura. Eppure ci sono dei rari casi in cui la storia fa la differenza.

È così per “La traversata” il romanzo di Philippe Lançon da poco uscito per le edizioni e/o (460 pp. 19 euro). Un romanzo che è un memoir e una testimonianza quattro anni dopo l’attentato a “Charlie Hebdo”. La mattina del 7 gennaio 2015 Philippe Lançon, collaboratore di “Charlie” e di “Liberation”, deve decidere in quale redazione andare prima. Ha appena scritto una recensione al nuovo libro di Michel Houellebecq “Sottomissione”, in cui si prefigura l’avvento di un governo dell’Islam non violento in tutta la Francia, ipotesi che toglierebbe un bel po’ di libertà ma chi dice che sia un male? Il romanzo di Houellebecq è provocatorio e sofisticato, infiamma il dibattito anche se non l’ha ancora letto quasi nessuno perché esce in libreria quel giorno, il 7 gennaio.

Lançon fa ginnastica, ascolta alla radio un’intervista a Houellebecq e poi prende la bicicletta per recarsi al giornale. Decide di fermarsi prima da “Charlie Hebdo”. Una di quelle scelte accidentali che segnano una vita. Meno di un’ora dopo uomini armati entreranno in redazione e faranno una strage. Dodici morti e undici feriti. Lançon è uno dei sopravvissuti, forse gli attentatori lo credono morto. Quando una collega prenderà dalle sue mani il cellulare per avvisare i genitori dirà: “È vivo. È sfigurato”. I proiettili lo hanno colpito in diverse parti del corpo, soprattutto gli hanno portato via un pezzo di mandibola, le labbra, i denti.

“La traversata” non è un romanzo sull’attentato ma è il diario dei mesi in cui Laçon ha vissuto in una dimensione sospesa: in ospedale, dentro e fuori dalle sale operatorie. In equilibrio tra la persona di prima, con il suo lavoro e le sue relazioni, che non esiste più e la persona che deve ancora diventare. Nella migliore tradizione letteraria francese, questo tempo sospeso diventa un teatro in cui prendono corpo i fantasmi di una vita: gli amori, la letteratura, il giornalismo.

Ma la differenza in questo libro la fa la storia. Negli ospedali dov’è ricoverato, Lançon non è l’unico a dover fare i conti con un sé deturpato, ma è l’unico ad avere guardie armate alla porta. E allora il suo dolore individuale si carica del senso di un’epoca e di un paese, il libro diventa qualcosa di più di una testimonianza di un’odissea ospedaliera. Le sue pagine, in uno strano dialogo implicito con Houellebecq, si interrogano su cos’è diventato il mondo, la Francia, la sinistra intellettuale in un paese dove un giornale anticonformista e fortemente satirico suscitava l’indignazione perbenista di una sinistra mai stata così debole. Qual è il potere della letteratura davanti al male: in una stanza d’ospedale, senza metà del volto, con una vita a brandelli ricordare i libri che abbiamo amato può salvarci? Cosa accade al mestiere del giornalista se da bersaglio diventa vittima? Cosa succede quando le parole dei soccorritori “Questo è morto! Questo è morto!” si sovrappongono alle urla degli assalitori “Allah Akbar! Allah Akbar!” la preghiera diventata grido di morte? E se la libertà cede il passo alla rabbia e allo spavento?

Le risposte stanno forse nel volto minerale e preistorico di Houellebecq che Lançon incontra alla sua prima uscita mondana. Houellebecq che sembra portare su di sé tutta la disperazione del mondo e guardandolo fisso gli dice le parole di Matteo: «Il regno dei cieli è preso a forza e i violenti se ne impadroniscono».