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La figlia maschio

Testata: Il lettore medio
Data: 4 marzo 2020
URL: https://illettoremedio.wordpress.com/2020/03/04/la-figlia-maschio-patrizia-rinaldi/

Quando vedo i polli appesi ai ganci di macelleria, ti penso. Ti sembrerebbe impresentabile. Diresti “impresentabile” calcando la voce sulla prima metà della parola, per non trascurare la erre. Usi impresentabile invece di sconveniente; anche sconveniente con te c’entra poco, in genere ti interessa solo quello che vuoi fare tu.

Il primo romanzo non si scorda mai.

È decisamente positivo il primo approccio alla narrativa di Patrizia Rinaldi, autrice che conosco da tempo soprattutto per le sue opere dedicate ai ragazzi (a tal proposito date un’occhiata alla recensione de La compagnia dei soli pubblicata qualche tempo fa). Il suo “La figlia maschio”, edito da E/O, è un romanzo estremamente interessante per una serie di ragioni. Innanzitutto la tecnica: Patrizia Rinaldi racconta la storia affidandosi a quattro narratori (due maschili, due femminili) che creano immediatamente empatia col lettore regalando quattro versioni della medesima storia completamente differenti. Strettamente legato alla tecnica, l’altro punto di forza del libro: l’approfondimento dei personaggi. I singoli attori in scena hanno sostanza, vissuto, emozioni forti che appassionano il lettore. I dettagli sono sapientemente distribuiti affinché si rispetti l’equilibrio narrativo e venga stimolata continuamente la curiosità del lettore. Dulcis in fundo, il melting pot culturale che caratterizza la storia: un invisibile ponte che collega la Cina, terra di origine di Na (la figlia maschio che dà il titolo dal romanzo) all’Italia e in particolare a due metropoli come Roma e Napoli. Promozione a pieni voti per questo romanzo e parola all’autrice per saperne di più.

La figlia maschio. Come è nato questo romanzo?

Una persona a me cara ha fatto un lungo viaggio in Cina. Mi ha raccontato dell’interprete cinese che l’ha accompagnata: era destinata a essere una bambina fantasma, ma ha avuto la forza e la possibilità di scegliersi un altro futuro.

Dal punto di visto tecnico mi è piaciuta molto la modalità di raccontare la vicenda: quattro punti di vista, completamente diversi e discordanti tra loro. Quanto è stato difficile, ma al contempo stimolante, affidarsi a questa tecnica?

La scrittura a più voci presenta l’occasione di misurarsi con i differenti linguaggi dei protagonisti. Si corre il rischio che alcune voci fagocitino le altre o che non siano sufficientemente differenziate, che il romanzo non mantenga una struttura unitaria. Un romanzo contraddistinto dal contatto fisico: da quello primitivo a quello che caratterizza i momenti di seduzione. Cosa raccontano i corpi di questi personaggi? Raccontano di loro, semplicemente. Felicita ha un corpo che non riconosce più come suo dopo anni e anni di un matrimonio bianco. Marino conserva nella carne soprusi subiti e compiuti. Sergio quasi dimentica il suo corpo, teso com’è verso la contemplazione di quello di Na. Na è anche fisicamente selvatica e segreta.

Il tuo romanzo è quanto mai attuale: sempre più spesso diveniamo cittadini apolidi, con radici affondate in chissà quale terra e abitudini del posto che sovrastano qualsiasi cultura rendendoci figli di una città. Quanta Napoli c’è nel destino di Na?

Avevo pensato di escludere Napoli dal racconto. Non ci sono riuscita. La mia città è comparsa prepotentemente nel finale del romanzo, forse perché nel mio immaginario Napoli ha riconosciuto Na come sua abitante.

Il taglio che hai dato a questa storia è cinematografico. Se domani ti proponessero di sceneggiare “La figlia maschio” a quali attori affideresti i ruoli di Mario e Sergio?

Per scaramanzia non lo dico, anche se lo so bene.

In un’epoca di fenomeni letterari che durano il tempo di un romanzo c’è chi, come te, raggiunge traguardi importanti grazie a una lunga gavetta. Quali suggerimenti vorresti dare a chi vuol intraprendere la carriera di storyteller?

Sono arrivata al mondo editoriale in età matura pur avendo sempre scritto, fin dall’adolescenza. Devo la possibilità di un mestiere sognato in segreto ai premi letterari. Quindi li consiglio: ce ne sono di seri che guardano alle potenzialità dei dattiloscritti presentati e a niente altro. Suggerisco inoltre una cernita attenta tra le agenzie letterarie capaci di riconoscere esordi validi. Raccomando infine una pazienza quasi illimitata e imparare dai no.

Sei al lavoro sul un nuovo romanzo? Ti andrebbe di anticiparci qualcosa?

A marzo uscirà “Hai la mia parola”, un romanzo Young Adult pubblicato dalla casa editrice Sinnos: sto ultimando l’editing. Poi penserò a un nuovo romanzo di Blanca, il mio personaggio seriale: finora ho pubblicato con la casa editrice E/O quattro libri che la vedono protagonista: “Blanca”, “Tre numero imperfetto”, “Rosso Caldo”, “La danza dei veleni”. Blanca sarà anche sugli schermi, la casa di produzione Lux Vide ha acquistato i diritti televisivi e cinematografici della serie noir.