A chi non dimentica. A chi non crede. A chi preferisce non sapere e non vedere. A loro, ma non solo a loro, è rivolto Le Irregolari di Massimo Carlotto, un "romanzo verità" che nasce da una quête, da una ricerca. In Argentina sulle tracce del nonno vissuto per 14 anni in Sud America, Carlotto, che ha alle spalle la storia travagliata di molti giovani della generazione degli anni Settanta, scopre di essere un parente della Presidentessa delle Nonne di Plaza de Mayo.
Le storie di quelle donne, allora, diventano la sua: suoi sono l'amore e il dolore di chi cerca disperatamente migliaia di nipoti nati nei campi di tortura dei militari golpisti, strappati alle madri assassinate e poi consegnati a famiglie di provata fede perché non crescessero comunisti; suo il coraggio con cui le anziane signore affrontano dinieghi, derisioni, manganellate; suo, infine, l'orrore per migliaia e migliaia di storie di desaparecidos che scomparivano a pochi chilometri di distanza dagli stadi in cui il mondo intero celebrava indifferente il rito dei Mondiali di calcio del 1978.
Quel dolore è duro da sopportare, quel ricordo è un fardello che può fare impazzire. Ma le Irregolari sono donne indomite, diventate militanti quasi per sostituire i figli e i nipoti che appartenevano ad una generazione sterminata da una dittatura che ha scientificamente fatto della desapareciòn "il perfezionamento di tutte le tecniche di terrorismo e sterminio mai esistite". Un libro inquietante, quello di Carlotto, a volte perfino pedante nel voler raccontare di nuovo, compiendo il suo " horror tour" per le strade di Buenos Aires, le vicende di ragazzi e ragazze portati via per sempre dalle Ford Falcon dei militari.
Ma forse è solo nominandoli, ricordandoli senza stancarsi, come fanno da anni ogni giovedì le Nonne e le Madri di Plaza de Mayo, che quei giovani possono continuare a vivere. Anche se i responsabili di quel massacro non hanno mai pagato le loro colpe.